Il fragore mediatico che negli scorsi mesi ha investito la Red Bull in seguito alla vicenda budget cap ha avuto importanti ripercussioni.

I sospetti sulla regolarità dell’operato Red Bull durante il 2021 sono diventati realtà in seguito al comunicato diramato dalla FIA, gettando inevitabili ombre anche su quanto fatto durante il 2022.

Le tensioni fra team e le battaglie politiche scaturite da questa vicenda hanno portato l’intero circus a vivere gli ultimi mesi del 2022 attorniati da un clima caldo e spinoso.

Ma oltre ad aver perso parte della sua credibilità agli occhi di competitor e pubblico, Red Bull si è negli ultimi mesi macchiata anche di un episodio piuttosto controverso inerente sempre al budget cap.

Per far fronte alle norme imposte dal regolamento finanziario (che a partire dal 2021 obbliga i team a rispettare un tetto di spese per la stagione), la scuderia austriaca ha deciso di licenziare ben 154 dipendenti durante il biennio 2020-2021. Una cifra decisamente ragguardevole, specie se paragonata ai soli 59 licenziamenti ad opera di Mercedes. Il numero di dipendenti attualmente presenti a Brackley supera di 300 unità quello degli austriaci, mediamente pagati di più dalla propria proprietà: si parla infatti di uno stipendio medio annuale di 142.000 sterline per gli uomini Red Bull, a differenza delle 109.000 sterline percepite mediamente da un dipendente Mercedes.

A partire dal 2023, la cifra massima spendibile da un team di Formula 1 durante la stagione sarà di 135 milioni di dollari, ben 5 in meno rispetto allo scorso anno. Cifra all’interno della quale, proprio come nel 2022, non verranno comunque conteggiati gli stipendi dei piloti e dei tre dipendenti più pagati.

Chissà se i 7 milioni di dollari di multa comminati a Red Bull in seguito allo sforamento del budget cap (uniti ad una riduzione del 10% delle ore spendibili in galleria del vento per il 2023) saranno stati una punizione giusta per quanto commesso dalla scuderia austriaca…

Scrivi

Formula 1 - Notizie F1, News Auto