In una gara dove la sorte, come in tante altre occasioni, arride ad Hamilton, in Ferrari esplode il caso tra Vettel e Leclerc, con il tedesco che dovrà giustificare al team la “rottura del patto” escogitato per la partenza.

Da un possibile 1-2 a un terzo e non qualificato. La Ferrari incassa un boccone amaro a Sochi, dove la Ferrari aveva mostrato un passo velocissimo su una pista dove, fino a qualche gara fa, avrebbe dovuto soffrire pesantemente.

Ma forse il boccone più amaro da ingoiare è stato quello dovuto al “peccato originale” del via.
La Ferrari aveva pianificato una strategia di scie tra Leclerc, che partiva in pole, e Vettel, terzo in griglia (dopo l’ennesima qualifica dove, pur con macchina più rapida, s’era fatto beffare da Hamilton), con il monegasco che doveva “tirare” il compagno tedesco per permettergli di sopravanzare l’inglese della Mercedes.

Strategia necessaria anche perché in qualifica il tedesco della Ferrari, nonostante una vettura superiore sul giro secco, non era riuscito a tenersi dietro la Mercedes di Hamilton (come fatto brillantemente dal 21enne compagno monegasco), andando a migliorare il suo secondo tentativo di qualifica solo nel terzo settore del tracciato, e peggiorando i suoi tempi rispetto al T1 e T2 del suo giro precedente (come già accaduto a Singapore. Segno che al momento la sua fase di qualifica non è all’altezza degli altri top drivers).

L’effetto scia, che sul tracciato russo ha un effetto molto importante allo start, ha permesso a Vettel di portarsi direttamente in testa, superando il compagno che, secondo i piani, si era tenuto sulla parte sinistra del tracciato senza chiudere, come sarebbe stato legittimo, la traiettoria al centro-destra della pista (coprendosi così anche da un eventuale attacco di Hamilton).

Questo ha portato il muretto, subito dopo, a richiedere lo scambio di posizioni.
Ma Vettel, in maniera discutibile, non osserva le indicazioni e inizia a tirare furiosamente per approfittare dell’aria libera davanti per accumulare vantaggio su Leclerc (che, come da lui dichiarato a fine gara, nei primi giri ravvicinati al team-mate aveva degradato le sue gomme Soft).

In seguito la Scuderia decide quindi di effettuare lo scambio di posizioni ai box, organizzando un undercut pro Leclerc (ma “smarcando” di fatto Hamilton).
Scambio di posizioni poi vanificato dal problema alla MGU-K della SF90 di Vettel, che lo ha costretto a fermare la vettura in pista (con un possibile rischio di scossa elettrica), innescando così la Virtual Safety Car che ha permesso ad Hamilton di effettuare il suo pit risparmiando molti secondi e ritrovandosi “miracolosamente” in testa.

In Ferrari hanno poi “tentato l’azzardo” (come espressamente chiesto da Leclerc) rischiando un secondo posto quasi certo per provare a “vincere nuovamente” la gara, ma su una pista come quella di Sochi (e come sulla precedente Singapore) superare in aria sporca è impossibile già dopo soli due giri in scia.

Ma quanto accaduto potrebbe lasciare ulteriori e pesanti strascichi sui futuri equilibri della Scuderia.
Perché, in situazioni dove occorre recuperare un gap tecnico (che, checché se ne dica, Mercedes ancora mantiene in determinate circostanze), lavorare insieme e con reciproca fiducia rimane condicio sine qua non.

Dovrà quindi fare gli “straordinari” il Team Principal Mattia Binotto per ricucire lo strappo e riportare il team a spingere “all’unisono”, magari andando a rimembrare alcuni episodi simili già accaduti nel passato Ferrari (Pironi-Villeneuve ad Imola ’82 e Mansell-Prost all’Estoril ’90 su tutti).

Visti anche i problemi d’affidabilità, che oggi come in vari momenti della stagione hanno privato le Rosse di alcune vittorie quasi certe.

Di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe )

 

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