Per chi non lo sapesse questa mattina (ora italiana) a Suzuka si correva il Gran Premio di Formula 1 del Giappone, nessuno si sarebbe aspettato di assistere ad uno degli spettacoli più terrificanti e imbarazzanti che la storia del motorsport avesse mai vissuto. Fermo restando che chiaramente la pioggia è un evento atmosferico che sfugge al controllo, non si può dire altrettanto della gestione della gara, su cui la mano dei commissari ha tutti gli strumenti per poter agire al meglio nei confronti di piloti e tifosi; ecco oggi in Giappone si è toccato il fondo, quello ultimo però, perché ormai è chiaro che la federazione non sia più in grado di gestire una Formula 1 in costante espansione, crescita e cambiamento. L’anno scorso al termine della stagione 2021 in molti si erano lamentati di Masi e delle sue controverse decisioni, tanto che la ripartenza di Abu Dhabi gli era costato il posto di lavoro in questo 2022, ormai è evidente che non fosse Michael Masi il problema, ma solo la punta di un iceberg che pone le sue basi molto più in basso, molto più in profondità e la situazione è più grave del previsto.

Di errori se ne potrebbero elencare a bizzeffe in questo 2022: un regolamento sul budget cap 2021 non rispettato le cui sanzioni sembrano non arrivare; un GP di Monza terminato sotto una Safety Car imbarazzante che ha impiegato ere geologiche prima fare la sua apparizione in pista, e che quando finalmente si è decisa a comparire sul tracciato lo ha fatto uscendo a caso e mancando il pilota di testa; una penalità a Perez (praticamente certa) che arriva in modo incompleto quasi 3 ore dopo il termine della gara di Singapore con giustificazioni parecchio dubbie (al cui confronto la scusa del cane che si mangia i miei compiti del liceo sembra un trattato scientifico degno della migliore delle menti presenti tra la comunità scientifica internazionale). Ma se è vero che molti sostengono che una volta toccato il fondo si possa solamente risalire e migliorare, in realtà oggi abbiamo scoperto che non è affatto vero: una volta raggiunto il punto più basso della fossa, si può sempre peggiorare, si può sempre scavare.

Tutto è incominciato alle ore 7 italiane (le 14 locali) quando la gara (e quindi l’evento in sè) è ufficialmente partita sotto un diluvio che ha visto un paio di incidenti nel corso del primo giro (Albon e Sainz) e ha subito costretto in pista la Safety Car, sebbene fosse chiaro che il GP sarebbe stato sospeso con bandiera rossa a causa delle condizioni meteo significativamente peggiorate, è stato comunque fatto entrare in pista un trattore di recupero mentre le monoposto seguivano la safety car sfiorando (e nel caso di Gasly superando) i 150 km/h, in una situazione che è stata sia pericolosa che vergognosa nei confronti dei piloti stessi e di chi in situazioni identiche a quelle di questa mattina ha perso la vita, stiamo ovviamente parlando di Jules Bianchi, la cui tragedia accadde nel lontano 5 ottobre 2014 proprio sul circuito di Suzuka, proprio a causa di un incidente occorso con un trattore entrato in pista, proprio in condizioni di forte pioggia che causarono l’aquaplaning facendo perdere il controllo della monoposto a Jules. Il giovane pilota rimase bloccato, incastrato tra la scocca della monoposto e la gru, l’impatto fu violento e Jules rimase in coma per più di 9 mesi prima di spegnersi in un ospedale a Nizza.

Dopo quasi 90 minuti di pausa la gara è ripartita dietro Safety Car, ma per regolamento (a partire dal 2022) un evento di F1 deve disputarsi in un massimo di 3 ore dal suo inizio, ed è quindi è scattato il timer che ha visto correre i piloti per una mezzoretta sul circuito giapponese, al termine del Gran Premio Max vince con Leclerc e Perez (rispettivamente 2° e 3° al traguardo) che arrivano in volata sotto la bandiera a scacchi, ma il monegasco sbaglia l’ultima curva tagliando la chicane. In questo caso però, a differenza di quanto successo a Singapore, nonostante le condizioni fossero decisamente peggiori di quelle della passata settimana la penalità arriva subito come una mannaia sulla testa del numero #16 appena qualche minuto dopo la bandiera a scacchi, senza evidentemente la minima volontà da parte della FIA di ascoltare i due piloti in causa. Cosí facendo Leclerc viene retrocesso in terza posizione e Perez avanza in seconda, il che consente a Max di vincere matematicamente il titolo mondiale (se Leclerc fosse arrivato secondo infatti il titolo non sarebbe stato ancora tecnicamente nelle mani dell’olandese). Tutto ciò ha generato una tale confusione, tra la penalità a Charles e l’assegnazione di punti pieni e non ridotti, che ha fatto si che Max si rendesse effettivamente conto di essere campione del mondo solamente nel retropodio, quando su suggerimento Perez gli viene comunicato che è ufficialmente lui il numero #1 2022, privandolo quindi della possibilità di genuini festeggiamenti in macchina e dell’ebrezza di tagliare il traguardo sotto la bandiera a scacchi essendo consci di quello che sta accadendo.

Insomma in un mondo avanzato e in perpetuo miglioramento come il nostro, la FIA sembra non riuscire a tenere il passo, tra decisioni dei commissari in generale troppo disparate tra di loro, mancanza di trasparenza, assenza di uniformità decisionale ed errori eclatanti sparsi per il Campionato che fanno comprendere come attualmente la federazione non riesca ad assolvere pienamente il compito per il quale si è dunque palesemente dimostrata non all’altezza della situazione.

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