Lando Norris, McLaren MCL38, in the pit lane

F1 – Cosa manca alla McLaren per battere la Red Bull?

In Spagna, per la terza volta la McLaren non ha convertito la lieve superiorità sulla Red Bull in vittoria: cosa manca al team papaya?

Dopo due gare disputate su tracciati molto atipici come quelli di Monaco e di Montréal, il GP di Spagna rappresentava per tutte le scuderie di F1 una tappa fondamentale per comprendere le possibili gerarchie in vista della tournée estiva sui convenzionali tracciati europei. Il responso della pista è stato chiaro: la McLaren, almeno a Barcellona, era la macchina da battere, ma è stata sconfitta. Il trionfo di Max Verstappen ha un valore particolarmente significativo, proprio perché arriva in un weekend in cui alla RB20 mancava il passo per vincere in maniera netta, come invece accadeva ad inizio campionato. Per la terza volta nelle ultime quattro gare, l’olandese ha battuto Lando Norris guidando una monoposto meno competitiva e dimostrando il suo immenso talento e la bravura della Red Bull a livello operazionale. Questi exploit del campione del mondo fanno però sorgere delle riflessioni anche intorno alla McLaren, che nelle ultime gare ha evidenziato qualche carenza.

Foto: Chris Graythen / Getty Images / Red Bull Content Pool

Ciò che certamente non manca alla scuderia di Woking è il lato tecnico. La MCL38 è adesso la vettura da battere non solo su un tracciato rappresentativo come quello catalano, ma si è dimostrata anche molto versatile, portando a casa risultati eccellenti su piste dove avrebbe faticato in passato come Monaco e Montréal. L’aggiornamento di Miami, l’evento che ha visto la prima vittoria in stagione e la prima in carriera di Norris, ha in parte risolto i due grandi difetti delle monoposto precedenti e di inizio stagione: la difficoltà nelle curve di bassa velocità e la gestione degli pneumatici. Unito con l’apparente appiattimento dei miglioramenti ottenuti da Red Bull e Ferrari con gli upgrade, il team Papaya si trova ora nella posizione di poter lottare per la vittoria ad ogni evento. Eppure, i trionfi continuano a non arrivare dopo quello di Miami, che è stato meritato, ma facilitato dal timing di uscita della Safety Car per battere Verstappen.

Quando ha avuto concrete possibilità di vincere, la scuderia di Woking non è riuscita a capitalizzare a causa di piccole imprecisioni a livello strategico, operazionale o di guida. Ad Imola la McLaren ha disputato la miglior gara possibile con Norris, ma ha compromesso il weekend di Oscar Piastri al sabato, quando l’australiano, che si era qualificato secondo davanti al compagno di squadra, è stato penalizzato per impeding. Poter utilizzare due punte contro Verstappen sarebbe stato fondamentale in un circuito che premia la track position e che è da sempre uno dei più ostici in cui tentare il sorpasso in pista, soprattutto in un weekend in cui Piastri si stava esprimendo al meglio e Pérez è completamente mancato a supporto dell’olandese.

In Canada parte della mancata vittoria è da ricondurre al mancato pit stop di Norris nel giro in cui era stata chiamata in pista la Safety Car, anche se la vettura di sicurezza è uscita pochissimi secondi prima che l’inglese arrivasse all’ingresso della pit lane. Per stessa ammissione di Andrea Stella, però, il team avrebbe dovuto aspettarsi l’uscita della Safety Car, visto che le bandiere gialle venivano sventolate ormai da quasi mezzo minuto. Resta poi un dubbio legato al cambio dalle intermedie alle slick, avvenuto due giri dopo Verstappen, ma forse in lieve ritardo dopo che l’inglese stava iniziando a perdere dall’olandese già nell’ultimo settore della prima tornata. A Montréal anche Norris non era stato perfetto, dato che ha lasciato per strada qualcosa nel duello con la Mercedes di George Russell, ma l’unico vero errore del numero 4 è arrivato a Barcellona.

Foto: McLaren Racing Media Centre

La partenza del GP di Spagna è stata assai negativa da parte di Norris: il britannico è stato battuto nei primi metri da Verstappen quando l’olandese montava una gomma soft usata contro la sua morbida nuova, che aveva quindi un vantaggio di grip non indifferente. Il meraviglioso sorpasso di Russell all’esterno di Curva 1 ha poi sancito la fine delle speranze per Norris, che ha perso la gara restando bloccato in scia al connazionale mentre Verstappen costruiva un cospicuo e decisivo vantaggio nel primo stint. Lo stesso Norris ha riconosciuto di aver perso la gara alla partenza, con una difesa che è stata insufficiente per tenere dietro la Red Bull del campione del mondo e ha aperto un portone nel quale Russell si è infilato in maniera splendida. Anche a livello operazionale, poi, il team non si è distinto, dato che l’ultimo pit stop è costato circa un secondo in tempo di gara a Norris.

Solo questi piccoli dettagli, uniti alla perfezione nelle chiamate strategiche e tattiche della Red Bull e alla pura infallibilità di Verstappen, hanno rappresentato la differenza tra i due principali rivali di questo 2024 negli ultimi eventi. Dettagli che, però, sono decisivi e dimostrano che in F1 non basta avere la macchina migliore per vincere, bensì serve avere una combinazione perfetta e simultanea tra monoposto, pilota, strateghi, meccanici e ingegneri. Alla McLaren manca ancora questa combinazione: a volte alcuni ingredienti fondamentali ci sono, ma ne mancano altri. La scuderia britannica ha quindi un ultimo step da fare, ossia recuperare quella forza dell’abitudine a lottare per le vittorie che il team ha perso dopo più di dieci stagioni passate tra il centro e il fondo dello schieramento. L’esperienza accumulata in queste gare, tutte perse a causa di piccoli dettagli, sarà fondamentale per potersi presentare sempre di più come una candidata al titolo nel 2025 o, chissà, magari già alla fine di quest’anno.

Foto copertina: McLaren Racing Media Centre

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