Formula uno
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La Formula Uno che vorrei

La Formula Uno negli ultimi anni ha goduto di un incremento di popolarità e di ascolti, dovuto in parte alla serie Netflix “Drive to survive” e in parte alla promozione dei nuovi proprietari del circus, gli americani di Liberty Media, che hanno portato la categoria sul pianeta dei social, rendendola fruibile ai giovani e giovanissimi che prima non si approcciavano alla serie.

Ma non è tutto oro quello che luccica, e infatti ci sono dei problemi che covano sottotraccia, e che se non verranno affrontati prontamente rischiano di far prendere una brutta piega alla categoria regina dell’automobilismo. Il primo problema da affrontare è la discrepanza di prestazioni i vari team, con uno dominante e gli altri che passano l’intera stagione a raccogliere la metà dei punti della squadra vincitrice. Basta domini quali quelli della Mercedes prima e della Red Bull ora! L’anno scorso tutti i GP, tranne quello di Singapore vinto dalla Ferrari con Carlos Sainz, sono stati appannaggio della compagine austriaca.

E la situazione era chiara già dai test prestagionali (vedasi le dichiarazioni premonitrici di Russel). Dal 2014 al 2021 le Mercedes usavano modalità motore da passeggiata in riviera e davano distacchi abissali alla concorrenza. Urge farsi qualche domanda: perché gli appassionati guardano con struggente nostalgia alla formula uno degli anni ‘80/’90?
In primis perché le auto erano bellissime e ognuna con una linea diversa dall’altra, mentre oggi se le dipingessimo tutte dello stesso colore si farebbe fatica a riconoscere una Ferrari da una Haas, una McLaren da una Alpine, etc. Ne cito una su tutte, la Brabham BT52 del 1983, la famosa freccia. Ancora oggi la guardi e rimani affascinato, un’opera d’arte.


E poi, pur essendoci state annate con vetture dominanti anche in quegli anni, comunque c’erano molte più variabili in gioco a movimentare le domeniche. Per esempio il fattore affidabilità: nel GP di Montecarlo del 1996 arrivarono al traguardo 3 monoposto!!! E sempre a Montecarlo nel 1982, ci fu un finale talmente rocambolesco che il nostro Riccardo Patrese vinse senza nemmeno rendersi conto di aver tagliato il traguardo per primo…


E vogliamo parlare della personalità di quei piloti? Al netto del carisma mistico di Senna, della storia da film di Lauda, del coraggio da domatore di leoni del…leone Mansell, del cuore impavido di Villeneuve, dell’autorevolezza del professore Prost, credo che anche oggi verrebbe fuori qualche bel personaggio, se solo avesse la libertà di dire quello che pensa veramente, e non le solite quattro frasi preconfezionate da contratto con un membro del team che registra ogni parola che proferisce, per controllare che non se ne inventi una quinta! Una rapida considerazione la voglio dedicare ai prezzi dei biglietti per chi volesse coronare il sogno di vedere un GP dal vivo.

Per un padre che volesse portare i propri figli in autodromo, il prezzo è spesso vicino all’ammontare del proprio stipendio mensile. Assurdo.
Un’ultima osservazione la voglio dedicare a chi delibera le grafiche delle varie monoposto. Su internet ogni tanto girano le livree degli anni d’oro di cui parlavo sopra, adattate alle forme delle monoposto attuali. Tutta un’altra musica! Suvvia, un po’ di fantasia la vogliamo mettere? Le livree degli ultimi anni fanno…diciamo che sembrano prese da un concorso di disegno indetto in una scuola primaria per alunni ripetenti.


La Formula Uno può ancora contare su un popolo di appassionati sparsi per il mondo che a ogni weekend di gara si incollano alla tv in trepidante attesa, convinti che finalmente verrà fuori una gara combattuta e appassionante fino all’ultima curva, come ai vecchi tempi. Sforziamoci di trovare il modo che quella gara prima o poi arrivi, senza snaturare lo sport ma senza noiose omologazioni. Prima che anche l’ultimo romantico appassionato, si alzi dal divano e spenga la tv.

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