Leclerc e la Ferrari – Se avete qualche minuto da buttare e siete al tempo stesso curiosi di capire cosa stia accadendo ad uno dei talenti più cristallini che siano mai transitati da Maranello, allora mettetevi comodi e leggete con attenzione.

Charles Leclerc. Un nome che circola nel circus e tra gli appassionati (quelli veri) da ormai una decina di anni. Dalle categorie minori fino alla vetta del motorsport, il giovane Charles ha scalato la montagna del successo accompagnato solamente da un volante, quattro ruote e una sconfinata dose di naturale talento.

Quello di Leclerc verso la classe regina è stato un percorso lungo e impegnativo, costellato di ostacoli imprevisti e imprese ai limiti dell’eroico, sempre nel segno dell’idolo Ayrton Senna.

Gli scontri con Verstappen ai tempi dei kart, i trionfi in Formula 3 e in Formula 2, le stoccate in Q3 con l’Alfa Romeo: per accomodarsi sul sedile più importante dell’intera griglia, quello della Ferrari, Charles ha dovuto mostrare, e al tempo stesso sacrificare, gran parte di sé stesso.

L’attuale versione del pilota monegasco, però, quella che da una manciata di gran premi vediamo scendere in pista al volante della malandata F1-75, è solamente l’opaca controfigura dello straordinario talento che i membri del circus hanno potuto ammirare nel corso di questi anni. Un pilota fino a qualche mese fa capace di prendere Verstappen e portarlo a ‘scuola di bagarre’, e che oggi, invece, arranca nel confronto con Carlos Sainz, ottimo ma limitato manico, e con gli altri purosangue della griglia.

Ma come siamo giunti a tutto questo?

Le prime vittorie e la rincorsa alla Formula 1

La carriera di Leclerc inizia nel lontano 2005, al volante di un normalissimo kart da competizione procuratogli dal padre. Le vittorie non tardano ad arrivare, e per il giovanissimo monegasco inizia a delinearsi quello che sembra un futuro immerso a tutto tondo nel mondo dei motori. Nel 2010 arriva il primo incrocio con Max Verstappen, anch’egli già noto ai più esperti, ed in un’annata comunque proficua per Leclerc dal punto di vista dei successi, è proprio Verstappen a rubare la scena. L’anno successivo i ruoli si invertono, con Leclerc che fa razzia di titoli e di copertine. Si arriva dunque al 2012, anno del definitivo confronto e del primo vero faccia a faccia fra i due: Charles attacca, Max chiude, patatrac. Finisce così un’accesa bagarre culminata con una squalifica per entrambi e con una gustosissima intervista post-gara degna del miglior Rush.

Nel 2014 i due astri nascenti dell’automobilismo mondiale si separano temporaneamente (si rincontreranno più avanti, come ben sapete). Leclerc inizia un lungo percorso in monoposto che lo porterà a conquistare il titolo in Formula 3 (all’ora GP3 Series) e Formula 2. Durante la conquista di quest’ultima, Hervè Leclerc, padre del monegasco, muore in seguito ad una lunga malattia. Due giorni dopo, Charles sarà in pista a Baku, vincendone il Gran Premio e dimostrando una solidità mentale che più in là negli anni verrà addirittura messa in dubbio da qualcuno.

Giunto finalmente in Formula 1, Leclerc deve inizialmente accontentarsi di sedere al volante di una Alfa Romeo Sauber, non certo la vettura più performante del lotto, con la quale però riesce a sbarazzarsi senza troppe difficoltà del suo compagno di squadra Marcus Ericsson.

Tra una gara e l’altra, Charles riesce finalmente a convincere la Ferrari (famiglia della quale era entrato a far parte qualche anno addietro) a puntare su di lui, venendo selezionato come pilota per il 2019.

La storia di Leclerc in Ferrari dura, ad oggi, da circa quattro anni, i quali potrebbero benissimo essere riassunti con una sola ma eloquente parola: sofferenza. Non perché passati nelle retrovie (2020 su tutti), non perché zeppi di cocenti sconfitte. Sofferenza per la modalità con cui quelle sconfitte sono arrivate, e per come avrebbero potuto essere evitate.

Ma andiamo con calma.

Gli altri vincono, la Ferrari arranca

Il 2019 è il primo anno in cui a Leclerc viene affiancato un campione del mondo, Sebastian Vettel, a cui però bastano pochi giorni di pista per capire perfettamente che quello situato nel box affianco non è un pilota qualunque. Charles conclude il 2019 davanti al tedesco, conquistando due vittorie memorabili a Spa e a Monza e la bellezza di sette pole position, valide per il ‘non ufficialmente riconosciuto’ premio di Poleman dell’anno. È la prima annata in un vero top team, al volante di una vettura discreta ma non sufficientemente veloce per poter competere per il titolo (impresa resa ancor più impossibile dalle strategie pro-Vettel, all’epoca dichiarato primo pilota, adottate dalla Ferrari durante tutto il corso della stagione). Un boccone amaro che il monegasco fa comunque in fretta a mandare giu.

Difficile da deglutire è invece il 2020, con tutta probabilità la peggior annata nella storia di Maranello. Al volante di una vettura terrificante, Leclerc riesce comunque a regalare a sprazzi spettacolo, lottando per 16 gare contro un destino già scritto e, malgrado gli sforzi, inevitabile. Altro boccone amaro, questa volta ben più grosso dell’anno precedente, e altra riga tirata.

Nel 2021 la situazione migliora lievemente: arriva Carlos Sainz, la vettura pare più guidabile dell’anno precedente, ma soprattutto mancano solamente dodici mesi al tanto atteso cambio regolamentare del 2022, finestra d’opportunità enorme per un team in cerca di rilancio come la Ferrari. Nel frattempo, con qualche centinaio di punti in più rispetto al monegasco, il rivale d’infanzia Max Verstappen si laurea campione del mondo con la Red Bull. Pertanto, l’ennesimo boccone amaro di una stagione vissuta nell’anonimato viene, a malincuore, buttato giu.

Stagione 2022: il culmine del disastro

Ecco che si giunge all’agognato 2022, e finalmente la Ferrari sembra farsi trovare pronta: la nuovissima F1-75 è una macchina velocissima, capace dopo anni di purgatorio di conferire a Charles e agli uomini del Cavallino la possibilità di lottare per l’iride. Doppietta in Bahrain, dominio in Australia: la stagione di Leclerc inizia come meglio non ci si sarebbe potuto augurare, e lo stesso Charles, consapevole di avere per le mani l’occasione di combattere ad armi pari con Verstappen, guida in stato di grazia. Sembra essere il principio di un campionato memorabile, fino a quando le cose non iniziano a complicarsi.

A Montecarlo, casa di Leclerc, tramite una strategia folle dettata dal box il monegasco retrocede da primo a quarto; in Spagna e in Azerbaijan, la rottura della power unit lo costringe al ritiro; a Silverstone, dopo un’altra gara condotta in maniera superba (con tanto di ala danneggiata) gli viene scippata la vittoria a causa di un altro orrore strategico; in Ungheria arriva l’ennesima follia del muretto, che relega Leclerc al sesto posto. Una collezione di sfortune e involontari sabotaggi che avrebbero abbattuto anche il più forte dei lottatori, specie se considerato che in ognuna di queste occasioni il monegasco si trovava (meritatamente) in testa al gran premio.

Grande talento, ma è all’altezza dei grandi?

Nel corso di questa stagione, a Leclerc sono state mosse importanti critiche riguardo il modo di gestire la gara nel confronto diretto con Verstappen e con l’immortale Hamilton: troppo spesso remissivo nelle decisioni da prendere, troppo accondiscendente nei riguardi delle scelte della squadra. Per non parlare degli errori in pista e di quelle rare volte in cui, sempre in pista, Leclerc ha tentato di alzare la voce, salvo poi essere stoppato e catechizzato dal suo stesso team principal Mattia Binotto. Ci ricordiamo tutti il ‘dito’ puntato post Silverstone, o le difese ad oltranza di squadra e monoposto (con conseguenti critiche implicite all’operato dei piloti). Tutto ciò è sembrato passare in sordina agli occhi della stampa, concentratasi in massa sul confronto Leclerc-Verstappen; confronto al termine del quale uno ne è uscito come macchina infallibile programmata per vincere, mentre l’altro come semplice pilota di talento dalla spiccata propensione all’errore.

Ma come può un pilota correre con serenità in questo modo? Come può un uomo, perché pur sempre di uomini parliamo, svolgere al meglio il suo lavoro senza risentire minimamente del trattamento che gli è stato riservato in un’annata in cui, invece, avrebbe dovuto giocarsela ad armi pari per la conquista del suo primo titolo mondiale? Titolo la cui vittoria è scolpita nel destino fin dal giorno in cui il piccolo Charles ha poggiato per la prima volta le mani su un mezzo a quattro ruote.

Il risultato di questo processo di eclissamento del nativo di Monaco, manifestatosi con chiarezza nelle ultime gare, risulta dunque avere origini profonde e ben radicate, cancellabili solamente con un diametrale e simbolico cambio di rotta del team.

Verso il 2023: cosa fare con Leclerc?

Il supporto dato dalla Ferrari al suo pilota di punta nel 2022 è stato pari a zero. Tutto ciò di cui Leclerc avrebbe invece bisogno è una squadra che lo faccia sentire importante e che lo metta al centro del rispettivo progetto, proprio come avvenuto in Mercedes con Hamilton o, con ancor più evidenza, in Red Bull con Verstappen. Una squadra che lo aiuti nella rincorsa al titolo attraverso un lavoro coniugato e concordato, dallo sviluppo della macchina alle strategie di gara.

E così, dopo tutto questo trambusto, la Ferrari si ritrova a dover preparare l’imminente 2023 con l’obiettivo di inseguire non solo il titolo mondiale che manca ormai da 15 anni, ma anche la fiducia e la velocità di un pilota che giorno dopo giorno appare sempre di più la triste controfigura di sé stesso.

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