La testata inglese The Race, grazie alle testimonianze di John Owen e Andy Cowell, ha analizzato attentamente gli elementi che hanno permesso a Mercedes di dominare la F1 per sette anni consecutivi.
Il GP dell’Emilia Romagna ad Imola ha segnato una tappa storica per la F1: la Mercedes è stata incoronata campione del mondo costruttori per la settima stagione di fila, battendo il precedente record di titoli consecutivi appartenente alla Ferrari. Il successo del team di Brackley è iniziato nel 2014 in concomitanza con la rivoluzione ibrida, ma la superiorità motoristica rappresenta solo uno degli elementi fondanti del dominio Mercedes. La testata inglese The Race ha provato a far luce su tutti questi elementi, evidenziando l’abilità tecnica e strategica del team anglo-tedesco.
Il primo grande passo avvenne grazie alla W04 del 2013, anno in cui il team di Brackley si propose come il primo rivale dell’inarrivabile Red Bull, dopo tre stagioni deludenti. Il capo progettista John Owen ha evidenziato l’importanza di quella vettura: “Quella è stata la prima macchina fatta come si deve. Avevamo una buona struttura, le persone giuste e una filosofia ben chiara per la vettura, contrariamente agli anni precedenti. Aveva molti dettagli e il posteriore fu un passo avanti. Dopo il 2012 ci riunimmo in quattro o cinque nel Performance Group e ci accordammo su ciò che avremmo fatto in futuro. In quel momento ponemmo le fondamenta, la W04 fu il primo prodotto di quel processo. Abbandonammo presto il suo sviluppo per concentrarci sul 2014, dato che la nuova architettura del motore e la sua integrazione avrebbero rivoluzionato la vettura”.
Secondo Owen, tuttavia, il vero punto di svolta fu nella mentalità e nella coesione del team: “Oggi molte scuderie hanno il problema di non lavorare bene come gruppo. Ognuno va per la propria strada. Per noi il vero cambiamento avvenne quando scegliemmo una direzione di sviluppo condivisa da tutti. Da lì in poi ogni decisione venne presa tenendo a mente quella direzione. Quello fu il momento in cui le cose iniziarono a cambiare per davvero e la stagione 2013 fu il primo segnale”.
L’anno successivo rappresentò invece l’inizio dell’epopea Mercedes, grazie ad una macchina frutto non solo di un’ottima Power Unit, ma anche di un’aerodinamica perfettamente adattata ai nuovi regolamenti. Un successo frutto anche di un geniale “depistaggio” attuato nei confronti di Red Bull: “L’ aerodinamica della vettura cambiò molto nel 2014. Nel 2013 decidemmo ben presto di focalizzarci sulla realizzazione del nostro piano a lungo termine. Sapevamo che la W04 non avrebbe vinto il mondiale e credevamo che la Red Bull non avesse né un piano a lungo termine né una forte collaborazione con Renault in vista dei nuovi propulsori. Adesso sappiamo anche che la nostra velocità ad inizio 2013 li spinse a continuare gli sviluppi della loro vettura, portandoli ad allontanarsi dal progetto 2014. Tutto ciò fu molto efficace”.
Sin dal primo anno dell’era ibrida Mercedes ha dominato l’ambito del propulsore, talmente superiore da essere raramente spinto al massimo: “Anche quando abbassavamo la potenza del motore in gara, riuscivamo a mantenere velocità elevate” -continua Owen- “e ciò ci permetteva di prendercela comoda nelle curve per non stressare le gomme. Solo in Bahrain, dopo la Safety Car, spingemmo al massimo le vetture e scoprimmo l’enorme vantaggio che avevamo sugli altri”. Andy Cowell, il genio dietro alla Power Unit della Stella, ha rivelato che il vantaggio motoristico era tale da permettere al Team di Brackley di usare una modalità meno spinta anche in qualifica: “Abbiamo studiato a lungo quale modalità usare il sabato. Volevamo conquistare la prima fila, ma senza un vantaggio abissale nei confronti della seconda. Perciò eravamo coscienti del nostro vantaggio su tutti gli altri, che in qualifica spingevano al massimo”.
Mercedes si dimostrò geniale in quel 2014 anche sul piano comunicativo e strategico, facendo credere a tutti quanti che i suoi successi fossero esclusivamente fonte della Power Unit: “Eravamo contenti” -conclude Owen- “che il motore prendesse tutte le attenzioni solo perché guidavamo lentamente la macchina. I ragazzi che si occupavano del telaio non ne furono molto felici, ma noi facemmo leva su questa narrativa. Questo perché il telaio è facile da copiare, mentre nessuno può sapere cosa succede nella Power Unit. Per anni tutti hanno copiato l’aerodinamica della Red Bull e noi ne siamo stati più che felici, anche a costo di mortificare la nostra vettura. Depistare il più a lungo possibile tutti i nostri avversari è stato importante, anche se adesso gli altri team stanno copiando noi e si stanno avvicinando”.