Messe in archivio la due trasferte europee di Spagna e Monaco, la Formula 1 sbarca nel Nord America,a Montreal, sede del settimo appuntamento del mondiale 2018.

Dopo esserci lasciati alle spalle l’appuntamento di Monte Carlo, che ha visto trionfare la Red Bull di Daniel Ricciardo, il Circus della Formula 1 è pronto a salpare sull’isola di Notre-Dame, sul circuito canadese di Montreal, per la 40esima edizione del  Gran Premio sulla pista dedicata a Gilles Villeneuve.

La vittoria di Ricciardo, la sua seconda in stagione dopo la Cina, ha di fatto rotto il duello tra Mercedes e Ferrari, facendo diventare a tre, la lotta per il mondiale, con tre piloti a quota due vittorie a testa (Vettel, Hamilton e Ricciardo, per l’appunto) nelle prime sei gare. Chi sarà il primo ad arrivare a tre? Oppure sarà la volta della prima vittoria stagionale per uno dei rispettivi compagni di squadra? Lo scopriremo.

Nonostante Monte Carlo faccia storia a sé, per la conformazione e l’unicità del circuito, le prestazioni viste ci hanno offerto un quadro abbastanza chiaro: Red Bull è quella che meglio ha saputo usare le coperture della Pirelli, sopratutto le Hypersoft,riscoprendosi la vettura che ha sofferto minormente il problema legato al graining, cosa che Ferrari ma sopratutto Mercedes hanno sofferto maggiormente durante la scorsa gara.

In questo appuntamento potremmo di nuovo vedere primeggiare Mercedes e Ferrari, grazie alla PU più efficace rispetto alla PU Renault della Red bull, anche se, secondo le stime dei motoristi della casa francese, la prima evoluzione del V6 2018 dovrebbe avere un incremento di potenza sostanziale (20/30 cv).

Anche Mercedes porterà la sua PU evoluta con un incremento di cv ( si dice 25/30) e Ferrari,invece, per questioni di affidabilità, non sfrutterà al massimo la nuova PU evoluta per Vettel.

Il circuito di Montreal: le caratteristiche

Con i suoi 4361 m, la pista dedicata al mito canadese  Gilles Villeneuve, può essere definita in sintesi una pista “stop and go”. E’ sicuramente un tracciato differente da Monte Carlo: infatti questa è una pista da medio-basso carico aerodinamico, dove conta molto di più l’efficienza generata dalla vettura e la trazione in uscita dalle curve (sopratutto in uscita dal tornantino del terzo settore).

Un circuito dove le squadre dovranno trovare un compromesso, per cercare di essere molto rapidi sul dritto senza inficiare la performance nelle curve a bassa velocità. Questo anche a causa del fatto che scegliendo un assetto troppo “carico” si rischia di aumentare i consumi, già elevati di per sé su questo circuito. Di contro, un assetto troppo scarico, penalizza le performance nelle curve dei primi due settori, pagando un eccessivo scivolamento del battistrada e di conseguenza un consumo più rapido delle gomme.

Montreal è un circuito che impegna moltissimo i freni: molte sono le staccate importanti che mettono sotto stress l’impianto frenante, come la staccata di curva 1, la frenata prima del tornantino e la “esse” che porta sul rettilineo del traguardo.

Questa staccata è  molto critica poichè si arriva dal “casinò straight” a una velocità impressionante e dove nel raggio di pochi metri si ha una grandissima decellerazione e quindi il margine di errore è molto elevato: molti piloti infatti arrivano lunghi a questa staccata, vanificando il giro.

Vista l’ulteriore crescita di potenza delle PU rispetto all’anno scorso, è facile aspettarsi velocità di punta molto elevate oltre che la realizzazione del nuovo giro record del circuito, meteo permettendo.

I primi due settori del circuito canadese sono i più “tecnici”, con un insieme di curve di medio-bassa velocità, interrotte da due brevi allunghi: qui è di fondamentale importanza avere molta trazione per avere una migliore uscita dalle chicane e portare tanta velocità nei due allunghi.

Il terzo settore è il più rapido ma anche il più insidioso (trazione fondamentale in questo tratto), poichè con una buona percorrenza e uscita dal tornantino, è possibile portare molta velocità sul rettifilo, prima di arrivare alla staccata più difficile del circuito, sfiorare il “muro dei campioni” e immettersi sul rettifilo dei box.

Da quest’anno è stata introdotta una nuova zona DRS, in aggiunta a quelle già presenti nel rettilineo del terzo settore e sul rettifilo dei box. La nuova zona DRS è localizzata nel secondo settore, nell’allungo tra la “esse” delle curve 6 e 7 e le curve 8 e 9.

La storia: la prima edizione nel 1978 e la vittoria di Gilles Villeneuve

Ci sono tante cose strane, in una vecchia foto di quasi quaranta anni fa. Per esempio il fatto che il vincitore indossi una giacca pesante sopra la tuta, o che celebri non con la tradizionale bottiglia di champagne, ma con una magnum di birra (gli sponsor contavano anche allora).

Quel weekend di pioggia prima e di freddo polare poi poteva essere reso anche più strano dal fatto che quel Gran Premio del Canada, il primo ospitato dalla città di Montreal, era stato inizialmente previsto per il lunedì successivo, giorno del Ringraziamento. Ma anche le TV erano già importanti, nel 1978, e si corse di domenica.

Ma forse la cosa più strana è che quella pista corta e oblunga costruita a ridosso del bacino olimpico, quell’ovale interrotto da chicanes che corre nel verde dell’Ile de Notre Dame, costeggiando il maestoso fiume San Lorenzo, in principio non piaceva ai piloti.

Qualcuno diceva che era stato fatto appositamente per il loro collega locale, quello spericolato di Gilles Villeneuve. Che neanche a farlo apposta, quella domenica, vinse: il primo successo in F.1 per lui, sulla T3 della Scuderia Ferrari.

Rimontando con rabbia su Jones e Scheckter, il suo futuro compagno di squadra, per poi trovarsi la strada spianata dal ritiro di Jarier.

Gilles non c’è più, anche se quelli come lui, in realtà, un po’ rimangono sempre con noi. Ma il tracciato, quello che all’inizio non piaceva, è rimasto ed è diventato un classico del mondiale. E naturalmente porta il suo nome: Circuit Gilles Villeneuve.

Di Giuly Bellani

 

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