Dopo essere stato scaricato dalla McLaren, Ricciardo si trova in una fase cruciale della carriera: continuerà in F1 o dirà addio al circus?

Solo due anni fa era un’ipotesi inimmaginabile che Daniel Ricciardo potesse rischiare di ritrovarsi senza un sedile per la stagione 2023 di F1. D’altronde, il suo talento era sbocciato nei cinque anni in Red Bull e, dopo una stagione di assestamento, l’australiano si era confermato uno dei migliori piloti del circus anche al volante della Renault, con la quale nel 2020 ha chiuso al quinto posto della Classifica Piloti battendo almeno quattro vetture di livello superiore: una Red Bull, due McLaren e una Racing Point. Con queste premesse, la scuderia di Woking, rimasta orfana di Carlos Sainz, pareva aver preso per il 2021 un pilota di altissimo livello e capace di proiettarla in una dimensione ancora più competitiva. Qualcosa però non ha funzionato, e dopo due anni di batoste subite per mano di Lando Norris e di risultati perlopiù deludenti, il team britannico e Ricciardo hanno deciso di comune accordo di separarsi.

Non è un segreto che sia stata la McLaren a spingere per terminare con una stagione d’anticipo il legame con l’australiano, che in cambio ha ottenuto un lauto compenso. Una scelta dura ma legittima, che tuttavia fa sorgere qualche domanda: perché Ricciardo non è riuscito ad adattarsi allo stile di guida particolare richiesto dalle vetture progettate da James Key? Quali sono le colpe del pilota e quali invece quelle del team? Probabilmente non si saprà mai se le responsabilità di questo fallimento sono esclusivamente di Ricciardo, che in più circostanze è sembrato demotivato e confuso, ma ciò che è sicuro è che uno piloti più veloci ed amati della scorsa decade rischia seriamente di rimanere a piedi, dato che le opzioni sul tavolo sono veramente poche.

Ricciardo

L’australiano ha infatti escluso la possibilità di competere in altre categorie, affermando che il suo focus resta esclusivamente sulla tanto amata categoria regina. A questo punto, però, restano due strade: fare un passo indietro o prendersi un anno di pausa. Il passo indietro rappresenterebbe senza dubbio la via preferita dall’australiano perché gli permetterebbe di restare nel circus, ma lo obbligherebbe a mettere da parte l’orgoglio pur di restare in griglia. Negli ultimi giorni il team maggiormente accostato a Ricciardo è stata la Alpine, la scuderia di cui è stato capitano indiscusso e che con il senno di poi non avrebbe mai dovuto lasciare ad inizio 2020. Vista la competitività della A522, l’australiano sarebbe probabilmente pronto a tornare sui suoi passi, magari tagliandosi enormemente lo stipendio dopo la buonuscita garantitagli dalla McLaren, ma il team anglo-francese sembra avere idee differenti.

L’interesse verso Mick Schumacher pare infatti essere molto concreto, favorito anche dalla grande amicizia che lega il tedesco ad Esteban Ocon. Se il numero 47 dovesse liberarsi dalla Haas per unirsi alla Alpine, per Ricciardo il passo indietro non sarebbe più a livello di scelte passate, ma a livello di prestazioni. Difficilmente infatti il team americano o la Williams (le altre due opzioni rimaste sulla griglia) gli garantirebbero di lottare per la zona punti, e a 34 anni Ricciardo è ben consapevole di non poter sprecare i suoi ultimi anni di carriera in fondo al gruppo. Specie se, dopo due anni di vuoto, dovesse riemergere il vecchio honey badger, ossia quel talento naturale in grado di giocarsi podi e vittorie con i vari Vettel, Hamilton e Verstappen.

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