Nel fine settimana di Singapore, Max Verstappen è tornato nell’occhio del ciclone, questa volta però non per questioni riguardanti la pista, quanto per la diatriba a distanza con la Federazione Internazionale.
Lo scontro era iniziato già nella giornata di venerdì, quando la FIA ha inflitto all’olandese una punizione ai servizi sociali per aver usato una parolaccia per descrivere la sua Red Bull nelle qualifiche in Azerbaigian durante la conferenza stampa ufficiale del giovedì.
Tuttavia la questione non è finita qui, dato che nella conferenza stampa post qualifica del Gran Premio di Singapore, le risposte date al conduttore Tom Clarkson, e dopo agli altri media, sono state brevi e sommarie.
In seguito Max ha avvertito i giornalisti che avrebbe risposto alle loro domande all’esterno, iniziando a condurre una sezione ad hoc, per poi essere richiamato dal delegato FIA per i media Roman De Lauw sui suoi obblighi riguardanti le interviste televisive.
Alla domanda se il suo comportamento nella conferenza stampa dei primi tre fosse di protesta, il tre volte campione del mondo ha risposto: “Beh, trovo ridicolo quello che è successo, quindi perché dovrei dare risposte esaurienti? È molto facile che si possa incorrere in una multa o in qualche tipo di sanzione, quindi preferisco non parlare molto, dire la mia”.
Per quanto riguarda il motivo per cui ritiene che la FIA gli abbia ordinato di svolgere un lavoro di pubblica utilità, Verstappen non ha usato mezzi termini: “Perché vogliono creare un precedente. In passato hanno ricevuto avvertimenti o una piccola multa. Ora, con me, hanno voluto dare un esempio ancora più grande, credo, il che per me è un po’ strano, ovviamente”.
“Non ho imprecato contro nessuno in particolare, ho solo detto una cosa sulla mia auto e loro, voglio dire, sì… è nel codice, gli steward devono seguirlo. Non gli voglio dare la colpa, perché ho avuto una bella con gli chiacchierata con loro. Devono solo seguire il codice del libro. Penso che siano abbastanza comprensivi, ma è difficile anche per loro”.
A una domanda in merito al fatto che nel ventunesimo secolo una persona non sia in grado di esprimere le proprie emozioni e i propri sentimenti in modo onesto, ha aggiunto: “Non ovunque al giorno d’oggi”.
“Penso che quello che ho detto non sia stato poi così male. Certo, capisco se la si rivolge a qualcuno. Penso che sia una cosa negativa. Certo, le emozioni possono aver preso il sopravvento. Non va bene lo stesso. Lo capisco ma, come ho detto, ho ritenuto ridicolo quello che mi è stato dato”.