Con la vittoria di Bottas in Giappone è arrivato il sesto alloro dei costruttori per il team di Brackley. Uno strapotere tecnico ed umano difficile da ripetere quello della Mercedes.

Il Gran Premio del Giappone targato 2019 ha consegnato alla Mercedes il sesto titolo costruttori consecutivo. L’imbattibilità del team di Brackley nell’era ibrida è tornato ai livelli del primo triennio di questa nuova generazione di monoposto, con i conti che sono stati chiusi quando al termine della stagione mancano ancora ben quattro appuntamenti. La W10 ha ritrovato l’incredibile superiorità degli anni in cui Lewis Hamilton e Nico Rosberg si giocavano il mondiale in casa, stracciando la concorrenza nella prima parte dell’anno.

Dopo la pausa estiva è invece cambiato qualcosa, con la Ferrari che da Spa in poi ha infilato cinque pole position in altrettante qualifiche, con tre vittorie tra il Belgio e Singapore. La Russia ed il Giappone hanno però espresso quanto sia ancora marcata la forza delle frecce d’argento, in grado di trionfare anche quando la situazione è complicata al via contro una macchina apparentemente superiore. Il Cavallino ci ha chiaramente messo del suo con errori dei piloti, strategigi o di affidabilità, cose in cui la Mercedes è maledettamente perfetta e che gli permettono sempre di portare a casa il colpaccio. Il successo odierno di Valtteri Bottas è stato perentorio, consegnando il mondiale ai suoi uomini. Il culmine di una casa costruttrice che sta segnando un’epoca, una storia che merita di essere raccontata.

La Mercedes è rientrata in Formula 1 nel 2010, acquistando la Brawn GP campione del mondo in carica e scegliendo Rosberg e Michael Schumacher come piloti titolari. Gli inizi sono complicati: nell’anno del debutto arrivano solo tre podi, tutti terzi posti ottenuti da Nico che occupa il gradino più basso del podio in Malesia, Cina e Gran Bretagna. I test invernali del 2011 sono molto positivi, ma in stagione è una totale sofferenza. Non arriva neanche un podio ed il ritardo dai top team Red Bull, McLaren e Ferrari è abissale. Si cresce nel 2012, con Rosberg che ottiene la prima pole seguita dalla vittoria proprio a Shanghai, chiudendo secondo a Monaco pochi mesi dopo. La seconda parte del campionato è terribile a causa di un eccessivo degrado delle gomme e sviluppi che non funzionano, ma il Kaiser di Kerpen ritrova almeno il terzo posto a Valencia.

Nel 2013 la rivoluzione, con Hamilton che arriva in sostituzione di Schumacher. La crescita è evidente, con il britannico che trionfa in Ungheria, mentre Rosberg fa proprie Monaco e Silverstone. Alla fine della stagione arriva un buon secondo posto tra i costruttori, ma probabilmente nessuno si sarebbe aspettato quello che accadde dal 2014 in poi. In quell’anno subentrarono infatti le power unit, cambiamento epocale per il circus iridato. L’inizio vede immediatamente le frecce d’argento dominare la scena, vincendo le prime sei gare in stagione. A fine anno Hamilton batterà Rosberg ad Abu Dhabi tornando al mondiale, mentre gli avversari sono costretti a leccare le briciole con sole tre vittorie lasciate a Daniel Ricciardo.

La stessa storia si ripete nelle due annate successive. Lewis si conferma iridato nel 2015, per poi cedere lo scettro al compagno di squadra la stagione seguente. Proprio il 2016 è stato forse il campionato più dominato nella storia, con la W07 che totalizza 19 vittorie su 21 gare disputate. Roba da far paura. Un altro grande cambiamento per quanto riguarda i regolamenti arriva nel 2017, dove le monoposto vengono rese ben più veloci da ali e gomme più larghe. La storia cambia nettamente, con la Ferrari e Sebastian Vettel che restano in testa al mondiale fino al Gran Premio d’Italia. A Monza, Hamilton e Bottas vincono rifilando oltre mezzo minuto al ferrarista, costretto a cedere la vetta proprio al britannico. Il crash di Singapore ed i problemi seguenti di affidabilità faranno il resto, con Lewis che chiude i conti in Messico con due gare d’anticipo.

La Scuderia di Maranello è ancora più forte nel 2018, probabilmente la stagione migliore di Re Lewis. La Mercedes appare spesso un gradino sotto alla Ferrari, ma i miracoli del britannico lo portano a diverse vittorie incredibili come quella in rimonta in Germania. Proprio ad Hockenheim piomba nell’oscurità Seb, che commettendo un grave errore permette la fuga iridata al rivale. Le frecce d’argento tornano imprendibili grazie alla nuova sospensione da Singapore in poi ed ancora una volta la lotta mondiale termina con due appuntamenti ancora da disputare. Poco da dire sul 2019, un’annata finita probabilmente già prima di arrivare in Spagna. La Mercedes è troppo più forte e totalizza otto vittorie in altrettante gare ad inizio anno. Ferrari e Red Bull vengono fuori in seguito, ma ormai è troppo tardi. Toto Wolff ha portato la casa di Stoccarda ad eguagliare i sei mondiali costruttori consecutivi della Ferrari tra il 1999 ed il 2004, mentre sarà un record il sesto piloti consecutivo per una stessa squadra. Sportivamente va fatto un grande applauso per il grande lavoro di questo team, che in pochi anni si è ricostruito ed è diventata una vetta quasi insormontabile da scalare per la concorrenza.

 

 

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