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Formula 1, scatenati sui circuiti ma a volte in difficoltà nella guida normale

Incredibile ma vero. Alcuni piloti che si vedono sfrecciare sui circuiti di Formula 1 a oltre trecento chilometri orari, in passato, hanno avuto problemi nel conseguire una normale patente di guida. Il paradosso è emerso su “La Gazzetta dello Sport” che ha ripreso a sua volta un’intervista rilasciata al Times dal padre di George Russell, pilota della Mercedes.

Russell provò a prendere la patente una prima volta all’età di diciassette anni. Ma , alla fine, non ottenne quanto aveva sperato. “In quell’occasione – ricorda il padre- non aveva dato il massimo e combinò un bel guaio, fallì il primo esame di guida a diciassette anni perché pensava che essere un grande pilota in pista lo rendesse automaticamente in grado di guidare”. Senza contare, quindi, che un autodromo di Formula 1 e una strada cittadina, specie se molto trafficata, non sono esattamente la stessa cosa.

George , racconta ancora il padre, “tornò a casa furioso perché era convinto che fosse l’esaminatore a essersi sbagliato”. Che essere al volante di una Formula uno non equivalga a esserlo di una vettura normale lo conferma anche il ferrarista Charles Leclerc che sostiene: “girare nel traffico di Montecarlo non è facile, sentivo tanta pressione come se fossi impazzito”.

Persino il campione del mondo di Formula 1 Max Verstappen ha confessato, come riportato sempre dalla rosea, di non avere concesso la precedenza in due occasioni. “Mi giustificai spiegando che le altre automobili erano ancora abbastanza lontane – ricorda- e che non aveva senso fermarsi, per fortuna l’istruttore mi credette”.

E Nico Rosberg che si mise in tasca il mondiale del 2016 ed era figlio d’arte di Keke a sua volta campione del mondo , “impiegò molto tempo per ottenere la licenza di guida”. Tanto che, per raggiungere gli autodromi, doveva farsi scarrozzare da qualche esponente del team.

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