F1 News – Giunto alla sua settima stagione in Formula 1, George Russell si è affermato come erede di Lewis Hamilton in Mercedes e non solo. Russell è diventato uno dei piloti più schietti della griglia, senza mai evitare discorsi difficili sulla situazione generale, sia che l’attenzione sia rivolta alla sicurezza o alla direzione che sta prendendo la FIA. Il ruolo più importante ricoperto dall’inglese è però quello di membro della GPDA, l’associazione dei piloti di F1.
Russell è entrato a far parte della GPDA nel 2021 in sostituzione di Romain Grosjean, e dopo il ritiro di Sebastian Vettel l’anno successivo Russell era l’unico pilota attivo nell’associazione fino a quando Carlos Sainz della Williams non si è unito a lui all’inizio di quest’anno. Russell e Sainz lavorano a fianco del presidente ed ex pilota di F1 Alexander Wurz, nonché della rappresentante legale Anastasia Fowle.
Nel corso degli anni, la GPDA ha svolto un ruolo fondamentale nella promozione della sicurezza, sostenendo con forza l’introduzione del dispositivo di protezione dell’abitacolo Halo, inizialmente oggetto di numerose critiche da parte dei team e dei fan. In un’intervista esclusiva ad Autosport, Russell ha spiegato perché abbia così tanto a cuore la sicurezza in Formula 1, aggiungendo inoltre che diversi gravi incidenti abbiano fatto aumentare in lui la volontà di migliorare il quadro generale rispetto a com’era nel 2021.
“Non sto cercando di lasciare un’eredità. Non è mai stata mia intenzione. È solo che se vedo un’opportunità per migliorare qualcosa, voglio parlarne, soprattutto se si tratta della sicurezza in pista o della sicurezza delle auto. Nel 2012 ero compagno di squadra di Billy Monger [che ha perso le gambe in un incidente nella British F4 nel 2017] e avevo un rapporto stretto con lui. Ho assistito dal vivo a quell’incidente e poi ho visto quello di Anthoine Hubert [a Spa nel 2019 in F2], anch’esso in diretta. È stato terribile da vedere. Quando vivi esperienze del genere con persone che conosci bene e credi di avere idee che possono aiutare a migliorare la sicurezza o a prevenire che ciò accada, è naturale volerle condividere”, ha spiegato Russell.
“Ancora una volta, l’incidente di Romain Grosjean [in Bahrain nel 2020], l’ho visto. Era davanti a me e l’ho superato, e ancora oggi ho quell’immagine impressa nella mente. Ho guardato nello specchietto e ho visto solo fiamme. Coprivano tutto lo specchietto. Sarebbe potuto succedere a chiunque. Sarebbe potuto succedere al miglior pilota del mondo. Questo è il pericolo che corriamo. Quindi, penso che sia proprio per questo che ho voluto essere più coinvolto”.
Ma l’inglese sente di non essere solo in questa battaglia che sta portando avanti, dato che può contare sull’appoggio dei suoi colleghi: “Come gruppo siamo probabilmente più vicini e più uniti che mai. Almeno durante i miei sette anni di F1 mi sembra davvero che siamo diventati più vicini e condividiamo una visione simile delle cose e, ovviamente, sono cambiate molte cose. Tutto ciò che è successo allo sport dal punto di vista commerciale, con Netflix e l’esposizione molto maggiore come atleti e individui, è cambiato molto dal punto di vista sportivo e tecnico, i cambiamenti nel 2022 e i problemi che abbiamo affrontato tutti nel 2022 con il porpoising. Questo ha dato ai piloti argomenti di conversazione che vogliamo affrontare insieme”.
Una delle frizioni più evidenti è sicuramente quella contro il presidente della FIA Mohamed Ben Sulayem, accusato di una mancanza di trasparenza e dialogo nei confronti dei piloti. Il momento più delicato è arrivato nel novembre 2024, quando la GPDA ha scritto una lettera aperta esortando il leader della Federazione a “trattarli come adulti” in merito al severo divieto di usare parolacce. In risposta alla lettera dei piloti, Ben Sulayem ha affermato che il modo in cui gestisce la FIA “non è affar loro”, il che ha spinto Hamilton a chiedere di valutare la possibilità di avere un vero e proprio “posto di potere” al tavolo delle trattative, come avviene in altri sport e serie mondiali.
Parlando a titolo personale, Russell ha affermato che è fondamentale che i piloti, la F1 e la FIA lavorino insieme in armonia, indipendentemente da come ci si arrivi. “So che sport diversi hanno strutture diverse e, in definitiva, almeno dal mio punto di vista personale, si vuole solo lavorare collettivamente con chi ci circonda per ottenere il meglio per tutti. Non vogliamo combattere contro la FIA, ma vogliamo lavorare insieme per ottenere il massimo come sport e il massimo per noi piloti”.
“Come si ottiene? Questa è un’altra questione. È stato molto stimolante avere Rui Marques a bordo come direttore di gara. Ritengo che lui e [il direttore sportivo della FIA] Tim Malyon siano stati eccezionalmente ricettivi. Ascoltano e reagiscono, e penso che collettivamente siamo tutti sostanzialmente più felici ora di dove siamo arrivati”.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. Infatti la posizione di Russell e l’attitudine a esprimere sempre la sua opinione, gli è valsa anche molte critiche, proprio come l’apertura del pilota della McLaren Lando Norris sulla salute mentale, che è stata usata come arma per attaccarlo. “Sì, certo”, ha risposto Russell. “L’unico modo per rendere tutti felici o per non ricevere critiche è non dire nulla, perché tutti avranno sempre un’opinione. Tutti la condivideranno. Si arriva al punto in cui non si guarda nemmeno più o non si legge più, perché ognuno ha un’opinione diversa. Tutti sono liberi di esprimere il proprio punto di vista. Ma, ad essere sincero, non è qualcosa che mi preoccupa affatto. Non guardo, quindi non mi dà fastidio”.
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