Tra il rombo dei motori e il fruscio di una matita sulla carta millimetrata per progettare case o palazzi ha preferito cedere al richiamo del primo. Già, perché Charles Leclerc, mentre era a prendersi un po’ di sole in terra di Sardegna in attesa di ributtarsi nel circus per il Gran Premio d’Olanda, a un tifoso animato dalla curiosità, ha confidato che se non fosse stato impegnato tra gli autodromi avrebbe fatto l’architetto.

Ma, giusto per non dimenticarsi la strada che poi ha scelto, il monegasco ha voluto anche concedersi una gara sui kart. Perché per lui i motori sono un po’ come la sua fidanzata Alexandra Saint Mleux in vacanza con lui: non ne può fare a meno. Donne e motori, il vecchio adagio funziona sempre. Tante gioie, ma anche alcuni dolori legati al fatto di non avere potuto far marciare sinora il cavallino rampante come avrebbe auspicato.

Ai giovani incuriositi a cui si è concesso mettendo al bando ogni aura di divismo, Leclerc ha spiegato che, per cercare di avere successo, dovranno coniugare al meglio tre verbi: sognare, lavorare e divertirsi, Con lui ha funzionato perché , dice intervistato dalla Gazzetta dello Sport, “ho avuto tutto ciò che desideravo dalla vita”. Proprio tutto tutto no, però, confessa subito dopo ricordandosi ancora una volta quale sia la sua professione. “Mi manca – dice con onestà – un titolo mondiale”.

Che, per quest’anno, appare come un aquilone volato ormai troppo lontano in cielo per essere ripreso vista la schiacciante superiorità della Red Bull e segnatamente di Max Verstappen. Ma la Formula Uno insegna che, sfumato un sogno, se ne fa un altro. E quel sogno, anche per il 2024, per Leclerc avrà sempre la stessa sembianza: un titolo iridato.

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