Avvenuta la ristrutturazione in Ferrari, oggi è arrivata l’ammissione di Mattia Binotto secondo cui egli non è più il direttore tecnico del team.

Siamo all’alba di una nuova era, per la Ferrari. Dalla scorsa settimana infatti, dopo 4 anni, è stata ufficializzata la fine della struttura orizzontale del team, voluta da Sergio Marchionne. Una decisione, un dietrofront a dire il vero, che sancisce il ritorno ad una struttura tecnica piramidale, come accade in tutti i team di F1.
Di fatto, la Ferrari non sarà più “la Ferrari di tutti”, realizzata in modo corale, ma sarà una Ferrari in cui ogni reparto avrà un responsabile. Tutti questi reparti poi, saranno coordinati dalla nuova area “Performance development” guidata da Enrico Cardile che diventa in qualche modo il responsabile tecnico del team. Per questo, duqnue, Mattia Binotto non è più il direttore tecnico della Scuderia Ferrari.

Lo stesso Binotto ha ribadito e spiegato al meglio questo concetto nel corso di un intervista rilasciata alla TV Tedesca, a margine del Gran Premio di Gran Bretagna.

Ferrari

“Non sono più il direttore tecnico, ora sono solo il team principal”, ha dichiarato Mattia.
Parole, queste, mirate a sottolineare come le sue mansioni siano ormai limitate al solo ruolo di team principal, tralasciando la parte tecnica.

Una scelta saggia, quella del tecnico nativo di Losanna che, con questi cambiamenti ha attuato un “rimpasto” all’interno della GeS, utilizzando gli stessi uomini solamente in posizioni e/o con competenze differenti.

Nel corso dell’intervista, Mattia ha anche fatto riferimento alle parole di John Elkann, uscite in settimana con una intervista alla Gazzetta dello Sport. Parole secono cui la Rossa non tornerà alla vittoria prima del 2022.
Sulla questione, il team principal del Cavallino ha dichiarato che il team farà di tutto per riuscire a tornare a vincere prima del 2022.

In chiusura, Mattia Binotto ha ammesso che il team la volontà di guardarsi intorno per poter fare degli innesti nell’organico del team.
Innesti che, giocoforza, non dovranno basarsi sul passaporto dei nuovi tecnici ma solamente sul loro background e sulla loro esperienza.
Una condizione, di fatto, fondamentale per poter dare nuova linfa ad un team caduto in basso come mai, negli ultimi 25 anni, era accaduto a Maranello.

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