Il cognome più celebre della F1 fa il suo ritorno nello sport con il 21enne Mick, figlio del sette volte campione del mondo Michael Schumacher. Sarà all’altezza del nome che porta o il peso del palmares paterno sarà una pressione troppo grande da gestire?

Il percorso di Mick Schumacher

La Haas, si sa, è un team che ha fondato tutto il suo ideale di business sul risparmio e sulla riduzione delle spese. Infatti, fin dal suo esordio in Formula 1 ha avviato una stretta collaborazione con Ferrari, che fornisce alla scuderia americana, oltre al motore, molte delle parti cosiddette “non-listed” (cioè la cui cessione a terzi è concessa), permettendo così alla Haas di non sostenere gli altissimi costi di sviluppo per la progettazione di queste componenti, power unit su tutte. Ebbene, non è un caso, dunque, che dopo l’annuncio della dipartita dei suoi due piloti di lungo corso, Romain Grosjean e Kevin Magnussen, che lasceranno la squadra a fine stagione, la scuderia con sede a Kannapolis sia entrata in trattative con il magnate russo Dmitry Mazepin per far approdare il figlio Nikita su uno dei due sedili disponibili. Mazepin è attualmente impegnato nel campionato di Formula 2 e nonostante occupi la terza posizione della classifica piloti di F2, è stato bersagliato dai critici per essersi guadagnato il posto nella massima serie grazie alle disponibilità economiche del padre più che per meriti sportivi. Insomma, l’ingaggio di Mazepin alla fine è stato ufficializzato e alla Haas rimaneva un solo posto libero. A questo punto, i principali candidati a erano i tre pupilli della Ferrari Driver Academy, Schumacher, Illott e Shwartzman, tre talentuosi piloti di Formula 2 che si sono messi in mostra con le loro ottime prestazioni.

Mick Schumacher è sempre sembrato il favorito per il secondo sedile Haas. Inoltre, lo si è visto bazzicare più volte nel paddock di Formula 1 in questa stagione, una volta per guidare la storica F2004 del padre, un’altra per consegnare il celebre casco rosso paterno a Lewis Hamilton in segno di onorificenza e un’altra ancora per effettuare le prove libere in Alfa Romeo al Nurburgring, anche se poi non hanno avuto luogo.

Ebbene, il ragazzo stava già prendendo confidenza con l’ambiente. Infatti, alla fine è arrivata la conferma: Schumacher sarà un pilota di F1 nel 2020. Non si può certo dire che il giovane tedesco non si sia guadagnato un posto nella massima serie. Attualmente in testa al campionato di F2, a un turno dalla fine, il giovane Mick può vantare la vittoria del campionato di Formula 3 europea e un secondo posto nella Formula 4 italiana in una carriera automobilistica iniziata sui kart già nel 2008. Insomma, il figlio di Michael ha fatto la sua gavetta. Non si può dire, tuttavia, che un cognome così importante non abbia quantomeno influito sulla sua scalata al successo. Già, perché se Mazepin ha dalla sua un impero economico, Mick può vantare una discendenza di sangue che aprirebbe le porte a chiunque nel mondo della F1.

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Certo, non è una novità in questo sport, dato che nel corso degli anni si sono succedute parecchie “dinastie”, con nomi anche meno altisonanti. Il percorso di Max Verstappen dalle serie minori a quella massima, saltando tappe importanti come la Formula 2, è stato così liscio anche grazie alle conoscenze del padre, Jos Verstappen, ex pilota di F1, nel circus (senza nulla togliere all’indiscutibile talento dell’olandese). Per non dimenticare le apparizioni di Bruno Senna, Nelson Piquet Jr e quella imminente di Pietro Fittipaldi. Nulla di cui scandalizzarsi, insomma. Anzi, bisogna dare al giovane Mick il merito di essersi guadagnato il posto con anni di battaglie nei campionati minori nonostante il suo cognome gli avrebbe probabilmente permesso di approdare facilmente in F1.

Le motivazioni della Haas dietro all’ingaggio di Schumacher sono varie. Intanto, la storia e il blasone del giovane saranno indubbiamente una grande pubblicità per il team americano. Inoltre, assumendo un pilota della Ferrari Driver Academy, la Haas va a rinsaldare il legame con la scuderia di Maranello, che sembra dunque destinato a perdurare anche dopo il cambio regolamentare del 2022, o forse proprio in ottica di esso, dato che sarà previsto un aumento delle parti omologate che Haas potrà acquistare dai suoi fornitori di fiducia. Infine, secondo Lawrence Barretto di formula1.com, l’arrivo di Mick porterebbe con sé dei non meglio precisati benefici economici per la scuderia americana, forse in ragione di taciti accordi con la Ferrari.

Cosa aspettarsi dal giovane Schumi?

Le aspettative da parte dell’opinione pubblica sono sicuramente alte e la pressione non sarà da meno. Mick Schumacher dovrà saper reggere il confronto con il padre che gli sarà continuamente affibbiato dai giornalisti durante le conferenze stampa e intanto prendere confidenza con un automobile totalmente diversa da quelle a cui è stato abituato finora. Non ci sarebbe da stupirsi se il primo anno non fosse entusiasmante e che il tedesco necessiti di una stagione di “rodaggio” prima di poter dare il meglio di sé. Così è stato nelle serie minori, dove spesso Schumacher, dopo un primo anno non entusiasmante (si ricordi il 12esimo posto in F2 nel 2019), ha fatto poi faville nelle stagioni successive. Certo, il grande cambio regolamentare del 2022 non lo aiuta, visto che rischia di ritrovarsi di nuovo alla guida di una monoposto che avrà poco in comune con quella dell’anno precedente. Ma si sa che una delle principali forze dei campioni di questo sport è proprio la capacità di adattamento, perciò Schumacher dovrà fare di tutto per cercare di essere competitivo (con una macchina che fino ad ora non lo è stata) fin dalle prime gare. Battere il proprio compagno di squadra, impresa che non pare impossibile, potrebbe essere un buon obiettivo di partenza, così come l’ottenimento di qualche punto, ma le aspirazioni non potranno essere tanto più alte. Purtroppo per lui, l’ombra dei successi sportivi di suo padre continuerà ad aleggiare ancora per molto sulla sua carriera e con essa quella del confronto, che le testate giornalistiche in cerca di storie non mancheranno di sottolineare ad ogni occasione e che metterà sul giovane pilota una pressione non indifferente per un ragazzo di 21 anni.      

A proposito dell'autore

Laureato in Traduzione Specialistica, sono appassionato di Formula 1 e di tutto il mondo che le gravita intorno, soprattutto mi affascina l'aspetto umano di una competizione che porta l'uomo e la macchina agli estremi più assoluti delle loro possibilità.

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