Formula 1 – I team si sono espressi riguardo alla particolare organizzazione dello scorso gran premio e ne sono emerse opinioni contrastanti, tra chi ha accolto favorevolmente l’assenza del venerdì di libere e chi ritiene che in questo modo si avvantaggino ulteriormente le scuderie con maggiori disponibilità di risorse.

Nell’ultimo GP di Formula 1 Ad Imola si è visto qualcosa di insolito. Date le difficoltà logistiche di spostare su strada tutto il circus da Portimao all’Emilia-Romagna (2500 km) in tempo per le prove di venerdì, si è deciso di annullare le prime due sessioni di libere. Le macchine sono scese in pista solo al sabato, dove hanno condotto un’unica sessione di prove libere seguita dalle qualifiche. Il pubblico, quantomeno quello televisivo, ha accolto di buon grado questa rivoluzione, attratto dalla speranza che il format anomalo potesse rimescolare le carte in tavola e dare adito a una competizione più accesa al vertice. Tuttavia, il risultato è stato sempre lo stesso: vittoria Hamilton e 1-2 Mercedes. Quindi viene da chiedersi: avere meno tempo a disposizione per testare le monoposto in pista può davvero contribuire a ridimensionare la forbice prestazionale tra le scuderie?

Horner

Riduzione del carico di lavoro

Intanto, secondo Christian Horner, team principal Red Bull, sarebbe un’opzione auspicabile anche solo per ridurre il carico di lavoro di meccanici e membri del team: con 23 gare previste per l’anno prossimo, che potrebbero salire a 25 in futuro, lo staff opera sempre più al limite delle proprie possibilità. “23 gare sono tante per i piloti”, ha dichiarato Horner. “Per non parlare dei meccanici. Viaggiano in giro per il mondo in condizioni tutt’altro che ottimali rispetto agli altri. Arrivano al circuito di lunedì e ci rimangono per una settimana, il che significa 23 settimane all’anno lontani da casa. Siamo al limite delle nostre capacità, abbiamo quasi bisogno di un secondo team.”

Anche Toto Wolff si è detto entusiasta delle nuove disposizioni: “Mi piace molto, è più compatto”, ha detto riferendosi al format di Imola. “Serve grande versatilità e bisogna fare in modo che la macchina sia pronta fin dal primo minuto. Non c’è molto tempo per analizzare i dati e lavorare al simulatore nella notte. In questo senso, è una novità e mi piace”, ha affermato il team principal Mercedes, che ormai sembra alla ricerca di nuove sfide per la sua scuderia sempre più imbattibile. Ma la riduzione del tempo in pista favorirebbe davvero le scuderie più svantaggiate?

Ferrari Mercedes Silverstone

Performance più equilibrate?

È opinione comune che togliendo ai team con maggiori risorse la possibilità di estrarre il 100% dalle vetture, si possa contribuire a ricompattare la griglia. Dave Robson, responsabile prestazioni della Williams, non è d’accordo: “Difficile esprimersi prima di aver collaudato più volte questa formula, ma soprattutto quando ci sono scuderie più grandi e più piccole e non tutti operano con gli stessi budget, credo che giochi a favore di chi dispone di risorse più corpose”, sostiene Robson. “Con meno tempo su pista a disposizione, loro hanno tempo e soldi da destinare all’uso del dinamometro e di altri strumenti per ottenere, infine, una simulazione più accurata. Magari hanno un simulatore e un altro pilota ben pagato che guida parallelamente a quelli in pista, poi hanno più personale e più potere computazionale per analizzare i dati in poco tempo.”

“Preferiremmo avere del tempo in pista” ha concluso. “Sarebbe meglio per noi perché ci aiuta a compensare le risorse di cui non disponiamo. Perciò non credo che favorisca la competizione.” In effetti, il divario nei tempi rilevato nello scorso gran premio sembrerebbe dare ragione al responsabile performance della Williams. Ad Imola, il gap tra Mercedes e la più veloce delle non-Mercedes era dello 0,77%, in linea con la media stagionale. Il gap con i primi delle retrovie era dell’1,2%, un dato più alto di quello dei tre weekend precedenti.

Spalti vuoti?

Poi c’è la questione spettatori e diritti televisivi. Fatta eccezione per quest’anno, in cui, causa pandemia, la maggior parte delle gare e delle prove è avvenuta a porte chiuse, vi sono circuiti in cui le sessioni del venerdì attirano un numero non indifferente di spettatori. Lo scorso anno, in Australia 84.500 appassionati hanno presenziato alle libere del venerdì, mentre a Silverstone le cifre si sono attestate intorno agli 88.000, perciò probabilmente nessuno dei circuiti che attirano un pubblico così importante sarebbe disposto a rinunciare al venerdì. Oltre agli spettatori, avere un gran numero di persone che gravitano in una determinata area già dal venerdì ha sicuramente effetti benefici su tutta l’economia della zona e rinunciare a un giorno significherebbe comunque privare tutto l’indotto di una giornata di introiti.

Per quanto riguarda i diritti TV, rappresentano una delle principali fonti di ricavo della Formula 1 (il 38% nel 2019), e considerando che spesso gli accordi con le emittenti si basano su tre giorni di trasmissioni, difficilmente si prenderanno iniziative che possano anche minimamente minare il valore di un asset così importante, anche se gli ascolti del venerdì non sono certo paragonabili a quelli del sabato o della domenica.

Il futuro del format

Insomma, difficile pensare che i weekend da due giorni diventino la norma in Formula 1, in ragione delle implicazioni finanziarie che questo comporterebbe. Si pensi che gli introiti della Formula 1 vengono in parte ripartiti tra le scuderie, perciò è anche nel loro interesse che i guadagni del circus non si riducano. Ciò non toglie che questa soluzione possa essere adottata ancora in futuro, soprattutto per necessità logistiche, considerando il calendario sempre più fitto delle prossime stagioni. E chissà che magari variazioni di format più continuative non portino veramente allo scombussolamento delle prestazioni su pista.  

A proposito dell'autore

Laureato in Traduzione Specialistica, sono appassionato di Formula 1 e di tutto il mondo che le gravita intorno, soprattutto mi affascina l'aspetto umano di una competizione che porta l'uomo e la macchina agli estremi più assoluti delle loro possibilità.

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