F1 – Dopo le sanzioni sancite durante il GP d’Austria alcuni protagonisti del passato e del presente hanno detto il loro punto di vista.

F1 , oggi.
Sei il pilota che attacca, stai andando più forte del tuo avversario e gli arrivi sotto. Iniziano le turbolenze dell’effetto scia della vettura che ti precede, si surriscaldano le gomme, i freni. Hai un motore che deve durare un terzo di campionato allora ti allontani, prendi aria fresca e ci riprovi.
Sei il campione che deve difendersi, devi stare attento a non cambiare troppo traiettoria perchè potresti raccogliere dello sporco dalla pista o prenderti una sanzione per troppi cambi di traiettoria. Potresti avere una mescola di svantaggio e in più, quando il tuo avversario si avvicina, può sfruttare il DRS e affiancarti ancor prima della staccata.

Ma ci sono gare che per un motivo o per l’altro fanno scattare la scintilla ai top gun dell’automobilismo per tentare il sorpasso, in ogni curva, all’esterno, all’interno, sul cordolo, sulla sabbia, ruotate…ma ecco che i commissari, come accaduto durante il Gran Premio d’Austria, penalizzano duelli come quello tra Norris e Perez e quello tra lo stesso messicano e Leclerc.
Nei giorni successivi alla gara alcuni protagonisti del presente e del passato del motorsport hanno detto la loro su quanto quanto accaduto.

La Red Bull non ha ovviamente digerito le sanzioni inflitte al pilota messicano: “Per me si è trattato di un incidente di gara”, quanto dichiarato da Chris Horner. “Un normale ruota a ruota ma queste sono le corse di F1 : se si comminano queste sanzioni, il rischio è che un pilota possa intenzionalmente farsi buttare a bordo pista e poi chiedere una sanzione”.



Negli anni di Riccardo Patrese i giudizi erano ben diversi rispetto agli attuali: “Mi sforzo di ricordare qualche episodio negli anni in cui ho corso io in F1 , quindi dalla fine dei Settanta a inizio dei Novanta, contatti che possano aver creato dei pericoli e non me ne vengono in mente. Piuttosto ho bene presente che cosa accadde a me nel 1992 all’Estoril, in occasione del GP del Portogallo con Gerhard Berger”, allora pilota McLaren-Honda.

“Mi fece volare letteralmente in aria con la mia Williams, non segnalando il proprio ingresso ai box. Se ne discusse al meeting della gara successiva ma non vennero presi provvedimenti perché non c’era una regola e in quasi trent’anni la Fia non ha sentito l’esigenza di scriverla”. Sulle dinamiche delle manovre manovre viste allo Spielberg circuit l’ex pilota padovano non ha dubbi: “Chi è davanti ha diritto di scegliersi la traiettoria, fosse avanti anche solo di mezza macchina. L’eventuale rivale che vuole passare all’esterno, si prende un rischio e se vede che non c’è spazio deve necessariamente alzare il piede e riprovarci, anche perché bisogna tenere presente che naturalmente dal punto di corda si scivola verso l’esterno”. Per Patrese i duelli erano corretti perché esisteva un “codice d’onore” tra i piloti: “Se facevi qualche sgarro, sapevi che poi te l’avrebbero fatto pagare”.

Secondo l’ex pilota Ferrari Ivan Capelli una possibile causa può nascondersi nel percorso di formazione dei piloti di questa generazione, molto legati al simulatore: “Fa perdere i riferimenti che si hanno sulle macchine reali”.

Per il team principal della scuderia vicentina Prema (Formula 2 e Formula 3) non serve fare polemica, anzi: “Il nostro Dennis Hauger ha vinto gara 1 di F.3 e chiuso le altre due sul podio senza prendere alcuna penalità riguardante il superamento dei limiti di pista”.

F1 Giancarlo Minardo



L’ex costruttore Giancarlo Minardi e attuale Presidente del circuito di Imola vede un’unica soluzione: Il giudice unico: “In uno sport altamente professionale come questo, è necessario che ci sia uniformità di giudizio. Le penalità che sono state comminate in Austria sono state esagerate perché il regolamento non è stato scritto bene e così, qualcuno si butta dentro anche se non c’è spazio e spera in Dio”.

E per concludere le dichiarazioni, forse, più vicine agli occhi dei tifosi sono quelle rilasciate da Gunther Steiner, team principal della Haas. Occorre trovare il giusto compromesso tra show e sicurezza e anche le sanzioni dovrebbero essere legate al rischio: “Se non è un rischio per la sicurezza, perché punire?”

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