Il circuito russo di Sochi, campo di battaglia per il 16° appuntamento del campionato di Formula1 2018, si mostra ostico e di difficile interpretazione.
Molti cambi di direzione a 90° gradi e molti rettilinei lunghissimi si alternano lungo tutto il percorso e creano confusione tra le scelte di settaggio che i team dovranno affrontare.
Prediligere la deportanza, oppure, con due dei rettilinei più lunghi del mondiale, difendersi dagli avversari riducendo il carico aerodinamico?
La decisione non è semplice e come sempre ci aiutiamo con i fatti e con i numeri per cercare una risposta più precisa.
La velocità media in curva è di 148kmh e il tempo dedicato da parte dei piloti ad affrontare i cambi di direzione è di 44 secondi su un totale di 93. (Misurazioni effettuate sul giro del pole man 2017 Sebastian Vettel)
La percentuale di tempo che interessa le vetture durante i tratti curvilinei Sale di conseguenza al 47% e risulta seconda solo a quella del circuito di Singapore, dove la necessità di deportanza era elevatissima. (48%)
Ricordiamo per completezza le percentuali di Monza e dell’Ungheria, rispettivamente del 34% e del 44%, per fornire il quadro completo riguardo all’analisi in corso.
Con l’intenzione di aumentare le informazioni riguardo al dato appena fornito per la pista di Sochi, includiamo anche i grafici che seguono: il primo che esprime il raggio di curvatura dei cambi di direzione e il secondo riguardante la lunghezza media dei rettilinei.
Curve molto lunghe e strette (ben 12 con un raggio di curvatura di 30 metri) sono seguite da rettilinei prevalentemente brevi. Il tracciato russo assume i connotati di una pista da grandi accelerazioni dove è possibile sacrificare parte della velocità di punta per privilegiare invece la stabilità all’uscita dei tratti curvilinei. Potrebbero essere visibili appendici alari con maggiore incidenza e maggiori inarcamenti.
Purtroppo, quanto detto non può che penalizzare l’incremento di resistenza aerodinamica per i tratti più veloci. Ricordando la presenza di due rettifili di oltre 1100 metri, le auto dovranno essere in grado di difendersi dagli attacchi degli inseguitori in scia. Ricordando di quanto descritto nell’ultimo articolo di tecnica della scorsa settiamana (AL SEGUENTE LINK) l’effetto della scia può regalare fino al 5-6% di potenza “virtuale” a chi insegue .
Inoltre, proprio come evidenzia il primo grafico mostrato, sfruttare la deportanza è molto complicato quando le curve sono molto strette visto che non solo dipende dal tipo di ala montata sull’auto, ma anche e prevalentemente dalla velocità del flusso.
Equilibrare la lentezza delle monoposto su cambi di direzione particolarmente stretti richiederebbe l’uso di alettoni fino troppo aggressivi per poi spingere sui rettilinei con accelerazioni e velocità adeguate.
Già nel 2017 Mercedes e Ferrari hanno sposato la precedente filosofia mostrando profili alari posteriori particolarmente scarichi.
Un carico maggiore potrebbe essere previsto sulle vetture che invece inseguono le auto delle due scuderie di testa. Il motivo potrebbe essere molto semplice: dotate di motori meno preformanti, dovranno cercare di recuperare nella zona più guidata della pista. Questo spingerà la RedBull e altre squadre a dotare le proprio macchine di profili più inarcati e aggressivi. Proprio nel 2017 è stato possibile notare questa scelta.
Un altro motivo potrebbe inoltre essere legato a quanto affermato sulla scia: solo il primo non avrà a disposizione questo utile fenomeno fisico, al contrario di tutti gli accodati che invece sapranno di poter sfruttare questa preziosa agevolazione.
Aumentare la resistenza aerodinamica per privilegiare la parte guidata della pista, sapendo che le altre vetture forniranno un aiuto in termini di potenza “virtuale” ottenibile dal gioco delle scie, potrebbe indurre i team a scegliere profili con carico maggiore.
Sochi diventa in conclusione una pista a carico medio, ma proprio per la sua duplice faccia, grazie a due lunghissimi rettilinei, regala differenti interpretazioni per i team che potranno variare la loro strategia e giocarsi eventuali assi nella manica. Staremo a vedere: il weekend di gara è alle porte e, come sempre, non vediamo l’ora che inizi lo show.
A presto dall’ing. Alberto Aimar