I commissari della FIA hanno inspiegabilmente utilizzato tre misure differenti per tre incidenti molto simili all’ultima ripartenza.

Il GP d’Australia, terzo appuntamento della stagione 2023 di F1, ha lasciato dietro di sé una lunga scia di polemiche legate alla gestione dell’evento da parte della Direzione Gara. Che la FIA non sia in un periodo storico particolarmente felice è chiaro, viste le tante scelte sbagliate anche nel 2021 e nel 2022, ma a Melbourne sono state raggiunte nuove vette in termini di interpretazioni errate e votate ad un’inutile spettacolarizzazione di una gara già di per sé interessante. Soprattutto la controversa esposizione di due bandiere rosse è finita nel mirino della critica, scatenatasi dopo il prevedibile macello alla seconda ripartenza e stanca dell’abuso di questo stratagemma per ravvivare le gare. Merita una riflessione a parte, però, l’insensata assegnazione delle penalità ai piloti responsabili degli incidenti in Curva 1 e 2.

Partendo dal caso più eclatante, ossia i cinque secondi rifilati ad un furioso Carlos Sainz, bisogna sottolineare che, da un punto di vista regolamentare, la sanzione è giusta. Innanzitutto, i pochi metri percorsi prima dell’esposizione della terza bandiera rossa contano infatti come parte della gara. Lo spettatore non deve farsi ingannare dal fatto che alla fine la FIA ha ristabilito la sequenza di vetture della griglia di ripartenza, rispettando l’Articolo 57.3 del Regolamento Sportivo. Esso afferma che ‘in ogni circostanza l’ordine sarà ripristinato prendendo come riferimento l’ultimo punto in cui è stato possibile determinare la posizione di tutte le vetture’. Il Direttore di Gara ha quindi ritenuto un riferimento affidabile solo la griglia, una scelta corretta considerando il caos. In ogni situazione in cui una vettura è in pista, però, un pilota può essere sanzionato per le sue azioni.

Un discorso diverso dev’essere fatto sull’entità della penalità. In molti l’hanno ritenuta troppo severa perché il contatto è avvenuto alla prima curva, ossia quando i commissari sono generalmente più clementi. La stessa FIA, nella valutazione dell’incidente, ha sottolineato di aver tenuto conto di ciò. Inoltre, c’erano da considerare diverse attenuanti legate alle condizioni: vetture scariche di benzina, freni e gomme freddissime, scarso grip dell’asfalto e visibilità non ottimale con il sole tramontante. La Federazione ha correttamente giudicato il madrileno ‘totalmente colpevole’ del contatto, evidenziando che Sainz aveva tutto lo spazio per evitare la collisione con Alonso. In questo caso, è difficile dare torto ai commissari: quando un pilota è ritenuto ‘totalmente colpevole’ di un incidente, infatti, generalmente la penalità inflitta è di dieci secondi. La FIA ha quindi valutato correttamente l’azione dello spagnolo, tenendo anche conto delle attenuanti.

Inaccettabile è invece la gestione delle penalità per gli altri piloti protagonisti di incidenti alla seconda ripartenza della gara. L’episodio che ha eliminato dalla gara le Alpine di Gasly ed Ocon ha una dinamica molto chiara: il primo, senza guardare gli specchietti, allarga la sua traiettoria e si tocca con il compagno, mettendo entrambi a muro. La collisione è stata giudicata un incidente di gara, ma il numero 10, come ci dicono numerosi precedenti tra cui gli strike di Bottas e Stroll in Ungheria nel 2021, meritava una penalità. In questo caso i commissari hanno graziato Gasly, perché con un’ulteriore sanzione e altri due punti sulla licenza sarebbe scattata una squalifica (immeritata, ma questo è un altro discorso) per Baku. La fortuna è stata scontrarsi con il compagno di box, che certamente, su input del team, ha spinto per scagionarlo nell’aula dei commissari.

Un altro incidente, tuttavia, è finito completamente nel dimenticatoio. Alla staccata di Curva 1, infatti, Sargeant ha bloccato l’anteriore e tamponato de Vries, portando entrambe le vetture ad insabbiarsi nella via di fuga. In questo caso, però, i commissari hanno praticamente fatto finta di niente, non mettendo nemmeno sotto investigazione un contatto che aveva un chiaro colpevole. L’unica possibile spiegazione può essere una mancata segnalazione ed invito ad investigare da parte dell’AlphaTauri, ma anche senza questo dettaglio di prassi non è ammissibile che lo statunitense non sia stato nemmeno invitato a parlare con gli steward.

In tutti i tre casi è evidente che c’è un pilota totalmente colpevole del contatto. Eppure, i commissari hanno giudicato i tre responsabili in tre modi differenti: uno è stato penalizzato, uno è stato graziato per motivi esterni, uno non è stato nemmeno preso in considerazione. E’ un caso che l’incidente sanzionato correttamente sia quello che ha avuto come protagonisti i due piloti di maggior peso tra tutti quelli che si sono scontrati? Nella fretta, i commissari si sono probabilmente dimenticati di una delle regole chiave nell’analisi dei casi: si sanziona l’azione. Non le conseguenze, né il nome e il cognome dei piloti coinvolti. In nome della tanto apprezzata e ricercata coerenza nelle decisioni, valutazioni contraddittorie come quelle di Melbourne non possono più essere tollerate.

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