Due storici team della Formula 1 si trovano in difficoltà economica e rischiano un futuro lontano dal circus. Cosa accomuna le crisi di McLaren e Williams?
Durante gli ultimi mesi di pausa forzata, il mondo della Formula 1 ha dovuto fare i conti con una crisi senza precedenti, i cui devastanti effetti cominciano a palesarsi. Tra le peggiori notizie degli ultimi mesi non si possono dimenticare le crisi di liquidità che hanno colpito due storici team del circus: McLaren e Williams.
Il team di Grove versa da tempo in una situazione economica complessa, solo in parte dovuta agli scarsissimi risultati degli ultimi anni. Le voci di una messa in vendita di Williams sono diventate una dura realtà lo scorso 29 maggio, quando il team inglese ha annunciato la fine della partnership con il title sponsor Rokit (che pare vicino a firmare un accordo con Mercedes) e un piano di rifinanziamento che contempla la vendita di una fetta importante delle quote azionarie.
La McLaren è stata invece duramente intaccata dalla pandemia di coronavirus. In verità, il team di Formula 1 non è stato colpito più severamente di altri, ma a preoccupare è la situazione azionaria dell’intero McLaren Group, che opera anche nel settore dell’automotive. La casa britannica si è vista negare un prestito statale di 150 milioni di Sterline, la cui diretta conseguenza sono stati i 1200 licenziamenti (per la maggior parte nel reparto automotive) su 4300 dipendenti. Dopo la notizia che il McLaren Group considera un’opzione realistica la vendita del 30% delle proprie quote, le ultime voci riguardano l’apertura di un contenzioso legale con alcuni azionisti, che hanno rifiutato di effettuare un aumento di capitale stimato intorno ai 280 milioni di Sterline. Nonostante il team di Formula 1 risulti solo lievemente colpito da questa crisi, viene da chiedersi in che modo McLaren riuscirà a rinnovare le proprie strutture, ad esempio la galleria del vento, qualora la vendita delle quote o l’aumento di capitale non dovessero finalizzarsi entro il 17 luglio, data chiave per scoprire il futuro del McLaren Group. Le due situazioni sono molto differenti tra loro, ma non è difficile trovare un punto di contatto tra le crisi di McLaren e Williams. Secondo Dieter Rencken, autorevole firma di Racefans.net, sono due i fattori comuni che hanno decretato queste difficoltà. In primis, il modello di business. Entrambi i team infatti continuano a produrre autonomamente ogni singolo elemento della vettura, una filosofia tanto lodevole quanto controproducente nella F1 moderna, in cui la stretta collaborazione tra team e scuderie clienti svolge un ruolo fondamentale. La causa principale è tuttavia rappresentata dall’iniquita del sistema di bonus “storici” della Formula 1, che non permette a costruttori come Williams e McLaren di competere con i tre top team utilizzando il proprio modello di business. I due team britannici, infatti, dal 2013 hanno riscosso rispettivamente il 7,5% (Williams) e il 30% (McLaren) del totale accumulato da Ferrari, che si aggira intorno agli 800 milioni di dollari. Ancora più raccapricciante è il fatto che metà della griglia (Renault, Racing Point, AlphaTauri, Alfa Sauber e Haas) non abbia ricevuto nemmeno un centesimo di bonus dal 2013, contro le somme faraoniche accumulate dai 3 top team. Questo stesso sistema ha portato alla scomparsa di team come Manor e Caterham e ha causato una situazione economica complessa per più di due terzi dei team sulla griglia, costretti o a divenire clienti/satelliti dei top team o a finire in difficoltà come McLaren, Williams e in un certo senso anche Renault, nata dopo il disfacimento nel 2015 del team Lotus. Non è complesso individuare il responsabile di questa iniquità: il sistema di bonus è infatti un retaggio degli ultimi, disastrosi anni di gestione Ecclestone, ai quali Liberty Media sta cercando frettolosamente di porre rimedio per paura di una possibile implosione del sistema. In questo senso le misure di budget cap e ridistribuzione di bonus sono non solo un mezzo per riavvicinare i team, ma anche una maniera per salvare una Formula 1 bloccata su un modello di business estremamente iniquo. La speranza è che il lavoro di Liberty Media renda finalmente la Formula 1 uno sport più equo e sostenibile con il nuovo Patto della Concordia del 2021. Uno sport attraente per nuovi investitori, nuovi team e nuove case automobilistiche. Altrimenti, il prospetto di perdere le scuderie che hanno scritto la storia della Formula 1 potrebbe diventare una cruda realtà.