Ospite di Newsf1, l’Ing. Mazzola ha parlato del recente GP di Monaco e di ciò che, secondo lui, la Ferrari deve ancora migliorare.

La sconfitta rimediata nel GP di Monaco ha generato le prime grandi critiche nei confronti della Ferrari. Gli errori strategici del muretto hanno infatti privato Charles Leclerc di una meritatissima vittoria nella gara di casa, facendolo retrocedere addirittura fuori dal podio in un weekend dominato dalla F1-75 del monegasco. Una situazione che ha evidenziato una delle possibili debolezze della Scuderia di Maranello, che nella lotta mondiale si trova a dover affrontare una Red Bull particolarmente sagace a livello strategico. Intervenuto sul canale Youtube di Newsf1, l’Ing. Luigi Mazzola ha espresso il suo punto di vista proprio sugli errori della Rossa a Monaco e su ciò che manca, a livello di squadra, per avere tutte le carte in regola nella lotta per il titolo.

“Per me si è vista una difficoltà nel reagire alla discontinuità.” – ha affermato Mazzola sul tema degli errori strategici della Ferrari a Monaco – “In qualifica, in condizioni stabili, la Ferrari ha dimostrato di essere la più veloce e il team non ha sbagliato. Hanno gestito molto bene questa situazione di continuità anche ad inizio gara, quando tutti sono partiti su gomme full wet e Leclerc se ne stava andando. La discontinuità arriva quando la pista si asciuga: è meglio montare le intermedie o le slick? Chi fa la prima mossa? La verità è che si possono avere tutti i ‘tools‘ del mondo, ma alla fine è l’essere umano, con il suo intuito e la sua visione, che deve sopperire alle mancanze dei software, che non possono coprire tutta la casistica. Solo un essere umano può gestire la discontinuità: se poi è bravo, magari otto volte su dieci ci indovina. […] Per crescere servono questo tipo di persone, non arricchire ulteriormente i software”.

Secondo l’ex ingegnere della Ferrari, la Rossa deve ancora lavorare nel creare una mentalità vincente: “Questa mentalità non si crea con l’esperienza delle sconfitte, ma delle vittorie. Facciamo un esempio: a Miami, […] sotto Safety Car e a una decina di giri dalla fine, Leclerc doveva entrare ai box, visto che aveva lo spazio per rimanere secondo o, mal che vada, sarebbe tornato in pista dietro a Sainz. A quel punto, a pochi giri dalla fine, avrebbe potuto montare le gomme soft, che reggevano un long run, e giocarsela. Un po’ come è successo ad Abu Dhabi, quando Verstappen è rientrato e ha montato le soft per vincere. Poi, va bene che due Ferrari sono finite sul podio e che guardando gli anni precedenti è un gran risultato, ma si è persa una possibile vittoria. Alla fine tra 25 e 18 punti c’è una bella differenza. Tutti questi aspetti creano una mentalità vincente”.

“Sono il primo tifoso della Ferrari…” – ha proseguito l’Ing.Mazzola, “…però mi dispiace che ci sia questa situazione. Faccio questa critica per cercare di mettere in evidenza quello che secondo me dovrebbe essere migliorato: la mentalità vincente e la capacità umana di prendere in mano la situazione. Si vince grazie a questi aspetti, non solo con una macchina più veloce. Anche perché la Ferrari va più veloce della Red Bull, che fa fatica. Verstappen a Monte Carlo non ha capito nulla in termini di assetto e andava più piano, mentre Pérez in qualifica avrebbe preso comunque mezzo secondo da Leclerc. […] A Verstappen è servito del tempo per essere a posto con la macchina, invece la Ferrari appena scende in pista va forte. La macchina è straordinariamente veloce e potente. Anche a livello di meccanica, di aerodinamica e bilancio è fortissima. Ha tutto, ma servono quegli aspetti di cui stavo parlando, a meno che non costruisca una macchina di due secondi al giro più veloce. Ma, tranne la Williams di Mansell, non esiste una vettura così”.

[…] Servono persone che abbiano effettivamente vinto e sappiano come farlo…” – è la conclusione –“… I giovani, per quanto siano ambiziosi, se non hanno esperienza o conoscenza al primo errore fanno un passo indietro e mettono da parte il coraggio, che deriva dal saper capire una situazione e prendere una decisione. E’ tutto un insieme di cose, ed anche il pilota deve essere così”.

Qui di seguito potete trovare l’intervista completa:

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