IL CIRUCITO DI SUZUKA

Con l’analisi tecnica del circuito di Suzuka si evince che l tracciato è semplicemente pazzesco. Diverso da tutti gli altri percorsi. Presenta dei numeri da capogiro.

Cominciando immediatamente dalle statistiche, è possibile rendersi conto di quanto sia veloce e divertente per i piloti. Durante un singolo giro, durata di circa 87 secondi (riferimento Hamilton 2017) la percentuale di tempo trascorso in curva sale fino al 64% del totale, segnando un vero e proprio record.

Le curve, poi, hanno diametri e estensioni tali da permettere alle vetture di correre a velocità medie vicine ai 200 km/h.  E’ inimmaginabile la forza centrifuga che si sprigiona sugli pneumatici e sul fisico dei piloti: semplicemente distruttiva. Per esempio: durante la curva n.12, con raggio maggiore a 170 metri e affrontata a 230 km/h, la spinta laterale che una persona applicherebbe al sedile si attesterebbe attorno a 200 kg. Semplicemente folle.

IL CIRUCITO DI SUZUKA: LE CURVE

Si mostri il primo grafico sulla base di quanto detto. Notabile il fatto che su una pista così rapida, le monoposto possono sfruttare molto bene la velocità per generare ottimi valori di deportanza e quindi l’incidenza delle ali non è costretta a crescere più di tanto.

A prima vista sembrerebbe possibile usare alettoni non cosi aggressivi come, per esempio, in Ungheria (pista ad alto carico). Seppur rimanendo un circuito sul quale è fondamentale l’aderenza al terreno, il tracciato giapponese strizza l’occhio ad una configurazione più scarica.

IL CIRCUITO DI SUZUKA: I RETTILINEI

Tale ipotesi potrebbe essere confermata anche considerando che, di fatto, molte curve sono prolungamenti di rettilinei: le curve 7, 10, 12 e 15 sono percorse ad acceleratore completamente premuto. Si voglia perché appena dopo tratti più lenti, si voglia perché a metà di rettilinei estremamente veloci, dove è facile sviluppare alti carichi deportanti, i cambi di direzione prima citati possono essere affrontati con particolare sicurezza da parte dei piloti. Oltre tutto, non sono nemmeno troppo estesi in lunghezza.

Un ulteriore vantaggio derivante da ali più scariche, inoltre, sarebbe una velocità maggiore, anche se sul circuito giapponese sono pochi e brevi. Il rettifilo principale non supera i 750 metri.

QUALCHE ESEMPIO

A riprova di quanto detto durante la precedente analisi tecnica del circuito di Suzuka, confrontando le configurazioni che le auto hanno utilizzato con quanto avvenuto durante GP differenti, è facile capire che è possibile affrontare la pista con ali che assumono qualche grado di incidenza in meno.

CONCLUSIONI

In conclusione, dopo una dettagliata analisi tecnica del circuito di Suzuka, nonostante qualcuno possa decidere di prediligere le parti guidate puntando maggiormente sulla spinta aerodinamica, è una pista molto veloce e quindi che aiuta a generare deportanza anche se le ali hanno incidenze ridotte. Questo, se si prova ad immaginare il parco auto attuale, aiuterebbe più la Ferrari che la Mercedes, per esempio.

Potremmo aspettarci delle superfici aerodinamiche leggermente più scariche rispetto ad altre piste come Ungheria e Spagna, anche se i connotati rimangono di un tracciato da carico medio-alto. personalmente non vedo l’ora che inizi uno degli appuntamenti secondo me più interessanti dell’anno. la tecnica e gli pneumatici sono messi alla prova tra le veloci curve nipponiche e questo renderà la corsa al titolo ancora più eccitante. A voi un giro di pista: LINK

A presto con nuovi aggiornamenti. dall’ing. Alberto Aimar

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