Con un comunicato sulla propria pagina web, la Federazione ha ufficializzato l’utilizzo del dispositivo di protezione dell’abitacolo HALO a partire dalla prossima stagione. Nonostante i pareri contrari della stragrande maggioranza dei team. Ma siamo sicuri che questa sia la soluzione giusta?

Nove team su dieci (il solo favorevole, forse, è quello Mercedes, “ideatore” del dispositivo) avevano bocciato l’introduzione dell’Halo per il 2018. Ma la Federazione presieduta da Jean Todt, adducendo motivi di sicurezza, ne ha imposto l’utilizzo fin dalla prossima stagione (con l’avvallo della GPDA, l’associazione dei piloti di Formula1).
E l’Halo sta già facendo discutere parecchio di sé, sia tra i tifosi (che adducono pareri contrari soprattutto dal punto di vista estetico, essendo la soluzione parecchio “sgraziata”) che tra gli addetti ai lavori.
Ma a noi di NewsF1.it interessa, in primis, capire se la soluzione possa essere quella più efficace in termini di protezione, sicurezza generale ed implementabilità nelle attuali monoposto.
E qui emergono subito i primi punti di criticità.
Infatti, rispetto al dispositivo SHIELD (concepito dalla Red Bull, e testato brevemente a Silverstone dalla Ferrari con Sebastian Vettel), l’Halo non può sicuramente garantire una protezione adeguata contro oggetti contundenti più piccoli d’una gomma (pensiamo alla molla che colpì Massa sul casco a Budapest 2009), oltre ad allungare i tempi e complicare le manovre d’estrazione del pilota in caso d’incidente (e qui il pensiero corre allo spaventoso crash di Alonso, con la McLaren, a Melbourne 2015). Impattando drasticamente, tra l’altro, la visibilità dal cockpit.

Sebastian Vettel (GER) Scuderia Ferrari SF16-H - Testing Halo
Lo Shield, seppur con problematiche di visibilità date dall’elevata curvatura del trasparente (ma la cosa potrebbe essere migliorata già con successivi prototipi), potrebbe essere una soluzione ben più efficace in questi casi sopra elencati, andandosi ad “armonizzare” meglio col disegno delle monoposto (ricordiamoci, infatti, che la Formula 1 è anche uno “sport d’immagine”).

Risultati immagini per shield f1 2017
Certo, questo impatterebbe molto nel disegno aerodinamico della monoposto (pensiamo a come andrebbe a deviare i flussi d’aria diretti all’airscope, ad esempio), e questo, in un momento come questo, dove i team stanno definendo i disegni di massima delle monoposto 2018, giocherebbe a favore di Halo, sicuramente meno “invasivo” sotto quest’aspetto.
Ma la domanda è: si dovrebbe puntare, principalmente, sull’aspetto della “miglior efficacia possibile”, oppure sull’adozione “subitanea” di un’idea ancora perfettibile solo per creare un “manifesto politico” d’impegno nei confronti d’un tema, tanto “sensibile” e “d’audience”, come quello della sicurezza?
Sembra quasi che lo scopo sia principalmente il secondo, come se una soluzione di “marketing” bastasse a portare realmente una tutela maggiore all’incolumità dei piloti.
E sembra tanto lontano, a poco più due anni dalla sua scomparsa, il dolore e lo sgomento per la scomparsa dello sfortunato Jules Bianchi ed il proposito conseguente di fare, davvero, qualcosa “di concreto” sul fronte sicurezza.
Tutto questo imporrebbe, da parte della Federazione, di concerto con tutti i team, maggiori e più approfonditi studi sulla ricerca di una soluzione, se non “ottima”, quantomeno “ottimale”.
Cosa che, attualmente, Halo ancora non costituisce.
Per questo, in maniera “lubranesca”( Antonio Lubrano ), la domanda sorge spontanea: siamo davvero sicuri di vedere effettivamente l’Halo sulle monoposto 2018?
Staremo a vedere…

di Giuseppe Saba (Twitter: @saba_giuseppe)

 

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