Raggiunto da SportBild, Stefano Domenicali ha parlato delle questioni più scottanti legate al calendario della F1.
Negli ultimi anni, uno degli elementi che ha portato a criticare aspramente i vertici della F1 è senza dubbio il calendario. L’aumento esponenziale del numero di gare, che il prossimo anno saranno probabilmente ventiquattro, ha sottratto quel senso di unicità ed esclusività che ciascun Gran Premio portava con sé, oltre a comportare un maggiore stress per i membri delle scuderie. Le novità, poi, non sono particolarmente esaltanti: da Abu Dhabi a Gedda, passando per Miami e il futuro tracciato di Las Vegas, la sensazione è che il circus stia privilegiando eventi artificiosamente spettacolari e molto remunerativi piuttosto che una competizione più genuina su circuiti tradizionali o in paesi dalla ricca storia automobilistica. La testata tedesca SportBild ha quindi interrogato Stefano Domenicali sui criteri della scelta degli eventi e sulla possibilità di rivedere la F1 in Germania o Russia.
“Affinché il GP di Germania possa tornare stabilmente in calendario…” – ha esordito il CEO del circus, citato da Sky Sport Deutschland – “…dobbiamo trovare un accordo. Tuttavia, a meno che non sia io a fare una chiamata, dalla Germania non vedo e non sento granché. Se ne parla molto, ma alla fine ciò che conta sono i fatti. Per me è un mistero come, al giorno d’oggi, non si riesca a costruire un business sull’organizzazione di un Gran Premio. Se ci riusciranno, torneremo a correre in Germania, ma l’evento deve essere vantaggioso per entrambe le parti. Non possiamo sobbarcarci tutti i costi”. Domenicali ha invece chiuso le porte al ritorno del GP di Russia, cancellato in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte delle milizie russe: “[…] Dico sempre ‘mai dire mai’, ma in questo caso posso essere categorico: non negozieremo più con loro. Non ci correremo più”.
Domenicali si è poi difeso dalle critiche di coloro che ritengono che la F1 stia perdendo la sua identità per inseguire il guadagno: “Non sto vendendo l’anima della F1, penso che si tratti di un cambiamento naturale. I soldi sono importanti per tutti, e lo sono anche per noi, ma non sono l’unico fattore che consideriamo. L’intero pacchetto deve essere buono. Se considerassimo soltanto il conto in banca, il calendario sarebbe molto diverso”.