Chi ha creduto in una lotta per il titolo tra le due Red Bull è stato riportato alla realtà dalla straordinaria rimonta di Verstappen a Miami.

C’è un’immagine che riassume perfettamente la seconda edizione del GP di Miami, andata in scena lo scorso weekend. Max Verstappen scende dalla macchina dopo i classici festeggiamenti contenuti, tira su la visiera, si china ed indica ai fotografi e alle telecamere il numero 1, che lo accompagna per la seconda stagione consecutiva. Con questo gesto l’olandese ha riaffermato la sua totale consapevolezza di avere questo titolo e questa stagione sotto controllo, e come dargli torto dopo quanto visto in pista tra venerdì e domenica. Il campione del mondo è stato fenomenale a resettare dopo l’errore e la sfortuna del Q3, quando ha dovuto abortire il primo tentativo per un lungo in Curva 7 e non ha potuto realizzare un tempo a causa della bandiera rossa provocata da Charles Leclerc, dando vita ad una rimonta sensazionale in gara.

Tra i tanti sconfitti del weekend di Miami, in cui soprattutto la Ferrari ha deluso profondamente, quello che ha subito la batosta più grande non può che essere Sergio Pérez. Il messicano non ha mai dato la sensazione di essere al livello dell’olandese per tutto il weekend, ma è stato bravo a capitalizzare l’unico errore commesso dal compagno di box in un weekend altrimenti perfetto. In gara, però, non c’è stata partita: Verstappen ha mantenuto un ritmo insostenibile per l’unico rivale alla vittoria, sorpassandolo a dieci giri dal termine grazie anche al vantaggio della gomma più morbida. Proprio l’utilizzo e la gestione delle gomme da parte dei due piloti ha fatto la differenza in questa gara: mentre Pérez ha faticato nel primo stint sulle medie e nel secondo è stato molto incostante, l’olandese ha mantenuto le dure in perfetto stato per 45 giri, facendo segnare tempi simili o più rapidi nonostante i venti giri di differenza in favore del compagno di squadra.

Nel confronto tra i due piloti della Red Bull, la gara di Miami ha mostrato lo stesso pattern di quelle dello scorso anno: Verstappen riesce ad interpretare e gestire molto meglio le gomme e quindi ad essere più costante nei tempi sul giro rispetto al compagno di squadra, che da una tornata all’altra è assai incostante. Come rivelato da Christian Horner, Pérez ha conservato troppo la gomma media nei primi giri, mentre Verstappen riusciva a guadagnare costantemente su di lui nonostante il traffico e gli pneumatici duri. Dopo la sosta, il messicano non è riuscito a sfruttare il vantaggio di una gomma hard di 20 tornate più fresca, alternando tempi simili ad altri inferiori a quelli dell’olandese: tra ventesimo e il quarantacinquesimo giro, la porzione decisiva del Gran Premio, Pérez ha girato tra l’1:30.897 e l’1:32.314 con una media di 1:31.540, mentre Verstappen tra l’1:30.988 e l’1:32.484 con una media di 1:31.608. Una differenza troppo piccola per permettere al messicano di creare un gap significativo in vista della sosta dell’olandese, che con gomme più fresche e morbide ha fatto un sol boccone del compagno di squadra.

Anche in termini di guida, la differenza tra i due piloti è troppo grande per permettere a Pérez di rappresentare un rivale credibile nell’arco di una stagione. Mentre Verstappen è un pilota eccellente in tutte le aree, straordinario in particolare nelle curve veloci, il messicano riesce a competere con il compagno di squadra solo sui circuiti caratterizzati da lunghe e numerose zone di trazione, dove eccelle grazie alla sua grande sensibilità nell’interpretare il grip fornito dal posteriore. Proprio per questo Pérez è andato così forte a Baku, dove ha meritato di portare a casa l’intera posta in palio. A Miami, però, l’olandese ha fatto la differenza nel primo settore (soprattutto tra Curva 4-5-6), caratterizzato da tante curve di medio-alta velocità, mentre Pérez non ha sfigurato nel secondo e nel terzo settore.

Foto: Oracle Red Bull Racing/Twitter

Adesso, però, arriveranno sfide ben più complesse per il messicano: Imola è un tracciato chiaramente più adatto alle caratteristiche di Verstappen, così come Barcellona. In mezzo a questa tripletta di gare c’è Monaco, dove lo scorso anno Pérez batté Verstappen e vinse grazie ad un controverso incidente in Qualifica e al suicidio strategico della Ferrari in gara. Il tracciato cittadino rappresenta forse l’ultima occasione per il numero 11, prima di una lunga estate su circuiti classici o semipermanenti che, come emerso a Miami sembrano giocare a favore del campione del mondo. Come accaduto a Gedda, l’unica speranza per Pérez potrebbe risiedere in problemi di affidabilità, nella sfortuna o in errori del compagno di squadra. Ma contro un Verstappen come quello visto in Florida sembrano esserci davvero poche speranze.

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