Verstappen – che vero che le emozioni siano il sale della vita. Ma ci sono emozioni ed emozioni. E le palpitazioni cardiache derivanti dal crescente avvicinamento di Lando Norris che stava per soffiargli la vittoria in fotocopia della gara di Miami, Max Verstappen se le sarebbe risparmiate volentieri. Perché l’olandese si è sì accomodato, per la quinta volta in sette Gran Premi, sul gradino più alto del podio ma sa ogni volta di più che farlo non sarà come bere un bicchier d’acqua come gli è riuscito di fare molte volte in precedenza.
Del resto Max asso pigliatutto era stato categorico, dopo Miami: l’alloro di Lando il determinato e talentuoso di Mc Laren figliuolo è stato il primo ma non sarà l’ultimo. E Norris, ringraziandolo, ha fatto di tutto, ma proprio di tutto a Imola per riuscire a dargli tangibilmente ragione. Ma niente da fare, per un secondo e poco più. Ma che vuoi che sia, un secondo, in Formula Uno. Un apostrofo motorizzato tra le parole voglio e vincere.
Max l’olandese rombante, nel weekend romagnolo, non era partito esattamente con il piede giusto finendo un po’ indietro nelle prime due libere rispetto ai suoi standard abituali e poi però dettando legge nelle qualifiche come sa fare se decida di darci dentro con il gas. “Non è stato un weekend semplice- la sua valutazione – è una vittoria importante, negli ultimi quindici giri ho perso aderenza e vedevo Norris che si avvicinava, non potevo permettermi errori e siamo riusciti a vincere”. Non facile, per Max, anche dal punto di vista psicologico. Perché vedere sempre di più l’avversario negli specchietti e rischiare sino all’ultimo di vedertelo finire davanti è esperienza che mette alla prova la tenuta nervosa come pochissime altre. Dunque, al di là della vittoria in senso tecnico, per l’olandese campione del mondo in carica è stata anche una buona dimostrazione di maturità psicologica. D’altro canto campioni del mondo non lo si diventa mai per volere della buona sorte. E avere i nervi saldi quando è il momento di tenerli è ciò che ti può regalare un valore aggiunto. Verstappen lo fa. E, soprattutto, lo fa.