F1 News – Ogni volta che la Ferrari attraversa un periodo complicato, torna in primo piano il tema del cosiddetto “handicap Maranello”: l’essere l’unica scuderia di vertice con base esclusivamente in Italia, lontana dal cuore pulsante della Formula 1 che si trova in Inghilterra. Fonte intervista Formula passion
Basta guardare ad Audi per capire la differenza: la casa tedesca ha scelto di dividersi tra Hinwil, Neuburg e Bicester, aprendo in Gran Bretagna un distaccamento strategico. In questo modo può attingere con facilità a quel bacino di ingegneri che si muovono tra i vari team quasi senza barriere, talvolta persino lavorando a pochi metri di distanza.
Maurizio Arrivabene, ex team principal Ferrari, ha riconosciuto in un’intervista a Tuttosport l’esistenza di un gap da colmare: “Siamo indietro su aerodinamica e materiali compositi, mentre sui motori restiamo tra i migliori. In Inghilterra, attorno a Oxford, hanno costruito un polo tecnologico unico, che unisce tradizione, università e industria. Recuperare non è semplice, ma la Ferrari si sta muovendo nella direzione giusta. Serve pazienza, perché lì lavorano 30mila persone: non è solo sport, è un intero ecosistema industriale”.
Sul presente, Arrivabene ha espresso fiducia in Frédéric Vasseur, considerandolo l’uomo giusto per guidare il progetto nonostante le difficoltà di chi non vive immerso nella cultura italiana: “In una F1 hai 50mila componenti da sviluppare in sei mesi. Se sbagli, quell’errore ti accompagna per tutta la stagione. Vasseur è serio e competente, anche se io avevo il vantaggio della lingua, che mi permetteva di cogliere ogni sfumatura dai miei collaboratori”.
Un esempio recente delle difficoltà citate è la SF-25, penalizzata da scelte non felici sulla sospensione posteriore. E guardando indietro, lo stesso Arrivabene ha ricordato i problemi della SF16-H del 2016, con una scatola del cambio troppo flessibile che causava rotture e che si rivelò impossibile da correggere durante l’anno.