FORMULA 1 RACE ANALYSIS CANADA GP

La gara del Canada ha visto Hamilton vincere la competizione grazie ad una penalità comminata a Vettel a causa del suo rientro in pista dopo aver tagliato una chicane, in questo articolo cercheremo di capire se forse si poteva evitare, grazie al gioco di squadra, di trovarsi nella situazione di esser inseguiti così da vicino dalla Mercedes di Hamilton.

Inaki Rueda ci ha abituati, nel tempo, a teorie strategiche che spesso si sono rivelate non esatte e questo a volte ha prodotto dei pessimi risultati in pista; appare alquanto evidente che egli stesso non abbia imparato molto da quanto fatto da Mercedes nel 2018 quando, sacrificando Bottas senza remore, i Tedeschi hanno utilizzato la loro seconda guida come un astuto e fedele scudiero, sia in caso di difesa, sia in caso di attacco; ciò che ci sentiamo di consigliare allo stratega della Ferrari non è munirsi di ancor più complessi software di calcolo, ma leggere ‘L’Arte della Guerra’ almeno 10 volte così da metabolizzare un concetto basilare, bisogna conoscere il nemico che si vuole sconfiggere e utilizzare le sue stesse armi contro le sue debolezze.

In questo contesto va a collocarsi il ruolo di Leclerc in questa gara, in quanto il suo apporto poteva essere determinante ai fini della vittoria finale.

Il Monegasco non è stato affatto brillante nel primo stint, ha infatti alternato giri veloci ad altri di una certa lentezza accumulando un GAP rispetto ad Hamilton di 2.744 secondi al passaggio n. 25 mentre il Britannico si trovava a sua volta in ritardo rispetto a Vettel di 1,721 sec. la sensazione, in realtà, era che non volesse spingere fino in fondo per conservare le gomme e per risparmiare carburante; stiamo parlando del giro 25 perché proprio in quei momenti si potevano prendere decisioni molto diverse.

Vettel si ferma al passaggio n. 26 per montare le gomme White Hard mentre Hamilton ritarda la sosta fermandosi invece al passaggio n. 28 per mettere gli stessi pneumatici. Il Tedesco passa dal tempo di 1:16.925 (lap 25) a 1:15.333 del giro n.28 (il passaggio intero dopo il rientro) abbassando quindi il tempo di 1.592 sec. questo dato sarebbe dovuto esser utile per far capire al muretto che era perfettamente inutile lasciare fuori Leclerc il quale girava (lap 28) in 1:16.941 ovvero 1.608 secondi più lento; vero che la terza piazza era al sicuro ma perché non cercare di raggiungere Hamilton e pressarlo da vicino?

Leclerc viene poi fermato molto in ritardo, al passaggio n. 33 accumulando nei confronti di Hamilton un ritardo di 10.743 sec. quando il suo distacco era abbondantemente sotto i 3 sec. al giro 25. I commentatori TV, forieri di giudizi ed ipotesi spesso fantasiose ed avventate, hanno giustificato questa decisione parlando di un eventuale attacco che il Monegasco avrebbe dovuto portare negli ultimi giri, ma francamente non si capisce proprio chi sarebbe dovuto essere il bersaglio di una tale furibonda rimonta.

La realtà purtroppo è molto diversa;  se Leclerc fosse rientrato il giro dopo Vettel ovvero al 27° passaggio avrebbe ingannato anche Hamilton che infatti ha ritardato la sosta di due giri rispetto al Tedesco, poteva farlo in quanto era dietro il Britannico e quindi imboccare la corsia box senza che questi potesse reagire se non alla tornata successiva, guadagnando almeno 1.5 secondi e portandosi così, forse, sotto al limite di 1 secondo, la soglia del DRS.

Da notare che i tempi di Leclerc dopo il cambio gomme sono risultati di tutto rispetto nonostante quei 10 secondi di ritardo a cui è stato costretto dallo stratega.

Purtroppo la sensazione che il muretto non utilizzi le potenzialità del giovane driver sta diventando una realtà ed anzi sembra che lo si voglia tenere il più lontano possibile da Vettel ignorando così un principio fondamentale di questo sport, il gioco di squadra…

Marco Asfalto

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