Per certi versi, la stagione 2017 della Ferrari mostra alcune analogie con quella 1985. Ripercorriamone i parallelismi. 

In lizza per il Mondiale Piloti fino a poco più di metà stagione, e poi tante battute d’arresto a seguito di problemi d’affidabilità (colposa ma legata a doppio filo anche a concause sfortunate).

Se non vi fosse impressa sopra la data del 2017, sembrerebbe quasi di rivivere l’annata 1985, dove i sogni di gloria della Scuderia e di Michele Alboreto furono infranti dalla morìa dei propulsori turbo Ferrari.

Due trame simili, anche se con importanti differenze. Ma andiamo per ordine.

Per la stagione F.1 ’85 la Ferrari introdusse il modello 156-85, prima vettura che non vedeva tra i nomi dei capi progetto quello dell’Ing. Forghieri, di cui prese il posto l’Ing. Harvey Postlethwaite.

Mantenendo alcuni dei precedenti elementi (struttura telaio e geometrie sospensive) della 126 C4, furono apportate importanti modifiche evolutive, sia in campo aerodinamico (l’adozione della carrozzeria posteriore “a coca-cola”, figlia dei concetti espressi da Barnard, all’epoca in McLaren), sia in quello motoristico (nuovo layout di masse radianti e, soprattutto, scarichi, non più collocati in alto, come nei precedenti turbo Ferrari anni ’80, ma portati in basso insieme alle due turbine, con i condotti d’aspirazione collocati sopra la “V” ampia (120°) del 6 cilindri turbocompresso.

E proprio le turbine furono la “croce e delizia” che segnò irrimediabilmente le ambizioni di successo iridato della Rossa di Alboreto.

L’andamento dei fatti occorsi, attraverso il corso degli anni, s’è ammantata di mistero frammisto a “leggenda”.

In breve: ufficialmente, per la seconda parte del campionato, nel tentativo di fronteggiare le prestazioni della McLaren di Prost, equipaggiata dal turbo TAG-Porsche, in Ferrari si decise d’adottare un propulsore rivisto nella fluidodinamica interna. Proprio all’indomani del bel successo di Alboreto e della 156-85 in “casa del nemico” tedesco (sul circuito “corto” del Nurburgring).

Ma dopo un terzo e quarto posto, rispettivamente in Austria e Olanda, iniziò per il Michele e la Rossa “nazionali” un autentico calvario: 13^ a Monza, dovettero poi ritirarsi nei successivi, ultimi, 4 appuntamenti del mondiale, lasciando l’iride a Prost con la McLaren.

Improvvisamente le pompe di recupero dell’olio iniziarono a manifestare grossi problemi di funzionamento, e con esse le due turbine, fornite dalla tedesca KKK.

Proprio al riguardo, anni dopo, Alboreto raccontò ai cronisti un succoso aneddoto.
Dopo il successo in terra tedesca, improvvisamente iniziarono i problemi con l’affidabilità dei turbocompressori KKK.
La stessa azienda equipaggiava anche i propulsori TAG-Porsche della McLaren di Ron Dennis, abile “amministratore” degli “intrighi di palazzo”.

Questo fece nascere pesanti dubbi nel Drake che, nonostante i controlli qualità interni non avessero mostrato criticità, iniziò a sospettare pesantemente che l’azienda tedesca favorisse, con forniture qualitativamente migliori e più performanti il motorista connazionale.

Al che, col suo proverbiale carattere senza compromessi, Ferrari “tuonò” che si sarebbe dovuti passare alle turbine dell’americana Garrett (che oggi, inglobata all’interno della multinazionale Honeywell, continua a fornire i gruppi turbocompressore F.1 alla Scuderia di Maranello. Quando si dice che la storia ritorna…).

Ma un lavoro così ingente, soprattutto in un momento così delicato della stagione, ed in un lasso di tempo tanto breve, non avrebbe portato a buoni esiti per la Ferrari, che pagò pesantemente in termini affidabilistici l’affrettata implementazione della soluzione.

Vedremo se la storia avrà, come sempre, insegnato qualcosa ai posteri: sembrerebbe di sì, visto che la Scuderia Ferrari ha rafforzato le misure di controllo qualità sui fornitori esterni mettendo a capo della funzione la spagnola Maria Mendoza, fino a ieri a capo del team Supplier Quality Powertrain EMEA di FCA.

In attesa di positivi riscontri già dal prossimo appuntamento iridato della Formula Uno in quel di Austin, Texas, teatro del 17° Gp stagionale.

Dove Vettel e la Ferrari vogliono mantenere ancora acceso il seppur flebile “lumicino” delle speranze mondiali.

 

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

 

 

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