F1 Ancora una volta la gestione gara da parte della Ferrari ha fatto parecchio discutere (per non utilizzare un altro termine), dando vita ad un infiammato debriefing.

La scuderia di Maranello è riuscita nella non semplice impresa di dilapidare una quasi scontata doppietta attraverso una strategia a dir poco scellerata.
Ma andiamo ad analizzare nel dettaglio quanto accaduto durante il Gran Premio di Gran Bretagna.
La prima parte di gara vede un ravvicinato scontro tra Sainz, Verstappen e Leclerc, con l’olandese che, sfruttando un errore di Sainz, riesce a portarsi in testa alla corsa. Ma proprio quando Max sembra poter allungare sul duo ferrarista, ecco che un detrito s’infila beffardamente sotto il fondo della RB18, costringendo il campione del mondo ad un pit stop d’emergenza (col quale, comunque, non riuscirà a risolvere il problema, che lo costringerà ad un’anonima gara nelle retrovie).

Eliminato il pericolo Verstappen, la Ferrari si ritrova dunque a dover amministrare il Gran Premio con le due proprie vetture davanti a tutti e con un buon margine su Hamilton, primo inseguitore.
La situazione inizia però a farsi critica quando la superiorità in termini di velocità di Leclerc (per altro con un’ala danneggiata) rispetto a Sainz diventa evidente, costringendo il muretto Ferrari a prendere una importante decisione: far passare Leclerc allontanando lo spauracchio Hamilton (diventato nel frattempo sempre più ingombrante negli specchietti delle rosse), o concedere a Sainz la possibilità di lottare per la sua prima vittoria?
Dopo lunghi giri di vano attendismo, gli uomini di Maranello provano a sbrogliare la matassa richiamando Sainz ai box e lasciando strada libera a Leclerc. Il problema si ripropone però nuovamente quando Leclerc, effettuato il suo pit, si ritrova ancora una volta negli scarichi del compagno di squadra. E finalmente, dopo aver prima fatto perdere una notevole quantità di secondi al monegasco e aver addirittura azzardato un “you are free to fight” ai due piloti, dal box arriva l’ordine di scuderia nei confronti di Sainz.
Ecco, già in questa occasione possiamo cogliere un paio di interessanti spunti: che cosa sarebbe successo se al posto di Sainz e Leclerc ci fossero stati i due piloti della Red Bull? Di certo il comportamento indeciso della Ferrari ha avuto i soli effetti di aggiungere pressione su un già poco tranquillo Carlos Sainz e di rallentare Leclerc. Una situazione figlia della mancanza di una chiara guida all’interno della squadra, nel box così come in pista, dove la figura di un primo pilota è fondamentale per un team che vuole lottare per il titolo iridato.
Veniamo ora all’episodio clou del Gran Premio: la safety car causata da Esteban Ocon.
La situazione vede Leclerc saldo in prima posizione, seguito da Sainz e Hamilton. I giri alla fine sono circa una decina, e tutti i piloti di testa decidono di rientrare per montare gomme nuove. Tutti tranne il povero Leclerc, lasciato fuori dal suo team con una scelta strategica assurda.
Il risultato è che alla ripartenza dopo la Safety Car la situazione è la seguente: Leclerc in testa con un’ala anteriore mezza rotta, gomme dure usate e che per di più faticano ad entrare in temperatura, chiamato a difendersi dall’attacco di Sainz, Perez, Hamilton, Alonso e Norris, tutti con gomme morbide nuove.
Il monegasco prova in tutti i modi a difendersi, e attraverso manovre pazzesche (un sorpasso ai danni di Hamilton alla Copse che rimarrà nella storia di questo sport) e una resistenza degna del miglior Gilles Villeneuve, contribuisce comunque a rendere possibile la prima vittoria in carriera di Carlos Sainz.
La gara di Charles viene però ancora una volta demolita dalla decisione folle e priva di logica di un muretto che si conferma inadatto agli alti livelli, giustificato in maniera dir poco imbarazzante dalle dichiarazioni post-gara di Mattia Binotto, per altro sconfessate dai dati telemetrici.
Se la Ferrari ha ancora una qualche chance di competere per il mondiale (la premessa è doverosa dati i recenti avvenimenti), essa è riposta solo e unicamente nelle mani di Charles Leclerc. Un pilota che in più di un’occasione ha dimostrato di appartenere a quella stessa categoria nella quale rientrano Lewis Hamilton e Max Verstappen, ma che in questo momento si trova a dover combattere contro la sua stessa squadra, prima ancora che contro gli avversari.
Che si tratti di un deliberato sabotaggio ai danni del pilota monegasco non è chiaramente plausibile. Quello che è certo, però, è che appare francamente difficoltoso capire il perché di così tanti e fragorosi errori da parte degli uomini della Rossa (da non dimenticare anche il clamoroso strafalcione del Gran Premio di Monaco).
Guardando in prospettiva, sembra difficile intravedere un futuro in discesa per la Ferrari, con Sainz sempre più vicino a Leclerc in classifica (non certo per meriti suoi) e che di conseguenza sarà ancora più difficile da relegare a seconda guida.
Come si comporterà ora il grande capo Mattia Binotto? La scena di Leclerc redarguito subito dopo la gara dal suo Team Principal non ha alcuna giustificazione, se non quella di un uomo che prova con autorità a riprendere il timone di una scuderia quasi allo sbando, nella quale una parte del box sta ancora festeggiando la vittoria di tappa inglese, mentre l’altra, forse, si sta accorgendo che il titolo mondiale sta pian pianino sfuggendo di mano.
La domanda che sorge ora spontanea è: quanto tempo ancora saprà nascondere la sua frustrazione Charles Leclerc?

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