La scuderia di Woking ritiene che l’eccessivo scambio di informazioni tra grandi team e squadre-B sia contrario alla filosofia della F1.
La questione delle strette collaborazioni tra top team e scuderie clienti è spesso stata al centro dell’attenzione e delle critiche nelle ultime stagioni di F1. L’ultimo caso eclatante è stata la polemica sulla Racing Point RP20, soprannominata la ‘Mercedes Rosa‘ per la sua incredibile somiglianza con la W10 realizzata a Brackley e campione del mondo nel 2019. In precedenza, tuttavia, anche lo strettissimo rapporto tra Haas e Ferrari aveva generato critiche e lamentele da parte di altre scuderie, che temevano un eccessivo scambio d’informazioni tra il top team e il team satellite. Red Bull è andata ben oltre, dato che dal 2006 l’azienda austriaca possiede due squadre. Queste strette collaborazioni sono ovviamente malviste dalle scuderie più indipendenti, che spesso e volontieri si vedono superate da team favoriti da un rapporto privilegiato con un’entità più competitiva. Tra le più scontenti figura la McLaren, il cui Team Principal Andreas Seidl si è detto preoccupato dalla quantità di informazioni che vengono condivise tra le squadre.
Queste le parole del tedesco, citato da Autosport: “Prima di tutto bisogna dire che questa settimana ci stiamo concentrando solo su noi stessi, quindi non posso parlare in maniera dettagliata delle somiglianze che ci sono, per esempio, tra le vetture di Haas e Ferrari. Tuttavia, non è un segreto che in generale questo tipo di relazioni, che sono legittime, ci preoccupano per il modo in cui vengono intrattenute. Questo è il motivo per cui riteniamo essenziale che in futuro dobbiamo far sì che la F1 sia di nuovo un campionato tra dieci, undici o dodici veri costruttori. Dal nostro punto di vista, gli unici elementi da poter condividere con altre scuderie dovrebbero essere la Power Unit e il cambio, mentre ognuno dovrebbe prodursi il resto in casa. Quando la collaborazione è più estesa di così, sappiamo che avviene sempre un trasferimento di proprietà intellettuale, che è utile per le performance della macchine. Ciò non dovrebbe accadere in F1″.
“Questo è il motivo per cui…” – ha proseguito Seidl – “…stiamo continuamente portando all’attenzione, insieme ad altre scuderie che condividono le stesse nostre preoccupazioni, questo tema. Ne stiamo parlando anche con la FIA e spero che ad un certo punto si facciano dei passi in avanti in questo senso. Allo stesso tempo, comprendiamo il fatto che è molto difficile controllare in maniera efficace quanto due team possono collaborare. Per questo la soluzione migliore e più semplice è imporre un limite chiaro al travaso di informazioni”.
Un altro team che potrebbe trarre un vantaggio da limitazioni alla condivisione di proprietà intellettuale tra top team e scuderie satellite è la Alpine, al momento sprovvista di clienti. Non è dunque una sorpresa che anche Otmar Szafnauer, nuovo Team Principal della scuderia anglo-francese, sia intervenuto a proposito: “La preoccupazione principale è che i membri dei team che condividono la galleria del vento possano prendersi un caffé insieme. Magari si tratta di persone di scuderie affiliate, che si possono scambiare informazioni su soluzioni vantaggiose o sviluppi da scartare. Mentre ero Team Principal di Racing Point ed Aston Martin [che condivide la galleria del vento con Mercedes, ndr], questo non è mai accaduto, perché i controlli erano severi. Gli ingegneri dei due team non si sono mai presi un caffé insieme. Però qualcosa del genere potrebbe accadere se due persone di due team diversi vivono nello stesso posto e utilizzano la stessa galleria del vento. Però con noi non è successo: potevamo utilizzare la galleria negli weekend, mentre la Mercedes ne usufruiva durante la settimana. Gli ingegneri non s’incontravano mai”.