Dopo il doppio errore di Monaco, la Ferrari ha gettato altri punti importanti facendo la scelta sbagliata in una circostanza imprevista.

Raramente una vittoria della Ferrari ha lasciato un retrogusto così amaro nella bocca dei tifosi della Rossa come quella maturata a Silverstone domenica scorsa. Quella che doveva essere una festa per la prima affermazione in carriera in F1 di Carlos Sainz è stata parzialmente offuscata dagli errori di gestione della Scuderia di Maranello per quanto riguarda la gara di Charles Leclerc, compromessa dalle scelte del muretto. Dopo il doppio errore di Monaco, anche in Gran Bretagna la squadra ha commesso più di una grave svista a livello tattico, facendo perdere al monegasco moltissimo tempo di gara. Mettendo da parte le logiche di equilibrio nel team, dato che è chiaro che Sainz e Leclerc sono ancora considerati allo stesso livello, cosa avrebbe potuto fare di meglio la Ferrari?

La prima questione riguarda lo stint iniziale del Gran Premio, durante il quale la Scuderia di Maranello non ha gestito al meglio il grande vantaggio maturato dopo l’uscita di scena di Max Verstappen. La grande competitività della Mercedes e di Lewis Hamilton, il più veloce su gomme medie, ha scombinato i piani della Rossa, che sembrava destinata ad una comoda doppietta. Il ritmo di Sainz, non certo allo stesso livello di quello di Leclerc, ha messo la Scuderia in una situazione delicata: scegliere tra lasciar spazio al monegasco, meglio posizionato in classifica mondiale, per mettere al sicuro la vittoria oppure mantenere lo status quo per evitare controversie, dando una chance di conquistare la prima vittoria in carriera allo spagnolo. La Ferrari ha optato, almeno inizialmente, per la seconda.

Con il senno di poi è semplice dire che la Rossa abbia sbagliato a non far passare subito Leclerc. Già 15 giri prima dello scambio di posizioni, infatti, pareva chiaro che la vittoria stesse diventando un affare tra il numero 16 ed Hamilton, con Sainz che stava rallentando un monegasco in chiaro imbarazzo. Il numero 16, infatti, non riusciva (o più probabilmente non voleva per logiche interne) a sopravanzare il compagno di box, e ha dovuto attendere troppi giri per ricevere l’ok di un team che è sembrato troppo titubante. La lentezza e l’indecisione nell’imporre ordini del team si poteva comprendere dalle risposte degli ingegneri di pista, che ricevono informazioni direttamente dagli strateghi: i ripetuti “I’ll come back to you” stanno agli antipodi dei “No fighting” per i quali la Red Bull viene tanto biasimata. Ma che a volte sono necessari: non tanto per una logica di primo e secondo pilota, quanto per minimizzare il tempo di gara.

leclerc Ferrari F1

Sul clamoroso sbaglio in occasione della Safety Car provocata da Esteban Ocon c’è ben poco da aggiungere. Si tratta di un errore amatoriale, dato che anche sul momento la decisione di fermarsi era non solo banale, ma rappresentava anche un’occasione per sigillare una vittoria che sembrava sempre più in dubbio a causa del ritmo forsennato di Hamilton sulle dure. La Ferrari avrebbe potuto e dovuto montare in ogni caso le gomme morbide sulla vettura di Leclerc, dato che era lapalissiano che anche Hamilton e Sergio Pérez lo avrebbero fatto. Con Sainz, invece, c’era più libertà di scelta: si poteva optare per farlo restare fuori o farlo rientrare dietro al monegasco per un doppio pit stop. Che era assolutamente possibile, contrariamente a quanto affermato nel post-gara da Mattia Binotto, smentito dal live timing e dalle telemetrie.

Proprio le parole del Team Principal della Ferrari a fine gara meritano un capitolo a parte. Contrariamente a quanto avvenuto a Monaco, l’ingegnere italiano non ha voluto ammettere l’errore, giudicando il quarto posto di Leclerc frutto di una “circostanza esterna”, ossia la Safety Car. Un discorso che non sta in piedi, dato che l’ingresso della vettura di sicurezza rappresentava addirittura una grande occasione per suggellare il trionfo del numero 16, ma che mostra chiaramente uno dei maggiori difetti della Scuderia di Maranello: l’incapacità a reagire agli imprevisti. A Silverstone gli imprevisti sono stati due: il ritmo di Hamilton e la Safety Car. In entrambi i casi, per quella che sembra un cronico problema di indecisione (forse dovuto ad una comunicazione lenta e fallace) la Ferrari ha effettuato la scelta sbagliata. E stavolta non si pone la questione della pressione: dietro non c’era la Red Bull, come invece accaduto a Monaco, bensì un leggibilissimo Hamilton.

Un’altra grave mancanza dimostrata dalle parole di Binotto è l’interpretazione sbagliata di semplici dinamiche di gara, lasciata troppo spesso ai dati. Questo è emerso quando il Team Principal della Ferrari ha affermato che Leclerc non solo è stato tenuto fuori per mantenere la track position (un vantaggio irrilevante a Silverstone, dato che queste vetture riescono facilmente a stare in scia e sorpassarsi), ma anche perché la squadra si aspettava un crollo delle soft negli ultimi giri. E’ chiaro, però, che il vantaggio di grip dato dalle gomme morbide nuove contro gli pneumatici duri usati dopo la ripartenza non sarebbe stato colmabile nei giri finali. Il degrado visto venerdì non c’era domenica e le soft erano state utilizzate a lungo da molti piloti nel primo stint. Insomma, un altro suicidio tattico della Ferrari, le cui ragioni stavolta non serviranno a placare la giusta furia di un Leclerc fin troppo diplomatico nelle dichiarazioni.

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