Sempre in crescita nella classifica costruttori negli ultimi tre anni, la Renault sta dimostrando di avere le doti per arrivare entro il 2019 tra le prime tre scuderie a lottare per il titolo. Lo ha capito Daniel Ricciardo che prevede di correre con la vettura francese nel prossimo anno.

Questioni di motori a parte, che creano qualche problema alle squadre clienti, il team francese sembra aver imboccato la strada della crescita continua sin dal 2016: da nona con soli 8 punti in campionato, già nell’anno seguente, il 2017, la squadra ha chiuso la stagione in 6° posizione a quota 57.

Durante il campionato 2018 mantiene saldamente la 4° posizione da ben 10 gare, ovvero dal GP di Cina.

Risulta essere una vettura molto interessante dal punto di vista aerodinamico e i continui miglioramenti che sono segnati di anno in anno fanno credere ad una sempre maggiore confidenza dei tecnici e dei piloti nella macchina.

Anche durante la stagione in corso si registrano di gara in gara ottime modifiche alla vettura e le stesse dimostrano una maturità crescente degli ingegneri nel capire e gestire i flussi attorno all’auto.

Per dimostrare quanto affermato voglio portare un esempio tecnico molto interessante per due principali aspetti: innanzitutto ci aiuta ad applicare i concetti teorici fino ad ora spiegati e in secondo luogo porta alla luce una continua ricerca dell’ottimizzazione dei flussi sulla macchina, utilizzando particolari di fino e quasi invisibili.

Si noti per altro che la caratteristica in analisi non è per esempio applicata su Ferrari e Mercedes, indicando come conseguenza una ricerca dell’ottimo del tutto indipendente dagli avvenimenti in pista e quindi una equipe pensante che sembra essere particolarmente attenta al dettaglio.

Sulle estremità della parte superiore di muso corre un’aletta quasi invisibile ed efficacissima contro i vortici che si creano lungo tutto l’elemento. Come una vera e propria parete, ferma il flusso di aria che dal lato vuole salire sopra, attratta da una ridotta pressione che si genera sulla parte superiore dell’auto.

Infatti, Un’ulteriore area in cui è possibile che si verifichi l’insorgenza dell’effetto dei vortici è proprio la parte alta del musetto e l’effetto riguarda tutte le vetture, non solo la Renault. Si riporti il caso della RedBull come esempio.

Il motivo è molto semplice:

L’aria che scorre sul lato superiore, linea rossa nello schema che segue, deve letteralmente scavalcare l’elemento, il quale impone alle molecole una strada più lunga.

Dal punto di vista della corrente fluida, un aumento della strada da percorrere implica per forza un incremento della velocità per poter coprire la maggiore distanza nello stesso tempo. Questo fatto, unitamente alla teoria del tubo di Venturi (spiegata al seguente LINK) porta una riduzione di pressione. Quest’ultimo valore, del resto, è inversamente proporzionale alla velocità del flusso.

La linea blu rappresenta invece le particelle di aria che fluiscono sul lato del musetto, dove la presenza di una superficie pianeggiante non comporta deviazioni del flusso e quindi non permette accelerazioni.

Come risultato si ottiene una corrente che riduce la pressione sopra la vettura e la mantiene più alta lateralmente. L’effetto finale è uno scompenso di pressione che genera una attrazione dai lati verso il centro della vettura, generando vortici dannosi.

Ecco un buon motivo per inserire una aletta che possa tagliare e ridurre il vortice in fase di generazione.

Si ricordi che, come già evidenziato, sono state usate foto di RedBull proprio per ricordare che il fenomeno interessa tutte le vetture, non solo l’auto francese, ma come visibile dalle foto, fino ad ora è la squadra del rombo che ha provato ad attenuare la generazione di vortici scomodi per la gestione dei flussi attorno alla vettura, inserendo una “lama” che li possa tagliare e che possa separare le due aree in analisi.

Molto spesso, sono i piccoli dettagli a fare la differenza e questo è riprovato dal fatto che la squadra francese scala la classifica da due anni e mezzo a questa parte. Una serie di soluzioni piccole, invisibili, ma mirate aiuterà di certo a migliorare il comportamento vettura. Sono curioso di sapere come si evolverà la situazione con Daniel Ricciardo al volante, ma una cosa è certa: le premesse sono buone.

A presto!

Da Alberto aimar

 

A proposito dell'autore

Laureato in ingegneria magistrale aerospaziale, opero nel campo dell'ingegneria per l'automobilismo da tempo, sono giornalista sportivo da 3 anni, e sono appassionato di tecnica e aerodinamica! contattami per qualsiasi richiesta o parere per condividere assieme il nostro interesse verso le competizioni motoristiche!

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