INTRODUZIONE AL CIRCUITO DEL BAHRAIN

Il circuito internazionale del Bahrain si presenta con forme assai tradizionali rispetto a molti altri circuiti del campionato. A suo modo si avvicina maggiormente ad una pista più classica, dove le curve acquistano andamenti più vari lungo il giro (rispetto al tracciato dell’Albert park per esempio, dominato in prevalenza da chicane in sequenza) e dove i rettilinei acquistano di nuovo una certa rilevanza.

Quest’anno ci saranno chiaramente delle auto favorite e non potremo più vivercelo come fatto di solito negli anni scorsi. Oramai, si approda sulla pista con la stragrande maggioranza delle carte scoperte. Quest’anno non vedremo più grandi miglioramenti sulle auto in occasione di questa tappa. Vale comunque la pena godersi il momento e analizzare qualche numero, per fare una stima di ciò che potrebbe accadere.

I NUMERI

Il rettifilo principale misura ben 1180 metri e richiede alle macchine di essere veloci; tanto veloci. La velocità di punta registrata nel corso della gara del 2019 è stata di 340kmh, mentre non era difficile vedere molte macchine superare i 330kmh.

 

Osservando la totalità dei rettilinei la storia non cambia. la lunghezza media è molto elevata rispetto ad altre piste e cià va a sostegno di una teoria per la quale il circuito di Sakhir necessiterebbe di velocità più sostenute. La lunghezza media dei tratti dritti raggiunge i 580 metri, contro i 465 metri del tracciato australiano per esempio, altra pista con molti rettifili in sequenza.

Misurando il tempo di percorrenza dei rettilinei, si scopre infine che si passa circa il 52% del tempo con il piede a fondo dell’acceleratore. La richiesta di cavalli nei confronti del propulsore è elevata e il comparto aerodinamico a bordo non deve generare troppa resistenza all’avanzamento. Proprio questo, in realtà, è il lato dolente: all’opposto di quanto richiesto in fase di accelerazione lungo i rettifili, le curve sono mediamente più lente e di estensione particolarmente accentuata. La pista è caratterizzata da cambi di direzione dal raggio di curvatura ridotto e tanti tornanti o curve lunghe.

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Essendo percorse con velocità ridotte, le porzioni di circuito ricurve non permettono una buona generazione di carico aerodinamico da parte delle superfici deportanti.

È questo il dilemma da affrontare per risolvere il rebus di Sakhir: il perfetto bilanciamento tra spinta al suolo richiesta e velocità di punta. In questi termini, considerando nuovamente il tempo di permanenza in una e nell’altra condizione, abbiamo già detto che le percentuali si equivalgono in modo sorprendente. Le monoposto trascorreranno in rettilineo lo stesso tempo (circa) che passeranno con il volante ruotato.

In tal senso, sembrerebbe esserci una situazione di parità e la scelta per le squadre potrebbe dipendere molto dalle caratteristiche intrinseche dei propri veicoli. La logica conseguenza è di pensare alla pista in questione come ad una situazione senza una univoca risposta, ma con la possibilità di vedere differenti interpretazioni da parte delle differenti scuderie.

ALCUNI ESEMPI DAGLI ANNI PASSATI

Un esempio lo fornisce RedBull, che nel 2018 ha mostrato un’ala più scarica rispetto ad altre occasioni nel corso della stagione.

Considerando Mercedes, invece, la macchina tedesca aveva portato ali paragonabili come incidenza a quelle viste su circuiti definibili ad alta portanza in modo univoco. Questo anche per via del propulsore, attualmente il migliore del lotto. Infatti, riuscirebbe a sopperire alla necessità di cavalli più degli altri. La squadra può permettersi più resistenza aerodinamica

Quest’anno la Ferrari potrebbe aver difficoltà a difendersi nei tratti più guidati, dove le velocità mediamente sotto i 200 kmh (media di 146kmh contro i 190kmh del caso australiano) non garantiscono all’ala frontale un carico alto quanto le sue rivali. È stato ripetuto più volte durante questo campionato: la macchina del cavallino esibisce una superficie deportante anteriore con incidenze ben inferiori rispetto alle sue rivali. Al contrario dell’anno scorso, inoltre, La rossa non riuscirebbe a mettere in mostra le potenzialità del suo veicolo sui lunghi rettilinei. Le prestazioni delle auto del cavallino, si sa, sono carenti oggi anche sui rettifili.

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Due aspetti non aerodinamici che potranno aiutare le vetture che ne sfruttano le proprietà positive saranno la lunghezza del passo e la distribuzione dei pesi. Una macchina più corta e con maggiore peso caricato sull’asse posteriore potrebbe risultare più agile nei cambi di direzione.

CONCLUSIONI SUL CIRCUITO DEL BAHRAIN

Si può dire che la pista sia un buon banco di prova per le vetture, perchè su tale circuito, in base alle scelte dei tecnici, si riesce a capire come funziona ogni automobile. Questo per via dell’aspetto duale del tracciato, che obbliga una o l’altra impostanzione sul veicolo in base alle sue caratteristiche intrinseche.

Diciamo che quest’anno, proprio per questo motivo, non sarà un circuito che potrebbe stravolgere le carte in tavola. di solito è una di quelle piste “rivelatorie”, per i motivi detti prima, proprio perchè obbliga a palesare le doti di ogni auto. Ad oggi, invece, la maggior parte delle informazioni le sappiamo già, e gran parte dei punti sono già stati assegnati. Non prevedo grandi variazioni rispetto ai risultati finali fino ad’ora visti per altri appuntamenti.

A presto, dall’ing. Alberto Aimar

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