Sull’Autódromo Hermanos Rodríguez va in scena una battaglia spietata. Il buono, il brutto e il cattivo si sfidano senza esclusioni di colpi, alla fine in Messico la spunta il numero 1 della Mercedes.

Il buono, Charles Leclerc, parte al palo. Il cavallo della Ferrari (finalmente sbrigliato) sfrutta bene la pole position, dalla terminologia ippica anglosassone le partenze in prossimità del palo, e lascia scornarsi Hamilton e Verstappen alle sue spalle. Il toro olandese della Red Bull, inviperito dopo la revoca del tempo più veloce delle qualifiche, non ci sta e cerca subito una furiosa rimonta in Messico.

Dopo un sorpasso tanto bello quanto pericoloso, Max il cattivo, subisce la punizione divina e barcolla su tre ruote per una beffarda foratura. L’olandese poteva attendere un momento migliore per sopravanzare Bottas. Il tracciato messicano non è l’angusta Montecarlo e, con un po’ di pazienza, Verstappen avrebbe potuto anche vincere la corsa, nonostante tutto. Valtteri Bottas, dal canto suo, forse indispettito dall’atteggiamento avuto da Max nelle qualifiche, gli richiude la porta in faccia sul rettilineo e bye-bye ai sogni di gloria del “cattivo”. Il massimo che può ottenere a quel punto è una misera sesta posizione ricca di rimpianti.

HamiltonE “il brutto” cosa fa? Hamilton vince in tutti i modi possibili ed inimmaginabili. Gestisce la mescola con intelligenza e strategia (non sua, ma del magistrale muretto Mercedes) e domina con una W10 non perfetta, che in Messico poteva soffrire l’aria rarefatta delle alture di Città del Messico. L’anglo-caraibico è un vero “hammer” e tiene a debita distanza Vettel e le correnti Bottas/Leclerc con gomme fresche. Lewis graffia la centesima vittoria della Mercedes ed entra sempre più nella storia della stella e della Formula 1.

Ritornando a Charles “il buono”, ancora un po’ ingenuo, chiude il GP del Messico in quarta posizione, dichiarando nel post gara che deve imparare ad aiutare il muretto Ferrari con indicazioni precise sulla strategia. La colpa non è sua, ma il monegasco dimostra di avere la stoffa del leader che ha sempre fame di imparare. Si affida alla squadra e ci mancherebbe (Hamilton viene ancora supportato in tutto dal team), Charles è solo al suo secondo anno di Formula 1 ed è già a quota 7 pole in stagione. Nel campionato 2019 Leclerc può essere solo raggiunto, ma non superato da Hamilton e Bottas, scattati dalla prima casella quattro volte a testa. Due vittorie sono troppo poche per il suo talento, ma in Bahrein Charles è stato abbandonato sul più bello dal motore, in Austria ha perso la leadership all’ultimo respiro, a Monaco, Singapore, Sochi e Città del Messico è stato condizionato da scelte strategiche della Ferrari che non lo hanno premiato.

LeclercLe ultime corse dovranno aiutare la Ferrari a fare chiarezza su quale è l’obiettivo della prossima stagione. Se il team italiano vuole realmente battere la Mercedes, non basterà il talento dei piloti. Il Messico ha dimostrato ancora una volta che i problemi principali della Ferrari non risiedono nell’incapacità dei due alfieri del Cavallino. Leclerc e Vettel rappresentano un valore aggiunto per la Rossa, che dovrà migliorare sotto il profilo della gestione dell’intero weekend di gara e delle strategie al muretto box. Il buono, il brutto e il cattivo ci hanno fatto divertire in Messico, appuntamento tra una settimane in Texas dove Lewis Hamilton aspetta solo la sua sesta incoronazione.

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