Con un Mondiale F1 che prende la via (forse definitiva) di Stoccarda, sponda Mercedes, la Ferrari rimedia in Spagna una cocente delusione.
La SF90 si arrende anche alla Red Bull: tanti i problemi, tecnici e di gestione del team, che tanto fanno tornare in mente l’infausta stagione 2016. E quella 1991…

Quinta doppietta in 5 gare. Mercedes riscrive la storia e si appresta a dominare, ancor più che in passato, la stagione 2019 di Formula 1.
Fa da contraltare una Ferrari con evidenti problemi tecnici, che dopo la “grande illusione” dei test pre-stagionali è passata alla “grande delusione” del ritrovarsi anche dietro alla Red Bull motorizzata Honda.

Tanti i problemi della monoposto di Maranello, e non solo di tipo tecnico.
La SF90, a dispetto di una Power Unit al top (e il risultato odierno della Haas lo dimostra), mostra un telaio altamente deficitario, che mostra tutti i suoi limiti soprattutto nel lento, dove conta più il grip meccanico.

Nelle curve lente e tortuose del terzo settore del circuito di Catalunia (che, probabilmente e purtroppo, nel 2020 saluterà la F1), la monoposto del Cavallino mostrava un enorme sottosterzo e una trazione carente.

Il tutto dovuto a due macro-problemi: una sospensione anteriore troppo “canonica” e meno raffinata rispetto alle soluzioni idrauliche più evolute dei competitor (che penalizza l’inserimento dell’anteriore in curva), e, conseguenza probabile del primo aspetto, una scarsa comprensione degli pneumatici Pirelli 2019, con una notevole difficoltà nel portare nella corretta finestra di temperatura anteriore e posteriore (anteriore che si surriscalda per scivolamento nel lento, posteriore che si raffredda e non rimane in temperatura nell’arco del giro, generando mancanza di trazione e grip).

Problema che si assomma ad un concetto d’aerodinamica anteriore (ala che cerca l’outwash laterale) forse errato per lo sfruttamento corretto degli pneumatici e per generare un livello di carico aerodinamico complessivo superiore (e la controprova sarebbe l’andamento dell’Alfa Romeo, figlia dello stesso concetto).

Scelte totalmente opposte a quelle della dominante Mercedes, che oltretutto sembra aver definitivamente sistemato i problemi con le gomme grazie a sospensione idraulica evoluta (nuove le geometrie del telaio 2019) e ad un retrotreno posteriore “auto-sterzante” (introdotto già da fine 2018) che regala alla W10, nonostante la lunghezza complessiva maggiore di tutto il Circus, un’agilità sul lento invidiata anche da Red Bull, proverbialmente al top in quest’ambito.

Ma, come si diceva, quello tecnico non sembra l’unico aspetto attualmente deficitario della Ferrari.
Un muretto strategicamente “lento” nel prendere decisioni (come avvenuto oggi con la gestione delle posizioni tra Vettel e Leclerc), e un Mattia Binotto, ottimo tecnico motorista, forse inadatto nella veste di Direttore Tecnico della Scuderia e ancor più a disagio come Team Principal. Troppe cariche nelle mani della stessa persona (come diceva pure il mitico Ing. Forghieri).
E una vettura forse troppo “motorecentrica”, a discapito delle altre aree della vettura (tutto l’opposto rispetto ad un’altra stagione finita malissimo, quella 2014).

Già nei prossimi giorni i test Pirelli sullo stesso circuito spagnolo potrebbero fornire alla Ferrari un’opportunità di capire i problemi e sperimentare quelle soluzioni necessarie per raddrizzare una stagione iniziata malissimo, anche per lavorare già in chiave 2020.

Perché lo spettro infausto degli anni bui 2016 e, soprattutto, 1991, sembra più d’un brutto pensiero…

 

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

 

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