La fine del rapporto tra il tedesco e la Ferrari mostra interessanti punti in comune con quella, avvenuta quasi trent’anni prima, tra Prost e la Rossa.

Dopo sei anni, la stagione 2021 di F1 sarà la prima senza Sebastian Vettel alla guida della Ferrari. Il tedesco e la Scuderia non si sono lasciati nel migliore dei modi: diverse volte, infatti, il pilota e Mattia Binotto si sono scambiati reciproche frecciatine, che i pessimi risultati di Vettel e la scarsa competitività della vettura non hanno affatto placato. Tanto che, secondo la testata inglese The Race, questa separazione avrebbe molti punti in comune con quella avvenuta tra Alain Prost e la Scuderia di Maranello prima della conclusione della stagione 1991. E in effetti, tralasciando le questioni della tempistica e delle modalità della separazione (Vettel è stato scaricato a maggio ma ha portato a termine la stagione 2020, mentre Prost è stato licenziato prima della fine del campionato 1991), le affinità non sono poche.

Prost Renault

In primis è necessario evidenziare la scarsa competitività delle vetture 2020 e 1991, la SF1000 e le Ferrari 642 e 643 (introdotta a metà stagione in sostituzione della 642). Entrambe hanno infatti rappresentato un netto passo indietro rispetto alle macchine dell’anno precedente, che erano state in grado di lottare costantemente per la vittoria (e, nel caso della 641, per il titolo). Nonostante il terzo posto finale nel campionato costruttori, nel 1991 il distacco medio dai leader della Ferrari fu praticamente identico a quello subito nel 2020, quando la Rossa ha concluso al sesto posto. Inoltre, sia nel 2020 che nel 1991 ci sono stati conclamati problemi correlati al motore, seppur di natura diversa: la SF1000 peccava in potenza, mentre la 642 e la 643 in guidabilità.

Tuttavia, sia nel 2020 che nel 1991 i problemi più grandi hanno riguardato tanto la pista quanto il dietro le quinte. In entrambi i casi, infatti, un mix di scarsa fiducia ed errori in pista ha contribuito alla separazione. La Scuderia di Maranello ha gradualmente perso fiducia in Vettel a partire dal 2018, a causa sia degli errori del tedesco sia dell’esplosione di Charles Leclerc. Non è da trascurare inoltre l’impatto della scomparsa di Sergio Marchionne e dell’addio di Maurizio Arrivabene, due grandi sostenitori di Vettel. Prost, dal canto suo, non si rese mai protagonista di grossi errori, eccezion fatta per il ritiro durante il giro di formazione ad Imola, ma fu principalmente vittima della schiettezza delle sue dichiarazioni sulla scarsa guidabilità della Ferrari. Questa franchezza gli costò la fiducia di buona parte del team e del management, che decise per il suo licenziamento prima dell’ultima gara.

Un’ulteriore affinità riguarda proprio la durezza delle affermazioni dei due piloti nei confronti della Scuderia. Vettel, una volta appresa la sua sorte, non ha mai nascosto di non aver apprezzato il trattamento ricevuto dal management della Ferrari sulla questione del mancato rinnovo. Soprattutto perché la versione ufficiale della Scuderia, quella della separazione consensuale al termine del contratto, si è rivelata falsa: le trattative tra le due parti non sono mai iniziate e Vettel è stato scaricato unilateralmente. Per quanto riguarda Prost, come evidenziato in precedenza l’accumularsi di dichiarazioni dure e talvolta mal interpretate (come il celebre accostamento della 643 ad un camion, in realtà dovuto ad un problema tecnico sulla vettura) sui difetti della vettura e della Scuderia contribuì in maniera decisiva al licenziamento anticipato.

Le differenze tra i due casi sono comunque evidenti. In primis, Prost venne licenziato poco dopo aver prolungato il suo contratto fino a fine 1992, mentre Vettel è arrivato fino alla fine dell’accordo. Nel caso del tedesco, inoltre, le relazione con la Scuderia non si è deteriorata completamente, anzi, si è rasserenata sul finale di stagione. La differenza più grande sta tuttavia nelle prestazioni dei due piloti. Se per Vettel la mancata conferma è certamente dovuta, almeno in parte, alla grande flessione del suo rendimento, lo stesso non si può dire di Prost, che nelle due stagioni alla guida del Cavallino Rampante guidò costantemente ad altissimi livelli.

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