Il mondiale 2018 si è chiuso regalando nuovamente un sorriso ai colori della Mercedes. La scuderia anglo-tedesca ha mostrato i muscoli, sopratutto nella seconda metà di stagione, portando a casa i due titoli mondiali (piloti e costruttori) e regalando il quinto iride a Lewis Hamilton. Il pilota anglo-caraibico ha concluso una stagione quasi perfetta dimostrando di prendersi meritatamente il titolo della scorsa stagione, raggiungendo quota 5 come il mito argentino Juan Manuel Fangio, nell’albo dei piloti più titolati del Circus.

Chi deve invece leccarsi le ferite è la Ferrari, prendendo la cocente delusione della passata stagione come un trampolino di lancio e non ripetere gli stessi errori che hanno condizionato il mondiale 2018. Sia Sebastian Vettel che il team di Maranello hanno una grandissima voglia di rivalsa sopratutto per farsi perdonare gli errori commessi e questo fungerà da “carburante” per iniziare al meglio il mondiale 2019.

La pausa invernale sta per finire e le squadre stanno ultimando i lavori sulle monoposto in vista dei prossimi test a Barcellona che avranno inizio il prossimo 18 febbraio. La prossima settimana vedrà la “sfilata” delle nuove monoposto 2019, che da quanto emerso dai primi dettagli mostrati dai render della scuderia americana Haas , ci si potrà aspettare dettagli molto interessanti da parte di Ferrari (15 febbraio), Mercedes e Red Bull (13 febbraio).

Le modifiche attuate al regolamento avranno un impatto sopratutto sull’aerodinamica (vedasi ala anteriore semplificata) per raggiungere,sulla carta, l’obiettivo principale, cioè quello di aumentare le possibilità di sorpasso. La vera sfida dei tecnici sarà quella di mettere in pista una monoposto equilibrata con meno incidenza aerodinamica, evitando di portare la vettura a soffrire di instabilità tra i due assi (anteriore e posteriore).

Ma tornado a capitolo Ferrari, l’avvicinamento ai test a Barcellona e al Gran Premio inaugurale in Australia è agli sgoccioli. Per questo motivo cerchiamo di trovare delle risposte ad alcune delle domande che molti ferraristi si pongono in questi giorni.

1. Charles Leclerc e le aspettative: sarà subito competitivo?

Una delle principali novità di questo 2019 per la Ferrari è proprio Charles. La sua promozione nella scuderia più prestigiosa del Circus è stata molto appoggiata, avvalorata del fatto che il giovane monegasco è cresciuto nel programma dei giovani piloti del Cavallino. Tanti addetti ai lavori scommettono su di lui in questo 2019, ma lecito chiedersi se il ragazzo sia davvero pronto a vincere sin da subito. Guai pero a mettere sotto pressione da subito il ragazzo,poichè Charles ha giustamente la necessità di abituarsi ad un ambiente molto diverso rispetto a cui era abituato l’anno scorso. Il suo primo anno in Formula 1 con il team Alfa Sauber ha fatto capire di che pasta è fatto il monegasco, ma essere al volante della Rossa è differente, in particolar modo per la “tensione”. Se Leclerc saprà affrontare il campionato con determinazione e assorbire quelle che sono le criticità che nascono correndo in un top team,avremo già sciolto il nodo della questione.

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2. Sebastian Vettel: saprà reagire da campione?

Come detto in precedenza, Sebastian Vettel è tra coloro che dal 2018 deve trovare quella forza e quella voglia di rivalsa per dimostrare il DNA da campione che scorre nelle sue vene. Il 2018 del tedesco è stato un mix fra amarezza,errori e delusioni ma vanno assolutamente ricordate le belle prestazioni messe in campo e da quelle serve ripartire.

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La prima guida designata del Cavallino, nei momenti difficili, ha deluso i tifosi ferraristi ma il tedesco nei suoi momenti di fragilità non è stato supportato appieno dalla squadra e questo ha avuto un peso rilevante sul suo rendimento nell’ultima parte di stagione 2018. Il tedesco su tutti, quindi, in questo 2019 avrà una grandissima voglia di rivalsa e mostrare a tutti il tetra campione che è. I recenti cambiamenti nel team e il supporto di Mattia Binotto potranno essere quegli elementi che daranno la scossa a Sebastian, che dal canto suo sa che l’unica vera risposta potrà darla in pista. La qualità della nuova monoposto avrà sicuramente un peso rilevante ma il Vettel 2019 dovrà saper giocare d’astuzia e mantenere la freddezza necessaria per vincere la “guerra” (mondiale)e non la singola battaglia (gara) con la Mercedes.

3. Vettel-Leclerc: due galli nel pollaio s’ha da fare?

In moltissimi si chiedono se le gestione della coppia Vettel-Leclerc sarà problematica. La recente storia insegna che avere due galli nello stesso pollaio è sempre stato controproducente (vedasi “la coppia che scoppia” del 2007 con Alonso ed Hamilton in Mclaren) ai fini degli obiettivi per il team, ma allo stesso tempo avere a disposizione in squadra due “attaccanti” veloci può portare i tecnici ad avere feedback utili allo sviluppo più rapido della monoposto. Un aspetto su cui il gruppo di tecnici gestiti da Binotto non ha di certo sottovalutato. Sin dai tempi dell’era Schumacher, la scelta dei piloti era gerarchizzata, una prima guida e un pilota che facesse da scudiero. Un concetto sposato, negli ultimi anni, anche in Mercedes, dove la leadeship di Lewis Hamilton non è in discussione e la sua posizione è chiaramente più rilevante di quella del finlandese Valtteri Bottas. La chiave per avere dei benefici con una coppia d’attacco, è chiaramente quella della collaborazione tra i due piloti e del lavoro che essi sapranno fare mettendo sempre il primo posto il bene del team. Un 2007-bis con protagonisti differenti non avrebbe storia diversa…

4. Mattia Binotto: due ruoli per un uomo?

Uno degli obiettivi che Marchionne aveva prefissato prima della sua prematura scomparsa, era quello di dare discontinuità. La rivoluzione “non rivoluzione” è avvenuta con l’addio a Maurizio Arrivabene  e l’assegnazione al ruolo di team principal a Mattia Binotto. La ben voluta fuoriuscita di Arrivabene (voluta da moltissimi addetti ai lavori) non considera però che Binotto ora, si ritrova nell’arduo compito di ricoprire due ruoli assai difficili (se non addirittura impossibili) da gestire per una sola persona. Attualmente i vertici del Cavallino stanno ancora cercando una persona di indubbia professionalità, da affiancare al tecnico italo-svizzero in modo tale da “de-responsabilizzarlo” da alcuni compiti. Questo aspetto è stato molto sottovalutato e la speranza,è quella che Ferrari trovi davvero un braccio destro a Binotto.

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Foto di Federico Basile

5. Lo sviluppo della monoposto: verrà risolto il tallone d’Achille?

Uno dei punti fondamentali per le speranze iridate di questo 2019, se non il più importante tra quelli detti in precedenza, è lo sviluppo della monoposto. Un tallone d’Achille che negli ultimi anni ha caratterizzato, in negativo, la Ferrari è proprio quella di non avere una monoposto prestazionale fino alla fine della stagione. I problemi di sviluppo (mancata correlazione tra galleria del vento e pista) che ha accusato la Ferrari già dal Gp di Singapore del 2018, sono stati un campanello d’allarme non irrilevante e sommati ad altri errori, hanno servito sul piatto d’argento il mondiale agli avversari. Una battuta d’arresto definita “autunno nero” ma che chiamata con mille nomi differenti non cambia, in sostanza un handicap costato il titolo della passata stagione. Se nel 2017 la problematica era dovuta all’affidabilità della Power Unit, l’anno scorso a mancare, nei confronti della Mercedes, è stata complessivamente la velocità del pacchetto. Ragion per cui sarà determinante la guida di Mattia Binotto verso uno sviluppo di idee chiare con un programma di sviluppo a breve-lungo termine che permetta di sfruttare appeno le capacità della monoposto.I primi mesi saranno cruciali per capire in quale direzione indirizzare lo sviluppo e l’impiego di due piloti come Pascal Wehrlein e Brandon Hartley al simulatore darà man forte.

Giuly Bellani

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