Luigi Mazzola è uno che di corse ne sa. Più di venti anni passati tra le fila degli ingegneri Ferrari con ruoli prestigiosi gli sono valsi una certa esperienza, in Formula 1.
Perciò, ha tutte le carte in regola per escogitare la ricetta giusta per rilanciare la Formula 1 e incentivare la competizione al vertice che negli ultimi anni è mancata.
L’aspetto umano della competizione
La soluzione è a portata di mano: semplificare le auto e renderle meno costose: “Togliere il peso dell’importanza della macchina e aumentare il peso dell’importanza del pilota”. Perché agli spettatori, alla “massa”, come la chiama l’ingegnere, interessa poco la macchina in quanto capolavoro ingegneristico: quello che vogliono è la competizione, le battaglie tra i piloti, l’uomo che porta al limite la macchina sotto il suo controllo. Insomma, bisogna ridare importanza all’ “aspetto umano”, l’unico che attira il pubblico: della macchina, afferma senza troppi giri di parole Mazzola, “non ce ne può frega’ de meno”.
Ma come si ottiene tutto questo? Come si trasforma la Formula 1 da una competizione da costruttori a una “da assemblatori, da garagisti”?
Ingegneri al centro
La strada maestra dev’essere quella della creatività. Gli ingegneri devono poter dare libero sfogo a tutta la loro inventiva, trovando soluzioni innovative ai problemi prestazionali. Ma soprattutto è necessario permettere loro di poter attuare queste soluzioni, di poter modificare, anche sostanzialmente, le auto durante i weekend di gara, senza rinchiuderle nel parc fermé a fine qualifiche (“da fuori di testa”). E perché non reintrodurre i test? Permettendo alle scuderie di condurre test continuativi nel corso della stagione, si otterrebbe un duplice vantaggio: da un lato l’abbattimento, o quantomeno la diluizione, dei costi di sviluppo e dall’altro l’incremento della competitività, poiché in questo modo le squadre che a inizio anno non sono riuscite a sviluppare un pacchetto competitivo hanno maggiori possibilità di recuperare terreno nel corso dell’anno.
Ridurre il carico aerodinamico
Un altro passaggio necessario è il ridimensionamento della tecnologia sulle auto: “Per non ammazzare del tutto la Formula 1, vuol dire che dobbiamo dar via della tecnologia”. L’ingegnere si auspica di ottenere così anche una riduzione generale dei costi, che verrebbe incentivata dalla riduzione dell’impatto, sia economico che prestazionale, dei motori e da una progettazione non più fondata su uno sviluppo aerodinamico così raffinato. A questo proposito, Mazzola si dice scettico sul nuovo regolamento del 2022, che definisce “già obsoleto”, perché: “Se le nuove regole andranno a mantenere i livelli di carico aerodinamico che ci sono adesso non cambia niente. […] Tira via 1500 kg di carico aerodinamico e lascia 1000 cavalli, poi prova a tornare sull’arrabbiata” ha affermato l’ingegnere riferendosi alla facilità con cui le monoposto effettuavano le curve più insidiose del Mugello. Così si otterrebbero anche spazi di frenata più lunghi, maggiore spazio di manovra per tentare i sorpassi e, chissà, l’eliminazione del tanto odiato DRS. E per quei 1000 cavalli, niente di meglio che procurarsi le power unit da fornitori esterni, tagliando tutti i costi annessi di ricerca e sviluppo, in una Formula 1 del futuro che l’ingegnere non si stupirebbe di vedere senza costruttori.
Capitolo gomme
Poi c’è la spinosa questione degli pneumatici. Alla situazione attuale, sostiene Mazzola: “Se esci dalla traiettoria, sei fottuto”. Gomme troppo morbide e troppo “delicate” non consentono ai piloti di tentare traiettorie troppo ardite, di uscire dal corridoio “pulito” della pista per azzardare sorpassi poco ortodossi. Bisognerebbe dunque creare le condizioni per allontanarsi dalla traiettoria ideale senza preoccuparsi troppo dei detriti di gomma che tappezzano la pista nelle zone meno battute. Nei circuiti dove si impiegano gomme più dure, fa notare l’ingegnere, questo problema ha già un impatto significativamente minore, perciò quella è la direzione da seguire, a prescindere dalla presenza di un unico o molteplici fornitori.
Insomma, nella Formula 1 ideale di Mazzola, i piloti hanno macchine più difficili da guidare e più essenziali a livello progettuale. Tutto questo nell’ottica da un lato di rimettere il pilota al centro, permettendo anche a giovani senza ingenti disponibilità economiche alle spalle di avere una chance nella massima serie, dall’altro di spronare l’inventiva degli ingegneri che possono effettivamente mettere le mani su un prodotto meno “impacchettato”. Il ritiro annunciato da Honda come fornitore ufficiale di power unit al termine del 2021 non è un buon segnale secondo l’ingegnere, anzi rientra nel quadro di una mancanza generale di appeal di cui soffre la Formula 1 di oggi.
Intervista integrale Video il Rilancio della Formula 1