Dal 2006 in poi il Cavallino ha ingoiato diversi bocconi amari, con campioni del mondo del calibro di Alonso e Vettel costretti a lasciare il team senza aver vinto un mondiale. La Ferrari del post-Schumacher ha rappresentato un grande fiasco.

La Ferrari e Sebastian Vettel hanno ufficializzato il proprio divorzio al termine del 2020, al termine di quella che sarà la sesta stagione del tedesco al volante della rossa. Una decisione che arriva dopo molte indiscrezioni, le quali avevano preparato al peggio gli amanti del quattro volte campione del mondo. La notizia sta già dividendo i tifosi sui social, con i lovers e gli haters di Seb che stanno entrando in conflitto cercando di avvalorare le proprie tesi sulla carriera del pilota di Heppenheim. Dopo Fernando Alonso nel 2014, anche un altro campione del mondo lascerà la rossa dopo aver fallito l’assalto al mondiale, a testimonianza del fatto che la Ferrari del post-Schumacher sia stata un fiasco completo.

L’addio di sua maestà Michael Schumacher al mondo della rossa è datato 2006, ma da allora sono arrivati soltanto tre titoli mondiali: nel 2007 sia il costruttori che il piloti con Kimi Raikkonen, mentre l’anno dopo ancora l’iride a squadre. La cosa va analizzata correttamente, in quanto sia la F2007 che la F2008 erano monoposto figlie dei regolamenti in vigore ai tempi del Kaiser, per cui non dei banchi di prova così affidabili. Dopo l’addio di Jean Todt, a dirigere il team nel ruolo di team principal è arrivato Stefano Domenicali, che appunto nel 2008 porta a casa subito un titolo costruttori.

Il primo esame è rappresentato dal mondiale 2009, con la coppia formata da Raikkonen e Felipe Massa che viene riconfermata. Da affrontare ci sono dei regolamenti totalmente nuovi ed il flop della Ferrari F60 è clamoroso. Soltanto il finlandese ottiene una vittoria in Belgio, mentre per la prima volta dal 1993 la rossa non fa sua neanche una pole position. A fine anno viene ufficializzato l’ingaggio di Alonso che andrà a rimpiazzare il finlandese. Lo spagnolo affronterà con il Cavallino ben cinque stagioni, dal 2010 al 2014, andando in due occasioni vicinissimo al mondiale.

Al primo anno ottiene ben cinque successi, nonostante una monoposto nettamente inferiore alla Red Bull di Sebastian Vettel. Ad Abu Dhabi, un clamoroso errore del muretto consegnerà il titolo al tedesco, il quale dominerà senza rivali anche il campionato successivo. Nel 2012 il duello sarà più serrato, con i miracoli dello spagnolo che terranno aperti i conti fino all’appuntamento finale in Brasile. Anche in quel caso, Fernando dovrà arrendersi al tedesco, che nel 2013 raggiungerà il suo quarto titolo. Nel 2014 la Ferrari è praticamente inesistente, cosa che porta l’iberico a sposare il progetto della McLarenHonda per il futuro.

I tempi sono maturi per l’arrivo di Vettel, incaricato di risollevare la Ferrari da un’epoca post-Schumacher pressochè disastrosa. Il tedesco arriva e l’entusiasmo si tramuta subito in ottimi risultati. Arrivano tre vittorie in Malesia, in Ungheria ed a Singapore, contro un’armata Mercedes quasi impossibile da scalfire. Il grande inizio non trova conferme del futuro più immediato, visto che il 2016 si rivela un’annata terribile a causa di una macchina poco competitiva. Nel 2017 i nuovi regolamenti permettono alla Ferrari di produrre una SF70-H velocissima sui tracciati medio-lenti, che tengono un grande Vettel in testa alla classifica fino a Monza. Il crollo di affidabilità nella trasferta asiatica consegna il titolo a Lewis Hamilton, ma la strada imboccata è quella giusta.

Il 2018 viene vissuto sul dualismo tra il britannico ed il ferrarista, ma quest’ultimo crolla sotto il peso della tensione. Gravi errori come quelli di Hockenheim, Monza e nel finale di campionato permettono alla Mercedes di prendere il largo e di chiudere i conti con due gare di anticipo, segnando l’inesorabile calo psicologico di Sebastian. La stagione successiva è caratterizzata dall’arrivo del rampante Charles Leclerc, che concluderà il campionato con un bilancio nettamente favorevole rispetto al quattro volte campione del mondo. Tutto ciò porterà all’inevitabile divorzio confermato proprio in queste ore, che segna un ulteriore tassello negativo nell’era Ferrari post-Schumacher. Ora starà proprio al monegasco cercare di ridare nuova linfa alla Scuderia, a patto che il lavoro del team trovi una stabilità ed imbocchi la direzione giusta, in vista del cambio di regolamenti che arriverà nel prossimo futuro.

 

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