Nella prima gara del Mondiale F1 2019 viene ribaltato tutto quanto detto durante i test pre-stagionali: Mercedes dominante (con Bottas), Ferrari in crisi, con Red Bull pronta a cogliere le occasioni.
Ma differenze di performance così notevoli tra monoposto identiche (vedi Mercedes) pongono qualche dubbio sulla “non influenza” nelle prestazioni delle diverse monoposto esercitata dalle gomme Pirelli, sempre più “fattore preponderante” sugli esiti della pista, anche oltre i valori intrinseci delle vetture.

Un risveglio amaro per la Ferrari, dopo le grandi speranze del pre-campionato.
Un risveglio dolce per la Mercedes, che si definisce “stupita” (ma, evidentemente, mandava in scena un “teatrino dissimulatorio”) dalla bontà della performance mostrata dalla W10.
Con in mezzo una Red Bull che si dimostra “sornionamente” pronta a cogliere le occasioni.

Il ritorno in pista della F1 nell’alba italiana (visto il fuso orario) ha mostrato sulla pista di Albert Park tanti colpi di scena.
Da un punto di vista tecnico quasi annichilenti per i rivali della Mercedes. Ma anche all’interno del team delle Frecce d’Argento non tutto, nonostante il dominio, è andato liscio.

Fa infatti scalpore la notevole differenza di performance tra il campione in carica Hamilton ed il “redivivo” Bottas, con il primo insidiato da vicino fino al traguardo dalla Red Bull di Verstappen, ed il secondo dominante fin dal via (e autore del giro più veloce in gara, che da questa stagione darà un punto extra nella classifica mondiale, di ben 1 secondo sotto alla prestazione del primo inseguitore) che ha fatto sempre gara a sé.

Il tutto da ricondurre in buona parte alle nuove Pirelli 2019, siglate con una nomenclatura da C1 a C5 (la prima la più dura, la seconda la più morbida del lotto,con tre mescole selezionate tra queste per ogni diverso Gp) e identificate in pista con i colori Rosso (per la scelta più morbida), Giallo (per la media) e Bianco (per la più dura).

Gomme Pirelli Australia 2019

Gomme che sembrano di ancor più difficile comprensione per le squadre rispetto a quelle 2018, di concezione più “durevole” (per consentire ai piloti di spingere di più eliminando il blistering del passato) e con working range termici più elevati e ampliati (e con ulteriori variazioni regolamentari imposte sulle temperature delle termocoperte rispetto alla scorsa stagione).

Working range termici d’esercizio gamma Pirelli 2019

Questa miscela di fattori sembra aver spiazzato, e non poco, i team, influendo forse più anche dei valori intrinseci delle monoposto sulle loro performance.
Ma in un regime di monofornitura gli pneumatici non dovrebbero essere il più possibile “trasparenti” sulle performance, permettendo di vedere i valori differenti di vetture e piloti in maniera spettacolare e “incontaminata”?

A soffrire tutto ciò più degli altri (ma, sia chiaro, per colpe soprattutto proprie) è stata la Ferrari.
In pista la SF90 mostrava un accentuato sottosterzo nelle ultime curve del tracciato (dove il grip meccanico è preponderante su quello aerodinamico), oltre che a una mancanza di trazione in uscita curva rispetto a Mercedes nonché Red Bull.

Sembrava quasi che le monoposto di Maranello non riuscissero ad “innescare” la giusta finestra termica d’utilizzo degli pneumatici a mescola morbida Rosso C4 e media Giallo C3 (ed il visibile graining potrebbe essere indizio di ciò), mentre, almeno in gara, con la mescola Bianco C2 più dura è sembrata andare meglio e con più costanza nei tempi sul giro (come detto da Mario Isola di Pirelli questa mescola è più “stabile” dal punto di vista del compound).

Sommando a ciò i problemi d’affidabilità della Power Unit del Cavallino sulla vettura di Vettel (non rivelati da Ferrari, ma mostrati da una velocità di punta rispetto ai rivali della Mercedes “crollata” dopo il pit stop del tedesco di ben 10 Km/h), probabilmente a causa d’una defaillance del gruppo turbocompressore, possiamo ben capire come oggi il risultato massimo alla portata degli uomini guidati dal nuovo Team Principal Mattia Binotto fosse il 4° posto.

Possibile che lo schema di cinematismi sospensivi della monoposto di Maranello creata per i 90 anni della Scuderia (soprattutto quello anteriore, almeno visivamente immutato nella concezione  rispetto a quando fu introdotto nel 2017) non si “sposi” con le caratteristiche richieste dalle gomme Pirelli 2019?

Sicuramente nulla è ancora perduto, e mancano tante gare alla fine del Mondiale, ma sarà necessario per Ferrari (ma anche per Hamilton, vista la “paga rimediata oggi dal team mate Bottas) capire al più presto le “esigenze” di setup delle nuove gomme, in modo da farle rendere al meglio.

Inoltre, per Ferrari sarà fondamentale “cambiare passo” nell’approntare gli sviluppi da portare sulle proprie monoposto, elemento sul quale la Scuderia patisce da anni un certo grado d’inferiorità rispetto ai principali competitor.

E l’impressione è che quest’anno l’asticella dei ritmi di sviluppo sia stata settata ancora più in alto, visto quanto fatto da Mercedes (già nella seconda settimana di test con una monoposto pesantemente aggiornata) e Red Bull (che ha schierato per Verstappen una vettura con nuovo telaio e aggiornamenti precedentemente pensati solo per il Gp della Cina, terzo appuntamento del Mondiale) già in Australia.

La Ferrari non è battuta, ma dovrà reagire subito, già tra due settimane nel prossimo Gp del Barhain, se non vorrà “perdere il treno” dei migliori, vanificando già all’alba di questo Mondiale 2019 la sua rincorsa iridata.

 

Di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

 

Scrivi

Formula 1 - Notizie F1, News Auto