Ferrari F1 – Per mesi abbiamo sentito parlare della favola della nuova sospensione “miracolosa” di Maranello. Ci avevano fatto credere che il problema principale fosse un errore di progettazione: quote sbagliate e un assetto che impediva alla vettura di abbassarsi come le rivali. Ma è arrivato il momento di fare chiarezza: non c’è stato nessun miracolo.

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La nuova sospensione della SF-25 non ha rivoluzionato nulla. Non ha risolto i problemi di consumo del plank, né ha permesso alla monoposto di generare il tanto atteso carico aerodinamico. Semmai, ha solo reso la vettura più guidabile in certe condizioni, ma senza apportare benefici concreti alla prestazione pura.
Nessun trucco, solo compromessi
A smentire la narrazione magica ci ha pensato l’Ungheria: per evitare di consumare il pattino sotto la vettura, la Ferrari ha dovuto alzare la macchina giocando con pressioni gomme più elevate. Una soluzione di compromesso, non certo un colpo di genio ingegneristico.
Al contrario di quanto si pensa, il braccetto abbassato non ha alcun legame diretto con la rigidità degli assetti, che si regola attraverso il terzo elemento. La modifica alla sospensione è solo un’aggiustamento di geometria, non una rivoluzione tecnica.
Un esempio? La Mercedes utilizza un sistema a doppio attacco sul telaio: uno più basso, simile a quello Ferrari, e uno più alto. In base al tracciato, al bilanciamento e alle esigenze di assetto, scelgono quale configurazione adottare. Non si tratta di miracoli, ma di scelte tecniche ponderate.

Il vero problema è l’aerodinamica
La leggenda secondo cui la SF-25 fosse limitata solo dalla sospensione è una mistificazione mediatica. Il cuore del problema è un altro, e in Ferrari lo sanno bene: manca il carico aerodinamico. Per compensare, si adottano “trucchetti” come abbassare eccessivamente la vettura, sperando di guadagnare qualcosa in termini di grip, salvo poi pagare il conto nella seconda parte di gara con gomme con pressioni sbagliate e prestazioni in calo.
Quello visto in Ungheria — e forse in altri weekend — è il sintomo di una macchina che cerca di mascherare i suoi limiti con strategie rischiose. Andare più bassi degli altri all’inizio per poi gestire la macchina più alta nella seconda parte del GP è solo un modo per camuffare un problema strutturale.

La Ferrari F1 SF-25 è un bluff?
L’idea che la SF-25 nasconda un potenziale ancora non espresso è una strategia comunicativa fuorviante. La verità è che la Ferrari ha fatto un errore concettuale: ha abbandonato prematuramente lo sviluppo della SF-24, una monoposto più solida e con margini di evoluzione. Con l’uscita di scena di Cardile, probabilmente nessuno era più in grado di portare avanti quel progetto, così si è deciso di ripartire da zero. Il risultato? Un’auto nuova solo nel nome, ma tecnicamente fallimentare.
Basta illusioni, serve una svolta
Il discorso delle sospensioni ha solo distratto l’attenzione dai veri problemi. Il braccetto abbassato non ha nulla a che fare con il plank, e senza carico aerodinamico, anche il miglior sistema sospensivo non serve a nulla. Basta guardare alla McLaren: alla stessa altezza da terra, genera molto più carico di Ferrari. Ecco perché a Maranello si ricorre a scorciatoie come l’assetto basso, che però si paga in gara.
Non è una soluzione tecnica, è una furbata. E continuare a raccontare che c’è un potenziale nascosto non fa che illudere i tifosi.
È tempo di affrontare la realtà: la SF-25 non è all’altezza delle migliori, e se la Ferrari vuole davvero tornare a lottare per il titolo, serve una rivoluzione vera, non solo comunicativa, ma tecnica e progettuale.


