È trascorsa una settimana, il glamour luccicante del Principato si avvicina e nasconderà la ruggine. Non sarà esploso nessun pneumatico ma il caso Pirelli ha lasciato un solco negli appassionati ben più profondo del tanto discusso blistering.

Il conto da pagare per una Formula 1 sempre più concepita come business show che si specchia in un’immagine idealizzata. In questo mondo conta ancora il tifoso? L’appassionato assiste ad uno spettacolo protetto da involucri impenetrabili, umanamente distaccato, corso su asfalti nuovi che stravolgono principi e regolamenti.

“Lavoriamo prima di tutto sulla sicurezza e poi ovviamente sulla performance: questi sono i nostri due driver”. Così, Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato di Pirelli, ha chiosato all’assemblea degli azionisti di Pirelli & C. S.p.A..

Tutti sogniamo sicurezza e libertà, ma se è certo che la libertà senza sicurezza è fragile, la sicurezza senza libertà è oppressiva, come un on-board camera 2018 con al centro l’enorme halo. 

Molto prima della guerra dialettica tra i Team Principals, quando ancora i semafori dovevano accendersi nell’infuocata domenica di Montmelò, Maurizio Arrivabene ha dichiarato:

“Voglio precisare che non è nello stile né nel DNA Ferrari di lamentarsi. Detto questo, c’è solo una precisazione: una cosa è essere consultati, un’altra essere informati. Noi siamo stati informati, non consultati.”

La questione centrale attiene proprio alla tempistica. A campionato iniziato, la Pirelli ha comunicato di aver deciso per un cambio gomme in tre appuntamenti mondiali, per cercare di minimizzare il fenomeno blistering, esploso nei test di Barcellona di marzo.

Un asfalto nuovo può mettere a dura prova gli pneumatici, creando delle bolle d’aria che, esplodendo ad alte temperature, portano al distaccamento di pezzi di gomma (cosiddetto blistering). Riducendo il battistrada, la temperatura cala e il fenomeno tende a ridimensionarsi.

Durante i test invernali l’auto che più ha sofferto dell’effetto blistering è stata, indubbiamente, la Mercedes W09. L’effetto mediatico che ne è conseguito, è stato dirompente. Ciò non toglie che l’asfalto di Montmelò, probabilmente, diventerà un fattore di discordia e sposterà equilibri anche in altre discipline.

Le gomme controverse, con spessore inferiore di 0,4mm, usciranno dalle termocoperte in altri due importanti appuntamenti stagionali, ovvero Silverstone e al Paul Ricard. Questi tracciati storici, così come accaduto per il Montmelò, hanno subito delle importanti modifiche, essendo stati riasfaltati per la stagione 2018. Ovviamente le modifiche dei tracciati non sono state volute da Pirelli che, di questo casino, avrebbe fatto serenamente a meno.

Il dominio Mercedes in Catalogna ha riacceso, però, polemiche sul noioso spettacolo di gare a senso unico, senza sorpassi dove, a fare da vero battistrada, è la noia. L’agonica domenica catalana Di Vettel ha risvegliato un popolo stanco di vedere una Formula 1 scontata e fin troppo tecnica.

Persino i piloti sono diventati nostalgici e hanno palesato malessere sulla prevedibilità della F1 moderna. C’è chi i dubbi li ha manifestati sull’arcobaleno di mescole Pirelli e chiesto garanzie sull’uso specifico della gomma hypersoft, andando almeno ad aumentare rischi e prestazioni sul giro secco.

In un mondo sempre più social, i tifosi del Circus hanno nuovamente rivisto andare in onda, invece, quel copione già scritto che ha caratterizzato gli ultimi anni della Formula 1.

Vettel ha assolto poi Pirelli ed escluso, nei test successivi al Gp di Barcellona, che siano state le basse temperature a stravolgere la performance della SF71-H:

“No, non credo sia stata una questione di caldo o freddo. Non abbiamo ancora disputato una gara super-calda, e in Cina, che è stata piuttosto fredda, è andata bene. Come ho detto, le temperature non hanno fatto la differenza”.

La buona fede della Pirelli, che ha agito per la sicurezza, è fuori discussione; certificata da immagini e dichiarazioni degli attori protagonisti. Gli unici arbitri di un mondiale sono e rimarranno i piloti.

La mancata consultazione e la tempistica rimangono due fattori discutibili, sicché se la decisione fosse stata presa in Australia, un caso Pirelli non sarebbe neppure esploso.

In una F1 così rigorosa la forma conta quanto la sostanza: tre gare in condizioni diverse di gomma rischiano di attribuire punti determinanti in un’ottica mondiale.

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