LE HYPERCAR DEL FUTURO
Apriamo un nuovo capitolo per il tema “la tecnica delle corse” per analizzare le hypercar che segneranno i tempi da ora in avanti. Questo perché abbiamo oramai studiato a fondo la maggior parte degli aspetti teorici necessari alla comprensione delle auto da corsa più emozionanti del mondo.
Inoltre, da oggi potete conoscere ancora meglio l’aerodinamica delle corse anche sfruttando il nuovo fascicolo tecnico che newsf1.it mette a disposizione per gli appassionati di corse. Il modo migliore per approfondire la tecnica delle auto dedicando tutto lo spazio e il tempo necessari. CLICCA SUL SEGUENTE LINK
UNA NUOVA CATEGORIA DI HYPERCAR
Chi ha detto che le auto da corsa hanno già raggiunto la loro forma ottimale e che abbiano già i profili migliori e più ottimizzati possibili? In realtà, nel mondo del motorsport stanno nascendo una nuova categoria di auto ultra performanti dal punto di vista aerodinamico ed è nostra intenzione studiarle a fondo, perché rappresentano il futuro. Infatti, già a partire dal concept x2010 che RedBull aveva presentato, anche se solo per gli e-games, e quindi le corse “digitali”, tutta una serie di prototipi stanno prendendo forma mostrando carenature inedite.
L’obiettivo sembra particolarmente chiaro e l’abbiamo studiato su newsf1 per molte settimane. La differenza tra auto da formula e auto derivate dalle serie è abissale: ora le case costruttrici stanno cercando il modo di abbatterla. (a fondo articolo inserisco i link di confronto tra auto da formula e derivate dalle serie).
ASTON MARTIN VALKYRIE
È la prima hypercar della nuova generazione che prendiamo in considerazione e lo facciamo per evidenziare quanto ha estremizzato il concetto di ridurre il gap dalle auto da formula.
I seguenti aspetti sono quelli che fanno della Valkyrie una delle progenitrici di una nuova classe di vetture sportive.
RUOTE “COPERTE”
Abbiamo sempre citato la differenza in termini di impatto frontale tra auto da formula e auto derivate dalla serie. Le vetture più classiche espongono tutto il paraurti al flusso in arrivo dal lato anteriore. Ciò porta un grande aumento di compressione da parte dell’aria, che preme verso il posteriore creando resistenza. Cosi non accade per le auto da formula, che vedono questo effetto ridursi alle sole ruote frontali, vista l’affilatura degli stretti musetti appartenenti alla categoria.
Guardando alla Valkyrie, si nota subito l’assenza di paraurti frontali. Un lungo profilo affilato attraversa tutta l’auto senza generare impatti frontali con il flusso. Inoltre le ruote sono coperte da carenature aerodinamiche assai più efficienti di quanto non si vedrebbe su una ruota scoperta.
Era questa una caratteristica praticamente assente fino a poco tempo fa su qualsiasi auto da corsa mentre ora potrebbe essere utilizzata su strada proprio grazie alla vettura ora in analisi.
Ottimo esempio di unione dei vantaggio tra le due caratteristiche di automobili: ruote coperte riducono l’asfalto, ma ciò non deve per forza significare grandi carenature e paraurti verticali, che di fatto sono estremamente inefficienti.
IL CORPO VETTURA
Il corpo vettura non è più un blocco unico su cui l’aria impatta aggirandolo con fatica. Non solo viene evitata la forte compressione frontale, ma il veicolo diventa un vero e proprio scivolo, una guida, che indirizza l’aria esattamente dove deve andare per avvolgere efficacemente l’automobile. Tutto il flusso in arrivo passa attraverso l’ampia galleria tra abitacolo e ruote, riducendo ulteriormente la resistenza.
IL DIFFUSORE
Come abbiamo detto negli scorsi appuntamenti, una delle più grandi differenze tra auto da formula e vetture derivate dalla serie è il diffusore, e anche qui, la Valkyrie non si fa cogliere impreparata.
L’abitacolo è sostanzialmente diventato un vero e proprio profilo a forma di goccia ed è tanto rastremato sul lato frontale quanto su quello posteriore. Sotto la vettura si crea un vero e proprio condotto di venturi gigante, quasi come quanto si cercava di ottenere dalle famose wing car della formula 1, di cui riporto un esempio di seguito.
Arrow A2.
La possibilità e la capacità di rastremare in questo modo la nuova Aston Martin, permette di installare a bordo un diffusore di dimensioni inedite, mai viste prima.
Anche questo, prendendo come riferimento le vecchie conoscenze del passato dal campo delle ruote scoperte, permette ai tecnici di oggi di accorciare le distanze tra auto da formula e derivate di serie. Meglio ancora, permette di trarre vantaggio dagli aspetti migliori di entrambe, per ottenere una nuova categoria di veicoli ancora più estremi.
CONCLUSIONI: IL FUTURO DELLE HYPERCAR
L’Aston Martin unisce punti da sempre molto distanti tra loro. Alcune caratteristiche derivano dalle vetture più prestanti del mondo, le formula 1, cercando comunque di non asportarne anche i difetti. in questo senso, la macchina non può più essere vista come una vettura classica. si potrebbe denominare, più che hypercar, hybridcar…e non nel senso della propulsione.
Ne vedremo ancora di esempi come quello di oggi perché, se c’è qualcosa di sicuro, è che il progresso non è ancora finito e ci abitueremo ad una nuova categoria di veicoli estremamente differente da quanto visto sino ad oggi. A presto per una nuova hypercar da descrivere!
Dall’ing. Alberto Aimar.