Nel nuovo episodio di Race Tech, insieme all’ingegner Riccardo Romanelli, abbiamo analizzato in profondità le difficoltà tecniche che stanno affliggendo la Ferrari SF-25 nelle ultime gare di Formula 1. Dalla gestione delle altezze da terra ai problemi ai freni, il quadro che emerge è quello di una monoposto dal potenziale reale ma inespresso.
Guarda la puntata completa
Segui tutte le news F1 — Iscriviti al canale YouTube e attiva la campanella per non perderti nessuna novità sulla stagione 2025 di Formula 1 — NOVITÀ TWITCH
1. Altezze da terra e setup conservativo
Una delle cause principali del calo di prestazioni tra prove libere e gara è la gestione dell’altezza da terra.
Ferrari è costretta a impostare un assetto più alto del necessario per evitare il rischio di squalifica per consumo eccessivo del pattino, come accaduto in passato.
Questa scelta “difensiva” penalizza l’efficienza aerodinamica e il carico totale, riducendo la competitività complessiva.
Al contrario, Red Bull e McLaren riescono a sfruttare fondi e sospensioni che consentono di correre più bassi, massimizzando l’effetto suolo senza oltrepassare i limiti regolamentari.
Il risultato? Una Ferrari competitiva nelle libere, ma in difficoltà in gara, dove perde stabilità e aderenza.
2. Potenziale inespresso e limiti del progetto SF-25
Secondo l’ing. Romanelli, le dichiarazioni di Vasseur sul “potenziale ancora da mostrare” non sono campate in aria.
Quando una monoposto performa bene nelle libere ma crolla in qualifica e gara, è segno di un potenziale reale bloccato da vincoli tecnici o regolamentari.
La SF-25, insomma, non è un progetto sbagliato, ma limitato da una serie di compromessi strutturali. All’interno del team sembra esserci una doppia anima: chi vorrebbe rischiare di più per sbloccare il potenziale, e chi preferisce rimanere su un’impostazione conservativa.
Questa mancanza di unità di visione sta probabilmente rallentando l’evoluzione tecnica.
3. Gestione termica e decadimento prestazionale
Un altro punto critico riguarda la gestione termica dei freni e delle componenti ibride.
In gara, Ferrari mostra spesso un crollo prestazionale negli ultimi giri, indice di un surriscaldamento generale che obbliga i piloti a strategie di lift and coast per raffreddare l’impianto.
Questa necessità di preservare temperature e consumi influisce direttamente sul passo gara, limitando la possibilità di attacco nelle fasi decisive.
4. Caso Hamilton e il comportamento dei freni
Tra i temi più tecnici affrontati in Race Tech c’è quello del comportamento dei freni.
A Singapore, Leclerc ha dovuto gestirli sin dall’inizio, mentre Hamilton ha perso completamente la frenata nel finale.
Romanelli ha illustrato come, attraverso trasduttori di pressione, termoresistenze e sensori LVDT, i team monitorano costantemente l’efficienza dell’impianto.
Quando il materiale d’attrito si consuma e le temperature superano i limiti, la corsa del pedale aumenta e la pressione diminuisce: a quel punto, anche un pilota esperto come Hamilton si trova senza risposta dal sistema frenante.
5. Comunicazione e gestione tecnica in Ferrari
Sul piano gestionale, Ferrari continua a mostrare incoerenza comunicativa tra piloti, tecnici e direzione.
Romanelli evidenzia come Vasseur abbia una chiara consapevolezza dei limiti della vettura, ma fatichi a tradurre questa visione in una direzione tecnica coerente e coraggiosa.
Conclusione: potenziale reale, ma bloccato
La Ferrari SF-25 vive un paradosso: è veloce, ma non può esprimere la sua velocità.
Le cause principali sono un setup troppo prudente, la gestione termica critica e i limiti di un progetto che non consente di sfruttare a pieno l’effetto suolo.
Solo una scelta più aggressiva su altezze da terra, freni e bilanciamento potrebbe restituire competitività alla Rossa nel finale di stagione.