Dopo più di 24 ore dalla penalizzazione di 5 secondi inflitta a Sebastian Vettel, gli animi della Formula 1, specialmente quelli ferraristi, sembrano non volersi placare. Basta guardare i titoli dei giornali o ancora meglio i social network, sui quali tifosi, ma anche piloti ed ex piloti, si stanno scagliando contro la decisione presa dal collegio dei commissari di gara formato da Gerd Ennser, Mathieu Remmerie, Emanuele Pirro e Mike Kaerne. Sicuramente un verdetto molto difficile, ma che dal mio punto di vista è più che corretto. È innegabile anzitutto che lo sia dal punto di vista normativo, ma parimenti lo è da una prospettiva di coerenza e onestà intellettuale. Convengo però che questi aspetti siano sempre più in antitesi con l’aspetto sportivo, che dovrebbe essere invece il nucleo centrale della massima Formula dell’automobilismo. Il problema di fondo di questa Formula 1 è che bisognerebbe decidere se si vuole prediligere una linea più permissiva, in cui non si penalizzano i piloti aggressivi che sfruttano la pista oltre il limite e che eseguono manovre di difesa e di attacco più dure, oppure una linea meno permissiva, in cui si sa di incorrere in una sanzione ogni qualvolta le regole vengono oltrepassate.
Vettel ma cosa combini?
Se entriamo nel merito della questione e riavvolgiamo il nastro al giro 48 del GP del Canada, possiamo notare che Vettel commette un errore, l’ennesimo, non appena sente la pressione di Hamilton entrato in zona DRS. Una sbavatura, se vogliamo, dalle conseguenze catastrofiche: una volta che Vettel finisce sull’erba non pensa certamente a come rientrare in pista, ma, complice sicuramente l’euforia e l’adrenalina, si preoccupa solamente di farlo nel minor tempo possibile. Ed è qui che commette l’errore giustamente sanzionato. Non è importante, come tanti tifosi hanno detto, che Vettel abbia costretto Hamilton fuori dalla pista perché stava controllando il sovrasterzo della sua auto, ma è essenziale come motivo della penalità il fatto che se Hamilton non avesse alzato il piede i due sarebbero finiti entrambi a muro per un suo errore. Riguardando la sua on-board camera mi sembra evidente che Vettel non si sia assolutamente preoccupato di alzare il piede a sufficienza sull’erba, provocando così quel rientro pericoloso in pista. Lo stesso Rosberg ha affermato in merito: “Appena saputo della penalità ha urlato: ‘Stavo controllando la macchina perché avevo dello sporco sulle gomme, dove sarei potuto andare? Non potevo vedere Lewis’. Però Lewis era lì e le regole dicono che se esci dalla pista, devi rientrare in maniera sicura”. Tale comportamento è molto grave, soprattutto perché ha trasformato un suo errore in dolo.
In ogni caso, perdonate lo spirito disfattista, senza l’ennesimo errore di Vettel non sarebbe successo nulla di quanto accaduto, su cui tanto si è discusso e scritto. Vettel dovrebbe preoccuparsi più delle sue prestazioni e meno di quello che fa la FIA: la penalità è stata comunicata al giro 57, solo 9 giri dopo il suo errore, quando il gap su Hamilton era risalito a 2.8/3 secondi. Se avesse tenuto la testa bassa e avesse rimandato le sue urla isteriche a fine gara, probabilmente avrebbe avuto la possibilità di allargare il gap a 5 secondi. Non a caso in quello stesso giro, prima di ricevere la comunicazione dal suo ingegnere, Vettel aveva registrato il giro più veloce della gara fino a quel momento, segno che il potenziale per allungare su Hamilton lo aveva eccome.
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— Formula 1 (@F1) June 9, 2019
Sicuramente una decisione del genere rovina lo spettacolo, è innegabile, ma non bisognerebbe prendersela troppo con la Mercedes e Hamilton, che “corrono” subito dalla FIA, se ancora una volta sia la Ferrari che Vettel non si sono mostrati all’altezza di una mercedes fin qui perfetta.