Formula 1 – Jacques Villeneuve non le manda a dire. L’ex campione del mondo di Formula 1, noto per la sua schiettezza, ha puntato il dito contro McLaren, accusando il team di Woking di mancanza di carattere e decisione nella gestione strategica delle gare. Le sue parole, rilasciate a Sky Sports F1, hanno acceso un dibattito che va ben oltre l’episodio specifico del GP di Imola, toccando un tema cruciale per ogni team che ambisce a vincere: serve solo la velocità o anche leadership ferma al muretto?
Una gestione “troppo morbida” secondo Jacques
Villeneuve ha definito la McLaren “debole” nella sua gestione interna, incapace – a suo dire – di prendere decisioni scomode ma necessarie. La critica principale riguarda l’esitazione nel dare ordini di squadra a Imola, quando Oscar Piastri, in evidente difficoltà con gomme usurate, ha tenuto dietro un Lando Norris visibilmente più veloce. Il canadese non ha digerito l’indecisione del team: “Così si perdono occasioni importanti. Un team vincente deve saper decidere in fretta, anche a costo di sacrificare momentaneamente uno dei suoi piloti.”
Secondo Villeneuve, Red Bull è l’esempio opposto: un team che non esita a mettere la squadra al primo posto, con una mentalità vincente costruita proprio sulla capacità di prendere decisioni nette, anche impopolari.
Una filosofia “gentile”, ma efficace?
McLaren, storicamente, è sempre stata riluttante a usare gli ordini di scuderia in modo aggressivo. Ha scelto spesso di lasciare ai propri piloti la possibilità di giocarsela in pista, confidando nel fair play e nella sportività interna. Questa filosofia ha regalato duelli memorabili e una certa simpatia tra i tifosi, ma ha anche portato a rinunce tattiche che, in un campionato serrato come quello attuale, possono fare la differenza tra un podio e un quarto posto.
Ma oggi, nel pieno di una stagione in cui McLaren è tornata finalmente competitiva, la domanda si fa più stringente: si può davvero lottare per il titolo senza una direzione strategica assertiva?
Ordini di squadra: strumento o compromesso?
Villeneuve tocca un punto sensibile per tutto il paddock. Gli ordini di squadra sono un’arma a doppio taglio: possono portare a risultati migliori nell’immediato, ma rischiano di minare la fiducia dei piloti e l’armonia nel box. L’equilibrio è sottile, e non esiste una regola unica: dipende dalla situazione, dal contesto di campionato, e soprattutto dalla capacità del management di gestire i propri uomini con autorità ma anche empatia.
Il dilemma McLaren
Se McLaren vuole davvero contendere il titolo ai giganti come Red Bull e Ferrari, dovrà forse rivedere la sua strategia fuori dalla pista. Perché non basta costruire una monoposto veloce – e la MCL38 lo è, senza dubbio. Serve anche una mentalità vincente, fatta di lucidità, prontezza e decisioni coraggiose. E a Imola, secondo Villeneuve, quella lucidità è mancata.
In Formula 1, ogni secondo conta. E a volte anche l’esitazione di un team principal può fare la differenza tra scrivere la storia o restare semplicemente protagonisti mancati.
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