L’esclusione di Maurizio Arrivabene dal team arrivata questa sera e l’annuncio di Binotto che lo sostituirà non cambiano alcune considerazioni sulle stagioni passate e su quella 2019.

Ci aspetta una nuova stagione di F1 con tutte le incognite che come sempre aspettano tifosi ed addetti ai lavori; questa volta nessuna lettera della Ferrari arrivata in FIA come regalo di Natale a chieder lumi su qualche componente, nessuna sorpresa quindi da parte delle squadre, semmai qualcuna dai responsabili di Liberty Media che vogliono mischiare le carte al venerdì con le gomme, ma di questo parleremo in separata sede; in un inverno del genere ci si aspetta che tutti abbiano lavorato a testa bassa per migliorare, e questo accade sempre bisogna dire, sono dei professionisti e in fabbrica staranno dando tutti il massimo; qualcun altro però, dovrebbe lavorare non tanto nella factory ma sulle proprie capacità e mi riferisco soprattutto a Vettel, già le polemiche del 2018 sono state abbastanza fastidiose per il 4 volte campione del mondo che si è spesso svincolato dalle critiche affermando che la Ferrari ‘non era nettamente superiore’ di fronte a queste parole in molti si sono chiesti a cosa è servito ingaggiarlo e la provocazione ha infatti colto nel segno, se si assume un driver vincente ci si aspetta che questo abbia un rendimento sopra della norma ma non solo, ci si aspetta che, sotto pressione, non perda il controllo della sua performance ed anzi la renda più intensa ed efficace, i veri campioni sono così, cavalli di razza, ed è proprio ciò che è mancato al pilota Ferrari. E’ interessante, in questo contesto, analizzare le prestazioni di Vettel ed Hamilton degli ultimi 2 anni e mentre lo facciamo dobbiamo ricordare una cosa fondamentale, sia nel 2017 che nel 2018 il Tedesco è partito a razzo mettendosi al comando della classifica iridata. Ecco i piazzamenti nelle 2 stagioni

Nel 2017 Vettel si è portato al comando con uno start stagionale di tutto rispetto 3 vittorie e 3 secondi posti nelle prime 6 gare, dopo il GP del Belgio la classifica era a suo favore con un vantaggio di 7 punti, ma nel GP successivo, a Monza, Hamilton si portò davanti fino a vincere il titolo; Vettel e la squadra hanno retto alla pressione ed allo sviluppo contro la corazzata Mercedes per 12 gare su 20.
Nel 2018 la situazione è stata la stessa però il termine temporale della rimonta di Hamilton è arrivato più presto, 8 punti di vantaggio dopo il GP in Inghilterra e uno zero in Germania, 10 gare su 21 sono state quelle in cui pilota e scuderia sono stati in vantaggio.
Il punto è che Vettel dal 2017 al 2018 non è migliorato come rendimento-gara mentre il suo rivale ha fatto ciò che deve fare un atleta, aumentare la prestazione, infatti la media punti a gara di Vettel è stata di 15.85 nel 2017 e 15.23 nel 2018, una piccola variazione involutiva ma trascurabile mentre Hamilton è passato dalla media di 18.15 del 2017 a 19.42 del 2018, un miglioramento di 1.27 punti a gara che moltiplicato per le 21 gare arriva ad oltre 26 punti in stagione; c’è da considerare inoltre che non ha mai segnato uno zero nel 2017 mentre nel 2018 in un GP non è andato a punti compensando questo con la sua miglior prestazione.

LE SECONDE GUIDE E IL CAMBIO DI RAIKKONEN DI CUI AVEVAMO PARLATO IN TEMPI NON SOSPETTI

Se guardiamo a fondo questi numeri e li relazioniamo all’uso, perché di questo si tratta, che è stato fatto di Bottas, possiamo affermare che forse i punti aggiuntivi sono arrivati dalla gestione del 2° pilota, tuttavia è chi va in vettura che deve far risultato e se la media di Vettel in questi due anni è stata di circa 15 punti sarà difficile possa migliorare perché forse è questo il livello della sua performance, o forse è questo il livello di tutto il team; ora dobbiamo precisare che Raikkonen non ha svolto di certo il ruolo che è toccato a Bottas, Kimi è un campione del mondo ed ha un carattere molto particolare non gli si poteva chiedere di tenere lo stesso comportamento del suo connazionale, una cosa è aiutare a vincere il proprio compagno, un’altra è ostacolare gli altri; Raikkonen è forse uno dei driver più corretti della storia e non avrebbe mai accettato un ruolo del genere; è per questo che avevamo auspicato la sua sostituzione già dalla metà del 2017, quando era palese che per battere Hamilton bisognava giocare allo stesso gioco.
Il punto è che Leclerc non si comporterà in pista come Valtteri ed anzi cercherà fin da subito di essere lui il leader, dimostra un carattere e personalità, ha un manager che conosce bene il mondo delle corse, il figlio di Todt, Nicolas il quale non vorrà certo ‘bruciare’ il suo giovane rampollo con comportamenti poco sportivi in gara, anzi c’è da scommettere che se dopo le prime qualifiche dovesse star davanti a Vettel, reclamerà il diritto di potersi giocare la vittoria finale, mentre in Mercedes si fregheranno le mani per la gioia. Tuttavia non è da sottovalutare il monegasco, che potrebbe fare qualche sorpresa…
Ed ecco perché tutti sono in attesa della tanto agognata macchina super vincente, la schiaccia-sassi siderale che dovrebbe regolare la corazzata Mercedes, senza gestione piloti, senza pressioni sulla federazione, senza migliorare la performance dei piloti, senza strategie vincenti in gara, senza ‘gestire’ la Pirelli, insomma la pura superiorità meccanica ed elettronica, ma ai giorni nostri non è così che funziona la F1…

Marco Asfalto

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