Mercedes – La quarta fila in griglia è tutta per loro. Ma George Russell e l’eptatitolato Lewis Hamilton, dopo l’esito della qualificazioni in vista del Gran Premio dell’Arabia Saudita, hanno comunque qualche mugugno che non li rende pienamente soddisfatti e non li porta a intonare un gaudemus pieno. Questo circuito, del resto, porta loro benone, dal momento che lo scorso anno vi raccolsero un quarto (Russell) e quinto (Hamilton) posto. Si comprende bene che l’ego color victoria siempre che dimora in ogni professionista del volante a trecento e più orari imponga quanto meno di essere nel lotto dei pretendenti alla vittoria o dei primi della classe. Russell e Hamilton, però, a giudicare dalle loro impressioni postqualifiche, questa vibrazione, al momento, proprio non la sentono, E, ca va sans dire, se ne dolgono, ognuno a suo modo.

Il mesto canto di Hamilton sette volte re del mondiale di Formula 1 è condensabile in una parola: rimbalzi. Nella sua Mercedes ha avvertito che ve ne siano stati in eccesso, e la cosa gli toglie il sorriso. “E’ stato qualcosa di simile agli anni precedenti – sentenzia al morir delle qualificazioni – ci sono elementi di questa macchina che sono migliorati ma siamo ostacolati dal rimbalzo che abbiamo, dobbiamo risolverlo e sono tre anni di fila che dobbiamo risolvere il problema”. Insomma, il problema è datato e se il presente se lo è portato dietro dal passato, è opportuno che non se lo porti a spasso anche per il futuro del campionato. “Il rimbalzo che abbiamo alle curve 6,7,8,9 e 10 – ha proseguito con dichiarazioni riportate da Gp Blog – che probabilmente ha colpito George, è qualcosa che non sono riusciti a risolvere, abbiamo apportato alcune modifiche durante la notte e stamattina la macchina andava molto meglio, stavo riconquistando fiducia ma poi, quando siamo arrivati alle qualifiche, è sparita di nuovo”.

Cercasi fiducia disperatamente, quindi, per il britannico. Che, per richiamarla in sè, non disdegnerebbe una prestazione sfociante in un podio. Hamilton, però, ha anche un motivo per distendersi in un sorriso e lo trova nel suo compagno di squadra Mercedes Russell, con il quale la corrispondenza d’amorosi motori sembra essere granitica. E, nei suoi toni d’elogio al partner motoristico, vi si respira quasi una carezza da padre a figlio. “George ha fatto un ottimo lavoro – conclude- è molto più a suo agio in macchina, come negli ultimi due anni, direi”. Certo, poi questo non significa che gli venga una smorfia di dolore ogni qualvolta gli capiti di finirgli alle spalle, come è accaduto anche nella prova inaugurale del mondiale 2024 in Bahrein quando Russell è transitato per quinto e lui per settimo. Di sicuro gradirebbe vedere l’ordine invertito al termine della prova di Jeddah. Questione di orgoglio da pilota. Di un pilota che, a trentanove anni compiuti, coltiva ancora con entusiasmo e cura il sogno di approdare alla conquista dell’ottavo mondiale in carriera.

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